Come si cambia. Da Pippi Calzelunghe alla Lotta Armata. I mitici anni 60/70 nel racconto di una bambina, che si affaccia alla vita.
I miti dell’infanzia. Pippi Calzelunghe
P
unti Chiave Articolo
Siamo forgiati dai miti, dagli archetipi, dagli eroi dell’infanzia. Vi ricordate Pippi Calzelunghe? Quella ribelle impunita, senza famiglia, che scappava da polizia e assistenti sociali, prendendoli a pedate?
Ecco, la nostra bambina degli anni ‘60, si identificò totalmente in lei, puntata dopo puntata… Fu uno strano contesto storico, sociale e culturale, quello nel quale visse la sua storia, la nostra storia… quella che non c’è.
Quella che stranamente non insegnano a scuola, l’unica che forse potrebbe interessare, certo più delle guerre Puniche… Tutti quei cambiamenti che hanno attraversato il nostro tempo, la politica, il fascismo, la lotta armata, le conquiste sociali, le stragi di Stato, la guerra fredda, la mafia, la guerra finta, i morti veri e la massoneria con tutto quello che si è portata via…
Le dittature si instaurano dove si controlla l’informazione, si distrugge il ricordo, la cultura, si cambiano i valori, creando nuovi miti, nuovi linguaggi e nuove canzoni, con neomelodici di ultima generazione mafiosa.
Noi ve le racconteremo col mangiadischi, quello di allora, di plastica arancione, vera conquista di quegli anni d’oro. Ci potevi ascoltare le fiabe sonore, i discorsi del Duce su 45 giri ma anche i Nomadi, che mentre andavi a catechismo ti dicevano che Dio era morto. C’era la “pappa al pomodoro “di Rita Pavone ma anche Renato Zero coperto di piume, c’era scelta.
Pippi Calzelunghe e gli psichiatri.
Molte diagnosi di disturbi psichiatrici, sono state fatte a posteriori a personaggi storici e la nostra seguace di Pippi Calzelunghe, non fa eccezione, pur essendo solo vintage, in fondo.
Gli illustri psichiatri dell’epoca che la visitarono, (mentre lei visitava loro), non seppero diagnosticarle una semplice sindrome di “Asperger” e benché ella sostenga che gli psichiatri non servano a niente, le diagnosi invece sì.
A lei non concessero neppure quell’attenuante. Se non ne hai una da esibire, ti riempiranno di etichette, peggio di un album di figurine… da pazza dura a polemica ribelle, asociale di merda, stracciacazzi, sognatrice, deficiente, ritardata, aggressiva, spaziate pure dove volete ma tutte convergono al concetto: – passi una ciambella senza buco ma questa ci è venuta male davvero, Scartata.
Fu’ così, che scoperta l’esistenza della Rupe Tarpea, decise prestissimo di buttarcisi da sola, al fine di non concedere a nessuno di quei bastardi, il gusto di potercela spingere.
Alcuni narrano, di averla vista tornare su ma solo per potersi buttare nuovamente, non allineandosi agli schemi vigenti, di “normalità”, figuriamoci ai successivi aggiornamenti…
Ma la DDL Zan era ancora lontana da venire e i manicomi, con i loro orrori, ancora pericolosamente aperti. Finirci dentro era un attimo, così un giorno decise di strapparsi gli elettrodi insieme ai capelli e fingere di essere normale, spesso con scarsi risultati ma molto impegno.
Pippi Calzelunghe, e il suo Principe azzurro
Ma procediamo per gradi, perché non vi ho detto che quando era piccola aveva un amore segreto. Ne era al corrente solo suo nonno, l’unico che la amava, malgrado il suo inaccettabile modo di essere, non perché si fosse confidata ma perché l’aveva proprio beccata sul fatto.
Quando il principe le rivolse la parola la prima volta lei era per mano al nonno, le disse che era così carina, che l’avrebbe portata a ballare volentieri se non fosse stata troppo piccola. Lei sfilò velocemente la mano da quella del nonno e non gliela porse mai più, per sembrare grande, mentre si sentiva ardere di vergogna. Era certa che lui la avesse “beccata” a spiarlo, altrimenti non avrebbe mai detto quelle cose.
In realtà lei passava molto tempo a parlare con gli uccelli in giardino ma i piccioni sul davanzale, si mostravano molto più disponibili a socializzare, quindi spesso preferiva le finestre che davano sulla strada, al primo piano, quelle proprio di fronte a lui. Lo osservava, come osservava tutto, in silenzio di nascosto.
Leggeva sempre, qualsiasi cosa, in modo compulsivo, se ci fosse stato internet allora, nessuno l’avrebbe rivista più, si sarebbe certo persa navigando…
Invece c’era l’Enciclopedia allora e una radicata omertà, non si riusciva mai a sapere niente, così lei leggeva qualsiasi cosa, in cerca di risposte e intanto osservava tutto, come faceva con lui, di nascosto.
Anche il suo Principe però, doveva essere in cerca di risposte, leggeva molto e nel suo balcone, curava i fiori, in quella via sonnolente e borghese, nel quartiere delle “Cure” di Firenze.
“Sono ragazzi in gamba, studiano, lui e la sorella, poverini, hanno perso il babbo, quello che vedi è lo zio”.
Questo le aveva detto il nonno, poi il nonno morì, l’inaccettabile senso di quella parola le si svelò di colpo.
Nessuno le disse più niente e lei non seppe perdonarsi di avergli negato la mano.
