Davide Cerullo: “Nessuna persona è irrecuperabile ed io ne son la prova”
A Castellammare la presentazione del libro “Poesia Cruda” di Davide Cerullo
Castellammare, la presentazione del libro di Davide Cerullo è stata organizzato dall’Associazione Socio Culturale “L’incrocio delle Idee” e “Libera”, presidio stabiese, da sempre molto attivi sul territorio.
Davide Cerullo è un ex camorrista, cresciuto nelle Vele di Scampia, lì dove la “camorra ti da come favore quello che lo Stato avrebbe dovuto darti come diritti”. Arrestato a 18 anni e finito nel carcere di Poggioreale tra i maggiori uomini della camorra di Napoli e Provincia, Davide riscopre se stesso, o meglio, si riappropria del suo nome, grazie ad un Vangelo trovato sul suo letto, un giorno, dopo la sua consueta ora di aria.
Da allora inizia il suo cammino di rinascita, grazie anche alla lettura di grandi autori della letteratura: “Ho creduto e credo fermamente, nella forza sanitaria delle parole di Pasolini”. Davide racconta di come Scampia, e le città come lei, della periferia di Napoli, siano abbandonate a se stesse dalle istituzioni: “Non ho commesso reati perchè sono nato e cresciuto a Scampia, ma perchè mi sono mancati gli strumenti, la famiglia e la scuola. Sono il nono figlio di 14, con sei femmine ed 8 maschi, eppure non mi sono mai sentito così solo”.
E da qui che parte Davide, condannando le Istituzioni, la scuola, e la stessa famiglia: “Mio padre non mi ha mai detto che mi voleva bene; spesso gli ho chiesto perchè mi avesse voluto come figlio quando poi non c’era mai stato come padre. Ecco io credo che viviamo in un epoca in cui è palese l’assenza del padre”.
Davide Cerullo è dell’idea che in una Napoli che ormai si è abituata al male, alla disumanizzazione, sia importante agire direttamente e partire dall’ascolto e dalla meditazione: “Meditazione, silenzio e semplicità, bisogna partire dalla piccole cose, che possono sembrare scontate ma non lo sono”.
“Cerco di parlare del mio rinnovamento, del ritrovato me stesso – dice Davide – a chi ha bisogno di non sentirsi solo, abbandonato, per far capire che una scelta c’è sempre ed è dentro di noi. Ad esempio, sono stato in un carcere minorile, uno dei ragazzi in cella mi ha tirato a se, voleva un abbraccio, e credo fermamente che bisogna partire da lì. Per me quel gesto voleva significare “Io posso cambiare se tu mi ascolti, mi abbracci, mi AGGANCI”.
“Io ho vinto il camorrista che era in me – conclude Cerullo – con la parola, con i libri, con il silenzio e con il meditare. Ma per fare questo ci vuole tempo, e non è vero che tempo non ce nè, tutti abbiamo il tempo necessario per fare quello che è NECESSARIO fare!”.
a cura di Vincenza Lourdes Varone
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