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ontinua ad avere un lusinghiero successo di pubblico, catanese e non, la Mostra da Giotto a De Chirico , allestita nella suggestiva cornice del vetusto mastio di Castello Ursino. L’evento è curato da Vittorio Sgarbi, nella sua veste di raffinato critico d’arte e non di assessore regionale.
Si tratta di una doviziosa rassegna di opere di scultura e di pittura poco conosciute, che appartengono a collezionisti privati, fondazioni o enti che ne detengono la proprietà e la fruizione. Il trovarli tutti riuniti in un’unica esposizione è una occasione più unica che rara. Non sono opere esposte in musei aperti al pubblico. Per cui, se mai capitasse di rincontrarne qualcuna, tutte le altre sarà oltremodo difficile rivederle. E qui, invece, vengono sciorinate tutte insieme, a bella posta ed in bella mostra!
Castello Ursino è un contenitore espositivo particolare con le sue sale austere, illuminate da lunghissime finestre bifore e ricoperte da volte a crociera, che creano spazi di ampio respiro quasi come un ambiente basilicale che predispone l’animo al bello ed al mistico, quasi. Sistemate con sapiente illuminazione e corredate di puntuali pannelli didascalici si possono ammirare una nutritissima teoria di opere d’arte che spaziano dalla scuola giottesca, passando per opere rinascimentali, tele di fattura caravaggesca, arrivando ad opere di impressionisti e contemporanei. Una carrellata ininterrotta, che conduce man mano il visitatore attraverso lo sviluppo dell’arte italiana nel corso del suo evolversi dal Medio Evo ai nostri giorni.
Pregevolissima, nella sua drammaticità, una “Maddalena Addolorata” di sicura attribuzione al Merisi, detto il Caravaggio, da lui dipinta verso il 1605. È una Maddalena ripiegata su se stessa con la fronte raccolta tra le mani, che è una copia della figura in primissimo piano che colpisce chi ammira al Louvre la “Morte della Vergine” dello stesso Caravaggio. Qualcuno afferma che il quadro della “nostra” mostra sia una prova preliminare che il pittore realizzò in preparazione della grande tela del Louvre. Comunque ci sentiamo di affermare che questo quadro è tra quelli,
se non il primo, che ti colpiscono l’animo visitando la rassegna.
Pregevoli, inoltre, la serie di sculture esposte che rappresentano, anche esse, tutto lo svolgersi della parabola artistica nostrana: sculture di facciate di chiese romaniche e gotiche; sculture di autori del romanticismo e di contemporanei. Ognuna con il suo fascino e con un messaggio per il nostro animo. Giuseppe Renda (1859-1939) ci ha lasciato il busto di una donna in atteggiamento più che trasognato dal titolo emblematico “Estasi o voluttà”, che colpisce e rapisce l’attenzione del visitatore. È opera di molto pregio ed è un vero peccato che in futuro non la si possa rivedere
in qualche museo. Ne sarebbe valsa la pena, secondo il nostro giudizio.
Molto efficace l’apparato esplicativo di cartelli e pannelli sinottici. Servizio di audio-guida buono e gratuito. Personale di sorveglianza scarso e poco presente nelle sale. Sicuramente si supplisce con un efficace e discreto servizio di vigilanza tramite videosorveglianza con telecamere opportunamente dislocate.
La mostra ha aperto i battenti a fine ottobre e resterà aperta fino al 20 maggio di quest’anno. Il periodo primaverile potrebbe essere propizio per una visita alla città etnea ed alla esposizione di Castello Ursino.
Carmelo Toscano
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