Casaleggio jr gioca al duro e puro con gli altri e dice: il limite dei due mandati resta perché abbiamo sempre detto che la politica non è un mestiere.
B
ravo, bene, bis, direbbe qualcuno, Salvini in testa. Altri invece annoterebbero, anzitutto, che un limite alla durata dei parolai e di chi preferisce starsene sempre dietro le quinte mandando avanti gli altri, e magari anche con le mani legate, non’è che una grossa …..ta anzi, un vero e proprio non sense.
Intanto però lui permane comunque in continuità familiare del mai decaduto papà che ha ceduto solo alla legge della natura. Solo diritto di casta? Non credo per cui, circa l’astio che mostra (e del quale ha nutrito i grillini) per chi farebbe della politica un mestiere, alias, di chi non fa dell’ignoranza in un mestiere (ed anche far politica lo è anzi, è tra i più difficili ed alti) la miglior referenza, non saprei proprio come qualificarlo o catalogarlo.
Bah! Su questo punto non ho dati specifici ne, tantomeno, conosco bene il Casaleggio jr, per cui nulla posso dire. Posso però dire che, di sicuro, sarebbero ben stupidi i quanti gli hanno consentito di accedere alla guida dell’impero creato dal padre se avessero cercato, e visto, in lui inesperienza e non professionismo. Questo proprio non posso crederlo perchè non sarebbe nella normalità delle cose, ed allora risulta evidente che, pretendere che chi tra loro si avvicinasse alla politica sia e resti un “ignorante” di gestioni politiche, un NON professionista della politica, e solo a queste condizioni e con queste caratteristiche porsi al servizio degli altri (di un’intera nazione) è una cosa. Praticare lo stesso “credo” per curare i propri interessi, o salute, o …., è ben altra cosa.
Per curare i propri interessi, o se stessi, si cerca e ci si affida (come logica e buonsenso vogliono) ad un serio Professionista, ed anche con un ottimo curriculum. Quindi? Quindi il tutto risulta essere pura aria fritta, buona per chi non ha da mangiare e si accontenta di sentire l’odore di quello che può sembrare un “buon fritto”, e fa niente se invece trattasi di un incendio.
Quando se ne accorgeranno sarà tardi anzi, magari tra le fiammme moriranno e mai sapranno che gli sono state date a bere e mangiare solo chiacchiere, parole sparse alla loro credulità (alimentata dalla speranza di qualcosa di meglio) ne più, ne meno, di come il contadino fa con il mangime per i polli, e null’altro o forse no.
Forse, anche per maggior correttezza e attinenza alla realtà, per meglio e più propriamente qualificare il tutto dovrei usare un termine ben preciso che esiste e ben le classifica: pagliacciate!
Dal momento che con queste ho poca dimestichezza e conoscenza, le lascio a chi di esse si nutre ed in esse cresce.
Dimestichezza invece credo di avere con il senso e gli effetti delle parole per cui credo di poter dire che l’uscita di Casaleggio jr, per di più a poche ore dal confronto tra Di Maio e Salvini, mi appare essere un vero calcio di rigore concesso al Caporale lasciando in porta un Di Maio che, oltretutto, portiere non è. E questo mi porta a chiedermene il motivo volendo, ostinatamente, escludere che, alla fin fine, lui non è che trasgredisca alla sua stessa regola per il Professionismo e le capacità a ben esercitare una professione o un lavoro.
Ad ogni modo, e comunque sia, il risultato è oltre che stupido, (e contro ogni logicità visto che i Professionisti sono sempre e comuque da preferire agli improvvisanti e magari anche cialtroni per cultura ed (in)esperienza), anche catastrofico visto che priva Di Maio di quasi tutta la sua armata e taglia le gambe anche a lui stesso per cui, a questo punto, se dicesse: ma va a quel paese tu, la Casaleggio, e tutte le fesserie con le quali ci avete nutriti ma che sul campo poco o nulla ci hanno aiutato, sarebbe più che da comprendere ed anche apprezzare.
A questo punto però non posso no riporre e ripormi la domanda: cui prodest? Cui bono?
La risposta che ne consegue è: Salvini.
Il Caporal Salvini che si fa sempre più Generale, anche da solo, ed al quale così si offre addirittura la quarta stelletta (magari anche quinta volendo rapportarsi agli americani).
Questo è il bel risultato ed il bel assist che il gran capo della Casaleggio, nell’ignavia di tutti – Grillo incluso -, ha lanciato in campo tanto che, immediatamente, è stato subito stilato l’elenco dei “morituri” dopo il pollice verso di Cesare Casaleggio: hai visto mai che qualcuno non abbia ancora ben compreso che dovrà andarsene se sosterrà Di Maio, (- che nel frattempo è stato appena riconfermato a capo politico del Movimento dagli elettori che si sono espressi in rete -), nel confronto con Salvini sino all’estremo risultato del tornare alle elezioni?
