Il problema dei rifiuti persiste a Castellammare
L
a crisi dei rifiuti è un argomento più che noto per la Campania, una problematica che spinse il Governo a intervenire, nel 1994, per incrementare i livelli di raccolta differenziata, che in quel periodo si attestava solo al 9%.
La situazione non è di certo migliorata negli ultimi anni, infatti pare che  la percentuale minima della raccolta differenziata non sia stata mai raggiunta, e questo ha provocato un danno da mezzo milione di euro al Comune di Castellammare di Stabia tra il 2004 e il 2007.
Inoltre secondo la Corte dei Conti, i responsabili del danno sarebbero: Michele Amodio, l’ allora presidente di Multiservizi, e Alfonso Schettino, dirigente al settore Ambiente, condannati rispettivamente al pagamento di 81mila euro e 10mila euro. La terza sezione d’Appello della Corte dei Conti ha respinto i ricorsi presentati dalla difesa, confermando la sentenza di primo grado. La vicenda risale a oltre dieci anni fa.
Castellammare avrebbe dovuto raggiungere almeno il 35% entro il 2003, come stabilito dal decreto Ronchi del 1997, ma la città arrivò a toccare quel livello di differenziata sole nel 2007. In quel periodo, il servizio di raccolta rifiuti era gestito dalla Multiservizi, società partecipata del Comune, poi fallita nel 2014. Secondo la Corte dei Conti , Palazzo Farnese aveva affidato il servizio alla società «senza promuoverlo e stimolarlo, omettendo di verificare che esso venisse svolto nella maniera più completa e adeguata possibile».
In sostanza, il Comune e la Multiservizi non fecero nulla per incrementare la raccolta differenziata e rispettare la percentuale minima prevista dalla legge.
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