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Adnkronos) – Colavita, l’azienda molisana che ha il suo core business nell’olio extra vergine di oliva 100% italiano, si espande e punta a conquistare sempre più mercati esteri con nuove e prossime acquisizioni, non solo nel mondo dell’olio. “L’obiettivo è continuare a crescere e di fare un’acquisizione l’anno o ogni due anni, con brand anche non italiani per portare poi la produzione anche in Italia”.A tracciare un panorama dello sviluppo dell’impresa è l’amministratore delegato di Colavita Usa Giovanni Colavita, intervistato dall’Adnkronos, a margine di Cibus alle Fiere di Parma.
Tre stabilimenti in Italia, uno nel Lazio e due in Molise, e tre stabilimenti negli Stati Uniti, due in California e uno nel New Jersey, Colavita ha già nel suo portafoglio una gamma di prodotti diversi oltre all’olio di oliva, quali olio di semi, pasta, aceto, pomodori. “La più recente acquisizione, l’anno scorso, è O Olive Oil and Vinegar, un’azienda californiana che produce esclusivamente prodotti californiani al 100%, leader in vari segmenti di aceto per gli Stati Uniti e leader nell’olio biologico in California, quindi siamo il più grosso produttore di olio biologico californiano, con questo marchio che si posiziona in un segmento super Premium e completa la nostra offerta essendo già leader nel segmento Premium”, spiega Giovanni Colavita, che insieme a alla sorella Carla ed ai cugini Andrea, Paolo e Gianni rappresenta la terza generazione in azienda.Un settore quello dell’olio californiano in forte crescita negli ultimi 15 anni e sempre è più attento alla qualità. “L’acquisizione del brand californiano, l’anno scorso, si colloca proprio nell’ottica di andare a penetrare quel mercato con un brand che è 100% californiano e che gode di grande attenzione da parte del consumatore statunitense” sottolinea l’imprenditore. “Siamo presenti in 80 Paesi con circa 200 milioni di fatturato e con una forte crescita anche nel mercato italiano su cui stiamo puntando molto, ma il nostro fatturato viene per l’80% dall’export” spiega Colavita. Colavita ha anche acquisito una boutique di vini italiani negli Stati Uniti, la Panebianco Wines, che rappresenta grandi marchi nazionali e sta crescendo molto nell’importazione e distribuzione diretta di vini di fascia alta negli States.
Colavita Usa è inoltre il più grande importatore di brand italiani negli Usa, tra gli altri Perugina, Mulino Bianco, San Benedetto, Rio mare, Sperlari e tanti altri. Capitolo prezzi: “Oggi siamo a prezzi folli prima eravamo a prezzi molto bassi, bisogna trovare una via di mezzo e bisogna partire dal mondo della produzione ma questo mercato sta dimostrando che uno choc è pericoloso perché rischiamo di perdere mercato a favore degli oli di semi.Bisogna trovare una stabilità dei prezzi, perché quello che rende difficile il nostro lavoro – prosegue – è un altalenare di prezzi, da alti a bassissimi” la stabilità “è importante per tutti i player della filiera e per il consumatore che altrimenti si confonde”. “I prezzi sono molto aumentati – conferma – ma come dico sempre, una bottiglia di vino si paga più dell’olio e si beve in mezz’ora e il lavoro che c’è nell’olio non è inferiore a quello che serve per produrre il vino”. “Credo che l’olio debba riposizionarsi – spiega Colavita – perché negli anni è stato sottovalutato in quanto ha alti costi di produzione e gli agricoltori devono essere remunerati adeguatamente ma il suo valore non viene percepito sugli scaffali”.
Inoltre, c’è attenzione all’origine in etichetta. “Noi siamo stati i primi ad anticipare l’origine in etichetta prima della normativa – sostiene – ad un certo punto abbiamo cominciato ad offrire anche un prodotto non solo 100% italiano e quindi un prodotto comunitario e anche mediterraneo ma sempre con massima trasparenza in etichetta”. (dall’inviato Cristina Armeni) —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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