Cannabis terapeutica, la produzione non copre il fabbisogno, i pazienti: “Noi costretti a disobbedire violando la legge”
“Siamo costretti a disobbedire se vogliamo vivere in maniera dignitosa”. Questa la denuncia di Simone Stara, presidente di “Seminiamo Principi”, uno dei tanti pazienti italiani al quale è stata prescritta la cannabis terapeutica.
Una cura riconosciuta a livello legislativo nel 2013 e che negli ultimi anni è stata sempre di più utilizzata. “Il problema è che lo Stato ha il monopolio della produzione e non riesce a garantire il fabbisogno della produzione di cannabis terapeutica provocando delle interruzioni alla continuità terapeutica. Così non abbiamo altra scelta: o stare male o coltivarla violando la legge” racconta Simone che ieri pomeriggio al Canapa House di Torino si è confrontato con altre associazioni di malati provenienti da tutta Italia. In Puglia, Andrea Trisciuoglio insieme ad altri pazienti ha fondato il primo social club d’Italia dove si organizza la coltivazione collettiva di cannabis prodotta esclusivamente per uso terapeutico: “Prima vivevo nel dolore, oggi non me lo ricordo manco più grazie alla cannabis, ma purtroppo sentiamo troppo spesso storie di pazienti che non riescono a riceverla pur avendo la prescrizione. La nostra non è disobbedienza, io la chiamerei logica”.
Dal Ministro Grillo si sarebbe aperto uno spiraglio per la legalizzazione delle droghe leggere, ma sono ancora tante le resistenze da sciogliere.
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