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Castellammare, il caso di estorsioni in Fincantieri si conclude con la delusione dei pm

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Il caso di estorsioni in Fincantieri si conclude con tre condanne e due assoluzioni

Il tribunale di Torre Annunziata: tre condanne e due assoluzioni per il caso di estorsione in Fincantieri. Crolla parte del castello accusatorio della Procura di Torre Annunziata per il caso estorsioni all’interno dello stabilimento di via Duilio.

I pm oplontini avevano chiesto pene esemplari, in totale 32 anni totali di carcere per i 5 ex operai imputati nello storico cantiere navale stabiese. Ed invece la condanna è arrivata solo per Francesco Amoruso (3 anni e 4 mesi), Catello Schettino (3 anni e 5 mesi) e Catello Scarpato (sei mesi con pena sospesa). Infine c arrivata l’assoluzione piena per Antonio Vollono e Ferdinando Scarpato. Gli episodi contestati risalgono al 2014 e al 2015, quando alcuni di loro sono addirittura finiti in m anette.

In 6 avrebbero imposto assunzioni ad alcune ditte che lavoravano a Castellammare di Stabia. Ma gli avvocati Antonio De Martino, Salvatore Vitiello e Francesco Romano hanno in parte smontato il castello accusatorio della Procura torrese. La sentenza è arrivata nella serata di ieri quando i giudici hanno letto il dispositivo che ha ridimensionato il caso con ben due assoluzioni. A chiusura del dibattimento tenutosi dinanzi al tribunale di Torre Annunziata (collegio presieduto dal giudice Fernanda Iannone, con a latere Luca Della Ragione e Luisa Crasta) la scorsa settimana il pm Maria Benincasa ha invocato pesantissime condanne per gli ex operai di Castellammare di Stabia, accusati di estorsione. Alla sbarra c’erano i sindacalisti Tonino Vollono e Francesco Amoroso, nonché Catello Schettino e i fratelli Catello e Ferdinando Scarpato. Per loro le richieste di condanna vanno dai 9 anni chiesti per Vollono ai 3 anni e mezzo di reclusione invocati per Ferdinando Scapato, passando per i 5 anni e mezzo di suo fratello Catello, e i 7 anni ciascuno chiesti per Schettino e Amoroso.

Già condannato in abbreviato a 4 anni e mezzo di reclusione l’altro operaio Nicola Tramparulo, per il quale è arrivata anche la conferma in secondo grado da parte della Corte d’Appello di Napoli. Secondo l’accusa, a inizio 2014 alcuni operai dell’indotto Fincantieri tenevano sotto scacco alcuni imprenditori. Minacce forti sarebbero state rivolte agli imprenditori vittime delle estorsioni. E ancora pestaggi, danneggiamenti e furti delle attrezzature appartenenti alle ditte dell’indotto. Ma anche scioperi “pilotati” e finalizzati alla paralisi del cantiere navale, oppure rallentamenti nell’utilizzo di una gru per portare materiale a bordo delle navi. Il tutto, in cambio di un posto di lavoro per parenti ed amici.

Nelle pagine dell’inchiesta condotta dai poliziotti di Castellammare e coordinata dalla Procura di Torre Annunziata, sfilano le intercettazioni (telefoniche ed ambientali) e gli episodi di minacce nei confronti dei titolari di due aziende e dei loro familiari. Un’unica strategia, che prevede anche l’organizzazione di manifestazioni di protesta (lungo la statale 145 sorrentina), all’apparenza motivate dal mancato pagamento delle spettanze retributive. In realtà, le indagini hanno poi portato alla luce che gli scioperi venivano pretestuosamente ordinati da Vollono, per costringere l’impresa a nuove assunzioni e rinnovi contrattuali.

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