L’Area Marina Protetta ha stipulato una convenzione con il Presidente nazionale dell’associazione l’Archeoclub d’Italia per Tutelare e valorizzare i tesori sommersi. Tre anni di ricerca archeologica, campi studio e un obiettivo ambizioso: una mappatura dell’intera area costiera sommersa.
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na ricerca in muta, bombole, pinne e droni. Ricognizioni subacquee, corsi, stage e laboratori di archeologia, monitoraggi e ricostruzioni 3D, di concerto con la Sopritendenza, per creare un itinerario archeologico via mare nell’intero Golfo di Napoli.
È l’ ambizioso obiettivo dell’Area Marina Protetta Punta Campanella e dell’Archeoclub d’Italia che hanno firmato una convenzione triennale per sancire l’accordo.
Previste ricerche subacquee mirate in alcuni siti, ma anche indagini terrestri, tutte attività che saranno svolte in pieno accordo con la Soprintendenza.
L’obiettivo di fondo della convenzione è creare un itinerario archeologico subacqueo.
Del resto, non mancano nell’area testimonianze di antiche civiltà, e neanche nei fondali. Dalle ville romane all’epigrafe rupestre di Punta Campanella, scoperta da Mario Russo, recentemente scomparso.
E dal fondo del mare, ogni tanto, spuntano reperti antichi, come quando fu rinvenuta al Vervece, nel 2011, un’ancora di circa 3mila anni fa, usata da antichissime imbarcazioni greche.
La convenzione, firmata dal Presidente dell’Amp Lucio Cacace e dal Presidente Nazionale dell’Archeoclub d’ Italia, Rosario Santanastasio, prevede anche corsi, stage e laboratori di archeologia subacquea.
L’accordo crea di fatto dei tavoli di lavoro e unisce due forze sul campo per concretizzare obiettivi dalla vasta ricaduta, specie per il territorio di Massa Lubrense.
“La valorizzazione dell’Area Marina Protetta e dell’intero territorio costiero non può prescindere dalla collaborazione con enti culturali importanti e consolidati come l’Archeoclub- sottolinea Lucio Cacace, Presidente Amp Punta Campanella- L’individuazione di itinerari storico-ambientali via mare non può far altro che aumentare l’offerta turistica dell’intero golfo di Napoli, creando una combinazione terra-mare che potrebbe attirare numerosi visitatori.
La creazione di itinerari archeologici marini e subacquei avrà ripercussioni positive anche da un punto di vista economico per le tante imprese del nostro territorio.
Il tutto, naturalmente, nel pieno rispetto dell’ambiente e della natura, secondo una strada che abbiamo già tracciato, verso un turismo sempre più green e di qualità.”
“L’Archeoclub d’Italia fu costituito nel 1971 per sostenere, con un impegno concreto, gli studiosi e gli esperti dell’archeologia nella divulgazione della conoscenza del passato- osserva Rosario Santanastasio, Presidente di Archeoclub d’Italia Aps- Oggi opera nei settori indicati dal D.L. 117/2017 e dal Codice dei beni Culturali e del paesaggio.
Operare attivamente a fianco dell’Area Marina Protetta vuol dire, per noi, riprendere un concetto che era di Roma antica, quello di intendere il mare come prolungamento dell’Urbs: se la città ha tanti tesori che troppo spesso lo Stato fatica a curare e proteggere, ancor di più lo è il mare con la sua storia antichissima.
Per i professionisti di Archeoclub sarà un vero piacere unire le forze con i professionisti dell’AMP nell’interesse esclusivo dei cittadini tutti, ma in special modo delle nuove generazioni”.
Punto di riferimento importante sarà anche l’Archeoclub di Massa Lubrense, guidato da Stefano Ruocco.
“La sinergia è sempre fruttifera. Massa Lubrense ha ancora moltissimo da offrire alla Storia- conclude Santanastasio- Sono certo che non solo la collaborazione con Lucio Cacace, ma anche con Luca Di Franco, funzionario della Soprintendenza per l’area metropolitana di Napoli, porterà a dei risultati importanti non solo per la tutela e la conoscenza dei nostri tesori archeologici, ma anche per la salvaguardia di tutte quelle testimonianze antiche a rischio a causa dell’erosione costiera”.
Cristina Adriana Botis / Redazione Campania
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