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Comune di Misterbianco sciolto per mafia. Sindaco Pd

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Sciolto per mafia il consiglio comunale di Misterbianco. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Interno.

È stato sciolto per mafia il Consiglio comunale di Misterbianco. È l’epilogo dell’amministrazione del sindaco Nino Di Guardo, ex deputato regionale del Pd e per cinque volte primo cittadino del centro alle porte dell’Etna e forte del sostegno alle ultime elezioni comunali di ben nove liste, una vera e propria corazzata che rappresentava tutto il Partito democratico, caso quasi unico in una tornata elettorale in cui i democratici erano divisi praticamente dappertutto. Negli anni Ottanta e Novanta, Di Guardo era un paladino antimafia: fu sotto scorta per le sue campagne nel paese in cui a quel tempo si combatteva una cruenta guerra di mafia.

Durante quella campagna elettorale comunale del giugno 2017, Di Guardo dichiarava “faccio politica da quarantacinque anni. I cittadini sanno che io prediligo i fatti alle parole. Conoscono la mia trasparenza e il mio spirito di servizio e il mio assoluto disinteresse. Se ritengono che io possa ancora essere utile alla comunità sanno che io sono qua. Ho una grande coalizione alle spalle e so che c’è chi mi apprezza, ma non sono una persona che devo andare a chiedere voti casa per casa. Al di là dei contrasti nel corso di questa legislatura, alla fine gran parte del mio partito ha capito che il candidato credibile, spendibile, che ha le carte in regola e che ha camminato a testa alta, è Nino Di Guardo e quindi hanno scelto una persona che li può ben rappresentare e possa dare alla coalizione un senso politico, e che possa continuare il lavoro per rendere Misterbianco una città europea”.

Ora il Consiglio dei Ministri infatti ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi del consiglio comunale di Misterbianco (Catania) e il contestuale affidamento dell’amministrazione dell’ente a una commissione di gestione straordinaria. La decisone è stata presa su proposta del Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267).  Inoltre, sempre su proposta del responsabile del Viminale, per completare l’azione di ripristino dei principi di legalità all’interno dell’amministrazione comunale. Prorogato anche lo scioglimento di Sogliano Cavour (Le).

Decisiva la relazione del Prefetto di Catania, Claudio Sammartino, a seguito dell’ispezione disposta poco dopo l’inchiesta su mafia e scommesse online “Revolution bet 2”, che, il 21 novembre scorso, ha portato agli arresti domiciliari, da parte dei Carabinieri, del vicesindaco Carmelo Santapaola per intestazione fittizia di beni. Una commissione d’accesso agli atti dell’Ente locale è già stata nominata dal Prefetto Claudio Sammartino, ed è già operativa. La Dda della Procura contesta a Carmelo Santapaola di essere titolare di fatto, assieme ai fratelli Carmelo e Vincenzo Placenti, indicati ai vertici del gruppo legato a Cosa nostra, dell”Orso Bianco Caffè, locale già sequestrato il 14 novembre scorso. Il vicesindaco e assessore alle Manutenzioni si è dimesso dal suo incarico. Il prefetto lo stesso giorno lo aveva sospeso dalle funzioni.

Crimine di Statocosì Nino Di Guardo, primo cittadino di Misterbianco, ha definito il provvedimento del consiglio dei ministri. In un lungo post su Facebook ha scritto “Sono indignato! Con quest’atto incomprensibile le autorità statali umiliano e mortificano uno dei più virtuosi comuni siciliani, esempio di legalità e buongoverno. Non conosco ancora i contenuti della relazione con la quale il prefetto di Catania ha avanzato la proposta di sciogliere il Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Credo, però, che il prefetto, nel suo agire, sia incorso in un clamoroso abbaglio. Dico questo perché, sotto la mia sindacatura, nessuna azione amministrativa è stata condizionata da forze esterne e nessuna cosca mafiosa ha messo piede o ha trovato accoglienza o connivenza nel mio comune”.

“Il decreto di scioglimento del Consiglio – ha aggiunto – mi appare perciò come un’insopportabile provocazione, uno scandalo che grida giustizia, al quale reagiremo con assoluta determinazione per tutelare il buon nome e la dignità di una comunità ferita e oltraggiata ingiustamente. Oggi è un triste giorno per Misterbianco. Paradossalmente, lo scioglimento del Consiglio di Misterbianco per infiltrazioni mafiose obbedisce alla logica del potere mafioso. Si è voluta spegnere una voce istituzionale che inflessibilmente si è levata contro la mafia e il malaffare. Ne godranno certamente alcuni squallidi personaggi politici e qualche potentato economico avvezzo alla corruzione. Ma non si illudano. Noi, in ogni caso, non demorderemo e continueremo, come sempre, la nostra battaglia per una Misterbianco civile, progressista e libera da ogni condizionamento. Lascio il mio comune con i conti perfettamente in regola, con numerosi progetti e iniziative che mi auguro saranno portati avanti per il bene della mia città e con un corpo impiegatizio preparato ed efficiente che saluto e ringrazio”.

Misterbianco non molla” – ha aggiunto in altro post l’ex sindaco – In queste ore ho ricevuto tante manifestazioni di affetto e di solidarietà e voglio ringraziare tutti. L’umiliazione dello scioglimento del Consiglio, però, non riguarda solo la mia persona ma l’intera comunità misterbianchese che si è sentita mortificata per aver subìto un ingiusto provvedimento. Il prefetto di Catania ha preso un clamoroso abbaglio perché sotto la mia sindacatura nessun episodio di condizionamento mafioso si è mai verificato. Oggi ho tenuto una conferenza stampa, domenica alle ore 19 terrò un pubblico comizio in piazza Mazzini e appena sarà pubblicato il decreto presenteremo ricorso. Io non mollo fin quando l’onore di Misterbianco non verrà riscattato.

A

dduso Sebastiano

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