Occhio quindi, sembra che si sia voluto dire. Occhio! Tenete presente che ve ne andrete a casa e quindi: niente più poltrona, niente più benefit da parlamentare, niente più vanaglorioso status. Nulla di tutto questo. Tornerete nell’ombra.
Ciò detto, ed in chiusura, vediamo i nomi dei morituri e leggiamoli come si sente fare nei film quando leggono l’elenco dei nomi delle vittime di una catastrofe.
Da un sommario calcolo ed elenco, i deputati e i senatori che in caso di nuove elezioni lasceranno l’Aula dovrebbero essere 83. Tra loro numerosi pezzi grossi, tra i quali lo stesso Di Maio e, a seguire, Toninelli, Fico, Fraccaro.
Scendendo nei particolari, e venendo ai nomi, si rileva che i deputati già al secondo mandato che dovrebbero fare ritorno a casa lasciando lo scranno di Montecitorio sono 56.
Tra i nomi più noti, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, il viceministro per l’Economia Laura Castelli, lo stesso Luigi Di Maio, Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri, il Presidente della Camera Roberto Fico, il ministro senza Portafoglio Riccardo Fraccaro, la ministra della Salute Giulia Grillo, e poi Carla Ruocco, Giulia Sarti, Carlo Sibilia, sottosegretario agli Interni.
Di seguito l’elenco delle altre vittime predestinate e condannate da una regola “non sense” anzi, addirittura ridicola:
Massimo Enrico Baroni, Sergio Battelli, Giuseppe Brescia, Francesca Businarolo, Maria Pia Azzurra Cancelleri, Tiziana Ciprini, Andrea Colletti, Claudio Cominardi, Emanuela Corda, Davide Crippa, Fabiana Dadone, Federica Daga, Giuseppe, D’Ambrosio, Daniele Del Grosso, Diego De Lorenzis, Federica Dieni, Federico D’Inca, Francesco D’Uva, Mattia Fantinati, Vittorio Ferraresi, Luca Frusone, Chiara Gagnarli, Davide Galantino, Filippo Gallinella, Luigi Gallo, Marta Grande, Giuseppe L’Abbate, Mirella Liuzzi, Marialucia Lorefice, Maria Marzana, Salvatore Micillo, Dalida Nesci, Paolo Parentela, Maria Edera Spadoni, Arianna Spessotto, Patrizia Terzoni, Angelo Tofalo, Davide Tripiedi, Luigi Vacca, Simone Valente, Andrea Vallascas, Stefano Vignaroli, Alberto Zolezzi,
Spostiamoci ora ai senatori.
Qui si può annotare che in 27 dovrebbero lasciare Palazzo Madama, a partire dal sottosegretario Vito Crimi, Elena Fattori, Michele Giarrusso, Elio Lanutti, la ministra per il Sud Barbara Lezzi, Paola Nugnes, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Di seguito l’elenco degli altri “morituri” per Cesare Casaleggio e Beppe Grillo concusso:
Dontella Agostinelli, Alberto Airola, Laura Bottici, Gianluca Castaldi, Nunzia Catalfo, Lello Ciampolillo, Andrea Cioffi, Daniela Donno, Giovanni Endrizzi, Gian Pietro Girotto, Stefano Lucidi, Matteo Mantero, Michela Montevecchi, Vilma Moronese, Nicola Morra, Daniele Pesco, Rosario Vito Petrocelli, Sergio Puglia, Vincenzo Santangelo.
Questo nel campo dei pentastellati messi al muro, da Casaleggio jr e Grillo, con già la benda al collo tanto per far loro ben comprendere che, se si arrivasse a nuove elezioni e non volessero vedere in volto chi li ha condannati ed eseguiranno l’esecuzione, potranno alzarsela da soli sugli occhi.
Intanto Salvini va avanti sempre più tronfio declamando che lui non vuole affatto far cadere il Governo (e ci mancherebbe: dove trova un’altra comoda posizione come quella che ha trovato nella convivenza con i 5 Stelle) epperò ….
Epperò il soggetto è quello che è per cui, incurante del controsenso tra il quanto su enunciato ed il suo proferire sul da farsi, snocciola, uno dopo l’altro, il quanto LUI VUOLE che sia fatto, e subito, senza se e senza ma:
flat tax, autonomia e riforma della giustizia, sblocco dei cantieri e lo stop agli investimenti per la difesa e la gestione dei rifiuti.
E questo è tanto per mantenerci sul minimo e solo per iniziare e fa niente che, con queste pretese, non solo dice ai 5 Stelle: ragazzi, fatevi in là, non disturbate e lasciatemi lavorare anzi, applauditemi anche e non venite ad annotarmi che così metto mani e piedi in ben tre ministeri perché così non è: quelli li lascio a voi, IO non rivendico posti o poltrone, IO pretendo solo di fare ciò che mi pare ovunque e quindi di dettarvi legge e dirvi cosa dovete fare.
E questo è, e sarà comunque vada, afferma Salvini che chiosa:
“Se nei Cinque stelle prevalesse la linea della barricata e del ‘no’ a ogni costo, valuteremo. Io voglio lavorare a andare avanti”
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