Così mise tutto il suo impegno nel diventar grande, non ultimo per farsi portare a ballare dal suo principe dirimpettaio, che ultimamente era stato un po’ assente. Lei temeva di arrivare lunga, sulle immancabili rivali. Invece lui, bellissimo universitario, in jeans e camicia bianca di ricordi, era davvero in cerca di risposte e nel quartiere i mormorii dovevano esserci.
Peccato che lei fosse asociale, il pettegolezzo non arrivava, per cui finì per sviluppare tecniche alternative, quali lo spionaggio e una rete di informatori deviati… Scoprì così di sapere tutto sulla letteratura, i veleni, i pianeti, l’elenco telefonico e tutti i bugiardini dei medicinali che aveva letto ma di non sapere niente di quello che succedeva là fuori, oltre il davanzale, oltre i piccioni… anche solo in quel bellissimo balcone di fronte, al primo piano, figuriamoci i fermenti della lotta studentesca, la rivolta proletaria e gli anni di piombo.
Non c’era niente nell’ enciclopedia… forse da lì, la successiva passione per il giornalismo…
Proprio quando stava prendendo i primi rudimenti dai suoi informatori, quelle nozioni che in seguito la trasformarono per sempre in “incazzata sociale”, successe il peggio e tutto si fermò…
Era il 29 Ottobre del ‘74… Ancora ricorda le vertigini e la fame d’aria:
” Come hanno ammazzato Luca? Che vuol dire? No, non è lui, che state dicendo, mica fa le rapine lui, lui
protesta per i diritti dei deboli, degli emarginati, fatela finita, invidiosi, mi volete prendere in giro…”
Pippi Calzelunghe e la Lotta Armata
Poi il giornale e il volantino, mezzo strappato, come per sempre si sentì strappare lei dal suo mondo di fiabe, pianeti, balli fra le nuvole, bugiardini e menzogne, per atterrare sfracellata sulla terra… non avrebbe ballato mai col principe dei suoi sogni… ne’ mai riavuto la mano del nonno. Mai, era la morte.
Luca e Annamaria Mantini, erano i suoi dirimpettai.
Due ragazzi proprio come lei e suo fratello ma con un diverso destino.
I fratelli dei Nuclei Armati Proletari, gli odiati terroristi, la nostra meglio gioventù.
Lui ucciso dai Carabinieri durante una “rapina di autofinanziamento”, lei trucidata l’anno seguente in un rifugio dei NAP a Roma, la attesero dentro e le spararono in faccia appena aprì la porta di casa, senza motivo, con qualche scusa, come andava di moda allora.
Per quello nacquero le correnti “garantiste”, per difendere noi dai soprusi del potere, dei politici, della polizia… Non per proteggere i delinquenti ma gli ideali che animavano molti prigionieri politici di allora.
Luca aveva 25 anni, Annamaria ne aveva 22 quando la uccisero. Per loro nessuna riabilitazione, niente sconti di pena…erano i veri nemici dello Stato, mica i boss mafiosi, con i quali si poteva trattare…
La nostra Pippi si affacciava all’adolescenza già vedova e sempre troppo giovane per ballare, persino nelle Brigate Rosse non la volevano ancora.
Continuò a documentarsi, passando dalle enciclopedie ai ciclostilati, dai sogni alla realtà…
Nel frattempo, ottenemmo il divorzio anche in Italia, prima non c’era, si sopperiva col delitto d’onore.
Le lotte dei Radicali su questo tema e ancor più sull’aborto, che arrivò in seguito, portarono a diversi arresti, anche fra i massimi esponenti di partito.
Anche Pippi se la portarono via da Piazza Signoria a una manifestazione di Pannella con le piantine di “Maria” e benché non avesse ancora mai fumato una canna, trovò inaccettabile il pensiero che volessero sostituirsi a Dio, decidendo di proibire anche le piante… oltre che ammazzare i principi azzurri, naturalmente. Da lì, forse, l’amore per la Botanica e una certa diffidenza, verso le istituzioni.
Furono anni molto caldi, Bill Gate stava creando Microsoft, cantava Orietta Berti ma anche gli Iron Maiden, da noi c’era il “terrorismo “e quindi tutto il resto, andava bene, il problema catalizzava l’attenzione…
La Strage di Piazza Fontana era già al terzo processo, ma scoperto il coinvolgimento dei servizi segreti, tutto si bloccò, nella foresta incantata della nostra “giustizia”, si generarono fitti boschi di spine, che risultano tutt’ora impenetrabili. Non potremo neppure invocare il bacio del Principe, che un tempo, ruppe l’incantesimo, poiché anche quello non è più accettabile.
Si approva invece, la “legge Reale” per aumentare i poteri della polizia contro i terroristi e i ribelli in genere.
Nascono le radio libere, nelle scuole si fa politica attiva, la nostra meglio gioventù si dedica alla lotta armata e ai rapimenti per finanziarla. Buona parte dell’altra, si fa le pere, per non pensarci. Nel mezzo cresce l’attuale classe dirigente, le buone famiglie dei massoni e quella di Cosa Nostra…
Ma di questo vi parleremo la prossima volta… a mille ce n’è, nel mio mondo di fiabe da narrar… custodite
fra le cose, che non potrai più scordare, come quel mangiadischi di plastica arancione.
Compilation 60-70. Lotta armata, Terrorismo e Strategie della tensione / Francesca Capretta / Redazione