TERZA PAGINA – Scavi archeologici di Stabiae Villa San Marco e Villa Arianna : Via Passeggiata archeologica – 80053 Castellammare di Stabia (NA)
Castellammare di Stabia: Stabiae e le sue ville. 3 Luglio aperte gratis
span class="ILfuVd" lang="it" style="color: #800000">Domenica 3 luglio torna l’appuntamento con l’entrata gratuita nelle sedi museali di Intesa Sanpaolo, in linea con l’iniziativa del Ministero della Cultura che prevede l’accesso libero ai musei statali le prime domeniche del mese
SUGGERIMENTI VISITE A CASTELLAMMARE DI STABIA
Gli edifici di età romana pertinenti al sito di Stabiae ricadono nell’attuale territorio di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli e si sviluppano per più di un chilometro di lunghezza e quasi altrettanto in profondità, sulla zona di Varano fino al Ponte di San Marco. Attualmente visitabili sono tre ville: la Villa Arianna, il c.d. Secondo Complesso e la Villa San Marco.
La collina su cui sono le ville, sovrasta l’abitato moderno della città, che sorge su un tratto di piana alluvionale formatosi gradualmente sia a seguito della colata lavica del 79 d.C. che seppellì Stabiae, che di fenomeni bradisismici che hanno provocato l’avanzamento verso il mare dell’antica linea di costa, di almeno 200 metri.
Si deve con molta probabilità ipotizzare la presenza di una striscia di terra, a cui le ville si collegavano attraverso rampe a scalini e tornanti realizzati lungo la scarpata e di cui ancora si conservano i resti.
Scenografico è l’accesso di cui è fornita la Villa Arianna lungo la scarpata sottostante, costituito da sei livelli di terrazzamento, raccordati da una rampa a tornanti.
Le prime notizie riguardanti resti antichi sulla collina di Varano risalgono al 1599-1601; successive segnalazioni si rifanno agli anni della ricerca borbonica che interessarono anche Pompei, Ercolano e Oplontis, a partire dal 1749.
Successivamente solo negli anni ‘50 dello scorso secolo le ville sono ritornate in luce grazie al preside di una scuola media cittadina, Libero d’Orsi, che restituì al mondo circa 3000 mq di area archeologica.
La Villa Arianna complessivamente si estende per oltre 14000 mq e si dispone in modo panoramico sul ciglio della collina di Varano.
Il nucleo più antico è databile in epoca tardo-repubblicana. La visita non parte dall’atrio, ma dalla palestra e dagli ambienti panoramici che si affacciano sulla città.
È immediato l’impatto col paesaggio che, oggi fortemente urbanizzato, doveva essere all’epoca particolarmente suggestivo, con l’affaccio a ridosso del mare e del golfo stabiano.
Un gruppo di stanze di ricevimento e residenziali con meravigliosi affreschi, come quello “a piastrelle”, sono intorno al triclinio da cui proviene l’affresco che da il nome alla villa, con il mito di Arianna abbandonata da Teseo a Nasso.
Superando la parte servile e il quartiere delle terme a cui si accede da un cortile con una vasca per mitili sul fondo, si visita l’atrio di accesso alla villa, e un piccolo ambiente perfettamente conservato con affreschi di II stile iniziale.
Proseguendo, separata da un piccolo vicus, una strada funzionale al sistema urbanistico delle ville, visitiamo la Villa c.d. Secondo Complesso.
La superficie totale era di 5500 ma la parte oggi in luce, è di 880 mq.
Di questa villa colpiscono in particolare gli ambienti decorati con affreschi a fondo nero, di IV stile iniziale, su cui è ancora possibile vedere alcuni pittoreschi graffiti degli abitanti del tempo.
La Villa San Marco fu individuata dagli scavatori borbonici nel 1749.
Lo scavo moderno della villa ebbe inizio l’11 novembre del 1950, in cui vennero individuate due colonne spiraliformi appartenenti al portico e un tratto di muro in opera reticolata.
La villa, il cui nome convenzionale deriva da una cappella della seconda metà del Settecento, risale alla prima età augustea.
In questa prima fase la villa era di dimensioni minori. Di grande splendore sono gli affreschi conservati con pitture di paesaggio, scene marittime, animali fantastici, figurine umane.
È visitabile all’interno la cucina col bancone in muratura e le terme con un particolare sistema di riscaldamento per il calidarium.
Alcuni giardinetti del periodo claudio, servivano per l’abbellimento della villa, che doveva essere ricca anche negli apparati decorativi, come testimoniano alcuni reperti rinvenuti ed oggi visibili al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, come ad esempio le splendide coppe di ossidiana con motivi egittizzanti.
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