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Colpi bassi sul referendum: firme false, antimafia e De Luca

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Colpi bassi nella battaglia sul referendum e la parola passa alla magistratura. Il caso firme false che coinvolge i grillini si allarga: dopo Palermo, nuova inchiesta a Bologna.

Caos sul voto: tra firme false e caso De Luca è l’ora dei pm

A Palermo e Bologna indagini sui grillini. E Bindi chiede le carte sul governatore

ROMA – Si avvicina il giorno del referendum e lo scontro tra Pd e M5S diventa incandescente. Da Palermo a Bologna, da Napoli a Roma, dove la commissione Antimafia ha chiesto informazioni alla magistratura sul conto di Vincenzo De Luca, si aprono continui fronti di scontro. E mentre in Parlamento tiene anche banco il cosiddetto Emendamento De Luca, che permetterebbe al Governatore di assumere anche i poteri di commissario straordinario alla Sanità, tema su cui i grillini picchiano duro da giorni, la politica più che mai si affida alle carte bollate.

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Le firme false M5S  

I

nnanzitutto, la Firmopoli grillina. Dopo Palermo, l’inchiesta sulla raccolta di firme false a sostegno delle consultazioni elettorali travolge anche Bologna. Due casi distinti, stesso allarme. Il rischio, cioè, che il numero degli indagati – per ora 10 a Palermo e 4 nel capoluogo emiliano – lieviti a dismisura. Nel mirino dei magistrati non ci sono solo gli addetti al recupero delle firme ma anche i candidati informati delle irregolarità commesse. Due del M5S sono già nei guai a Palermo. Si tratta di Giuseppe Ippolito e Alessio Stefano Paradiso, in corsa alle Amministrative palermitane del 2012.

Ora tocca a Bologna

La novità viene da Bologna, dove il presunto reato sarebbe stato commesso per le Regionali del 2014. Al momento tra gli indagati dal procuratore Giuseppe Amato spicca il nome di Marco Piazza, vice presidente del consiglio comunale nonché braccio destro di Massimo Bugani (capogruppo M5S e candidato sindaco). La procura di Bologna contesta una decina di firme false a tutti gli effetti – nel senso che le persone non hanno riconosciuto la propria firma – e una cinquantina di firme sottoscritte fuori territorio, per esattezza a Roma al Circo Massimo, o non in presenza dell’autenticatore autorizzato. Un centinaio le persone contattate dai carabinieri del comando provinciale di Bologna, per verificare il mancato rispetto della legge.

A Palermo 10 avvisi  

A Palermo la Digos ha sentito circa 400 persone. Di queste, un centinaio ha disconosciuto il proprio autografo. Di qui i 10 avvisi di garanzia; gli indagati verranno interrogati nei prossimi giorni.

L’Antimafia e De Luca  

Il colpo di scena che ribalta i ruoli tra M5S e Pd viene invece dalla commissione Antimafia. All’unanimità, e su richiesta delle opposizioni, chiederà lumi alla procura di Napoli sull’ultimissima del Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, il quale ha arringato a porte chiuse 300 sindaci e li ha invitati a far votare Sì. La richiesta porta la firma della presidente Rosy Bindi, che con De Luca ha un contenzioso aperto, e subito qualcuno ci ha letto un doppio siluro: contro il Governatore e contro il premier che lo appoggia.

Secondo la maggioranza, però, non c’è nessuna inchiesta aperta dall’Antimafia. Anzi. Dice Franco Mirabelli, Pd: «La Commissione all’unanimità ha votato il mandato alla Presidente di verificare l’esistenza di eventuali fascicoli aperti dalla procura. Il resto è propaganda». Aggiunge Marco Di Lello, deputato socialista del Pd: «Era una richiesta palesemente infondata e chiaramente strumentale. È evidente che i grillini, sotto indagine per falso a Palermo come a Bologna, provano a buttarla in caciara».

Nonostante il clamore che suscita la decisione dell’Antimafia, infatti, c’è da registrare il disappunto di chi avrebbe voluto molto di più. «Sarebbe doveroso – dichiarano i grillini – che la commissione Antimafia apra un’indagine conoscitiva». Invece si è deciso di richiedere informazioni. «Eventualmente se ne potrà discutere solo dopo il 4 dicembre. Un atto vergognoso».

Il ruolo della Bindi  

Rosy Bindi, anziché avviare una formale inchiesta su De Luca come voleva l’ampio fronte del No, ha imboccato il giro lungo della procura di Napoli. Dove peraltro i grillini hanno presentato una denuncia. La procura di Napoli, a questo punto, è l’ennesimo ufficio giudiziario coinvolto. Alla fine l’ultima parola se la riserva De Luca stesso: «Ci rende curiosi conoscere l’iter previsto sul “reato di battuta” e come evolverà la crociata del calamaro».

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