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CONTE in Europa: da “avvocato degli Italiani” ad “avvocato dell’Italia”

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Il presidente Conte si fa avvocato dell’Italia in Europa e porta a casa un accordo – tra Nord parsimonioso e Sud spendaccione – che accontenta tutti

Conte  in Europa: da “avvocato degli Italiani” ad  “ avvocato dell’Italia ”

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i eravamo abituati ad una Europa dei ragionieri e dei burocrati, occupati unicamente a passare al setaccio bilanci e spese dei vari Stati membri. Mai un anelito di idealità che – non dico affratellassero – ma almeno unissero i sentimenti di questo mosaioco di popoli.

Abbiamo sofferto parecchie criticità: la crsi del 2008, con il debito sovrano. La crisi dei migranti, con il Mediterraneo trasformato in un cimitero liquido, di migliaia di sventurati. Ebbene l’Europa è rimasta, se non impassibile, per lo meno distaccata. Tendente ad estraniarsene.

C’è voluto lo tzunami Covid, per smuovere qualche coscienza e per fare pragmaticamente qualche calcolo tornacontistico. La pandemia ha fatto capire che siamo tutti nella stessa barca e che, se anche un solo Paese soccombe, tutto il sistema europeo ne risente. E rischia di naufragare.

E così abbiamo assistito ad un Consiglio europeo dei capi di governo durato cinque estenuanti giornate, ma che ha partorito un risultato fino a pochi mesi fa neanche pensabile. Era dai tempi di Jacques Delors che si parlava di condividere i debiti in forma solidaristica. Ma i paesi ricchi del nord si sono sempre messi per traverso. E ci hanno provato anche stavolta, anche di fronte alla immane tragedia dei morti a migliaia. Ma alla fine ha prevalso la ragione e l’Europa non è più solo quella finanziaria, ma anche quella della solidarietà verso chi si trova in difficoltà. E non per causa sua, come nel caso dell’Italia, colpita in modo drammatico da una epidemia epocale, come non si vedeva da più di un secolo.

La trattativa in Consiglio è stata faticosa e defatigante, con un piccolo drappello di staterelli che si sono messi per traverso per tirare sul prezzo, sapendo che vendendo cara la pelle, avrebbero ottenuto qualcosa da portare a casa anche loro. Il presidente Conte, ha sfoderato tutta la sua abilità forense per perorare la causa dell’Italia, ferita dal dolore per i morti e dalla preoccupazione della crsi economica. Prima del summit egli aveva, con sagacia, tessuto la tela delle opportune alleanze tra gli stati del Sud. Alleanze che sono tornate utili al momento di trattare e trovare un accordo.

Egli, il Conte, ci aveva sempre creduto agli eurobond. Anche quando tutti erano scettici o contrari. Ma un po’ alla volta è riuscito a convincere le varie cancellerie europee. E durante le cinque giornate della lunghissima trattativa ha assunto il ruolo di avvocato dell’Italia, in modo efficace e produttivo. Riuscendo a portare ben 210 miliardi di euro alle disastrate casse dello Stato. 80 miliardi, come contributo a fondo perduto e 130 miliardi come prestito, a tassi agevolatissimi. Da restituire in 40 anni.

Per l’Italia è un grosso successo. Sono fondi che potranno essere utilizzati per modernizzare il Paese. Per i piccoli staterelli che si autodefiniscono “frugali” (o parsimoniosi) è pure un successo. Infatti hanno ottenuto una riduzione del loro contributo annuo all’Unione europea. Non incassano. Ma spendono meno. Anche l’Europa ne esce cambiata. Con i germi di una futura,  sperabile metamorfosi, che dovrebbe trasformarla in Europa dei popoli. Altiero Spinelli, da lassù, ne sarà contento.

Certo, non è tutto rase e fiori. Chi regala soldi o li presta, pretende che vengano spesi bene. Se si prestano soldi ad un amico in difficoltà e costui se li va a giocare al casinò… Ovvio che ci si incavola di brutto. Umanamente comprensibile. E “qui si parrà la nostra nobilitate”. Se sapremo spendere giudiziosamente questo fiume di denaro inaspettato. Bisogna fare progetti di spesa ben congegnati e non disperderli in tanti rivoli clientelari, per accontentare le fameliche pretese elettoralistiche di questo e quello. Ha un bel dire l’opposizione che sbraita all’imbroglio, affermando che i soldi – se ci vengono dati – noi possiamo spenderli come ci pare. Non sarebbe serio nè credibile, spenderli a vanvera.

Avrà il presidente Conte la forza politica in Parlamento di far valere la linea del rigore nella allocazione delle risorse a disposizione? Noi ci auguriamo che la maggioranza, di fronte ad una simile manna, si ricomponga e ricampatta per operare quel cambiamento in profondità della società italiana, che da decenni tutti ci auguriamo ed aspettiamo.

Riusciranno i nostri eroi?

CONTE in Europa: da “avvocato degli Italiani” ad “avvocato dell’Italia” / Carmelo TOSCANO

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