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Caporalato, il voucher ha fallito: “Serve la somministrazione”

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                  Caporalato e voucher
È la proposta avanzata delle agenzie per il lavoro. I lavoratori irregolari in agricoltura sono almeno 400 mila secondo gli ultimi dati della Cgil

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econdo i nuovi dati dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Cgil, nell’agricoltura italiana ci sono almeno 400 mila lavoratori irregolari e potenziali vittime del caporalato, per un danno economico che potrebbe arrivare a 3,6 miliardi di euro. Non basta, perché anche lo strumento dei voucher, promosso inizialmente con lo scopo di facilitare l’emersione del lavoro nero, è diventato sempre più spesso oggetto di un uso incontrollato. Secondo l’Inps, infatti, i lavoratori pagati con voucher sono passati dai 24.755 del 2008 a 1.380.030 del 2015. Sono sempre più giovani (nel 2008 l’età media sfiorava i 60 anni, adesso è sotto i 36), segno di un’applicazione di mera copertura delle prestazioni in nero di molti nuovi lavoratori, che rappresentano il 59% del totale. In otto anni, più del 5% dei voucher attivati sono stati utilizzati nel settore agricolo.

Di fronte a questi dati, e mentre al Senato prosegue l’iter dei due disegni di legge 2217 e 2119 per il contrasto al lavoro nero e al caporalato in agricoltura, dall’Associazione delle agenzie per il lavoro (Assosomm) arriva la proposta di utilizzare il lavoro su somministrazione come strumento per combattere il caporalato e superare le criticità oggi legate all’uso fuori controllo dei voucher. “La somministrazione potrebbe avere un ruolo di facilitatore della legalità, oltre al suo ruolo tipico, contribuendo a delineare un quadro di tutele per i lavoratori”, ha detto il presidente dell’associazione Rosario Rasizza in un’audizione presso la commissione Agricoltura del Senato il 10 maggio scorso.

Dopo anni in cui “è stata fatta la scelta di non inserirsi in un settore di notevole complessità”, dove “si sono perfettamente coniugate ignoranza e sudditanza della popolazione, contenimento eccessivo dei costi di produzione e le mafie hanno trovato terreno fertile”, ora le agenzie del lavoro hanno deciso che potrebbero giocare un ruolo nel regolarizzare il lavoro nei campi. Positiva per Rasizza l’idea di coinvolgere nella Rete del lavoro agricolo di qualità già istituita nel 2015 questi enti bilaterali, “in quanto capaci di mettere in campo azioni di sistema di contrasto al sommerso, anche con dotazioni economiche proprie”. La Rete, secondo le agenzie per il lavoro, dovrebbe essere allargata anche alla grande distribuzione, con l’idea di arrivare a un “Bollino di Garanzia, con il quale si assicura una conformità del prodotto venduto ai sensi delle norme di sicurezza”.

Sul fronte della lotta al caporalato, maggiori controlli dovrebbero riguardare le attività di trasporto dei braccianti irregolari nei campi, “forse l’elemento principale che collega il lavoratore al caporale”. Assosomm propone di istituire un registro dei trasportatori presso un organismo pubblico, come la prefettura o la Direzione territoriale del lavoro, e introdurre l’obbligo di dotare i mezzi di trasporto di tecnologie in grado di registrare l’intera tratta percorsa e permettere l’identificazione del lavoratore, per esempio attraverso la sua tessera sanitaria. “Questa tracciabilità consentirebbe alle agenzie per il lavoro di avere la certezza che, dalla comparazione del foglio presenza con il “foglio viaggio” derivi una rilevazione corretta delle ore effettivamente prestate utile per una corretta elaborazione delle buste paga; tutto ciò porterebbe ad altrettanta corretta compilazione degli Elenchi agricoli”, ha detto Rasizza in Senato. Per i controlli, di fronte al proliferare dei costi che comporterebbe l’aumento del numero degli ispettori, Assosomm ha proposto di ricorrere anche alle nuove tecnologie, come i droni.

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