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Castellammare di Stabia

Castellammare di Stabia: Villa Gabola tentativo di rinascita

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a Villa Gabola a Castellammare di Stabia è un polmone verde nel centro città,  uno dei pochi nella città delle acque, che però è stato abbandonato al degrado e all’incuria.

Villa Gabola: storia, tradizioni, tentativi di rinascita

Nell’Ottocento, tra i villeggianti che venivano a soggiornare a Castellammare di Stabia, molti erano inglesi e non mancavano gli alberghi di loro connazionali come ad esempio quelli della signora Baker. A questa signora, nell’ultimo decennio del 1800, venne l’idea di aprire una Pensione nella Villa Gabola, situata in strada Nocera, nella zona periferica della città, allora ricca di una folta vegetazione.

La nostra attuale Villa Gabola era situata al termine di un lungo viale, dove c’erano molti alberi a largo fusto e diverse aiuole. L’immobile, alla fine dell’ottocento era di proprietà della famiglia Doria di Angri.

La storia della Villa Gabola

Intorno agli anni ‘20  del novecento la proprietà fu acquistata, dopo incessanti richieste, della signora Filomena Angrisani, dal marito Isaia Gabola.

I Gabola originari di Nocera Inferiore si recavano a Castellammare per le “tanto in voga” cure termali. Il parco, ricco di svariate piante e diverse querce, aveva una conformazione tipica di un giardino all’inglese, caro alla proprietaria della Pensione, aiuole a forma ellittica, molto simili a quelle originariamente presenti nella “prima Villa Comunale”, successivamente, trasformate in aiuole rettangolari.

Nel corso degli anni ‘50 la Villa Gabola, sita alla via Giuseppe Cosenza n. 53, è stata utilizzata come pensione di terza categoria e anche per piccoli interventi chirurgici. Poi divenne sede di un Collegio, della Scuola Media “Monsignor Francesco di Capua” e dell’Istituto Professionale di Stato e per l’Artigianato “Galileo Galilei”.

Negli anni Settanta, il Comune riuscì ad acquisire la Villa liquidando gli eredi Gabola e nel 2007 i fondi destinati originariamente alla ristrutturazione di Villa Gabola furono purtroppo dirottati alla Reggia di Quisisana.

L’assessore all’Urbanistica del tempo assicurò che Villa Gabola sarebbe rientrata comunque in un progetto di riqualificazione del quartiere San Marco e la sua utilizzazione avrebbe assolto “a funzioni sociali e di aggregazione, vicine alle esigenze dei cittadini”.

Dopo un lungo periodo di abbandono e nell’attesa che l’edificio possa essere utilizzato per “scopi comuni”, oggi di Villa Gabola è possibile usufruire solo dello spazio verde. Ma è realmente così?

Villa Gabola oggi oggetto dell’interesse dell’associazione stabiese “POST FATA RESURGO”

“Post Fata Resurgo”

Dopo la morte risorgo ancora. Questo è il motto dell’Araba Fenice che è risorta dalle sue ceneri dopo essere stata bruciata. È usato per esprimere fiducia nella propria capacità di riprendersi dalle disavventure e per superare avversità del destino.

Destino della città di Castellammare di Stabia e della sua meravigliosa Villa Gabola che l’omonima associazione stabiese vuole cambiare sensibilizzando tutti i cittadini visto che le autorità competenti non ne hanno cura.

Agire per il bene comune

Villa Gabola è ormai da tempo abbandonata all’incuria e l’associazione Post Fata Resurgo chiama a raccolta i cittadini per la pulizia del giardino pubblico con  una raccolta firme rivolta al commissario prefettizio per chiedere un orario di apertura pomeridiano a Villa Gabola e la pulizia dell’area così da renderla agibile per bambini, ragazzi e anziani.

Nonostante i numerosi tentativi di contatto con i commissari e, dopo la petizione protocollata, corredata da 1200 firme sul tema orario di apertura, pulizia e manutenzione ordinaria di Villa, non c’è stata alcuna risposta. I  residenti hanno visto calare a picco sempre di più lo splendore del giardino pubblico a causa dell’incuria e delle colate di cemento.

L’associazione “Aps stabiesi post fata resurgo”, come reso noto sui social, ha accolto l’insistente richiesta della cittadinanza, proponendo varie mattinate per ripulire e rendere accessibile a tutti la Villa Gabola. Ci auguriamo che l’iniziativa abbia ampio respiro e seguito in modo da contribuire al recupero delle bellezze stabiesi ridonando alla città il suo antico splendore.


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