Il pm D’Alessio ha aperto numerose inchieste contro il clan
Durante un colloquio in carcere tra Augusto La Torre e suo fratello Antonio il gip Maria Gabriella Pepe ha sentito una “minaccia velata” (come da lei definita) in cui il boss diceva: “Devi chiamare D’Alessio…io mi metto in mezzo ai 41 bis….gli uccido la gente”.
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biettivo della minaccia è il pm della Dda Alessandro D’Alessio, titolare di molte inchieste contro i La Torre. Una indagine che nasce nel 2015 quando dopo 25 anni si prospetta la possibilità per Augusto La Torre di uscire dal carcere. Iniziano così una serie di intercettazioni sia un carcere che all’esterno per i familiari. Ed è da queste convesazioni che gli investigatori scoprono che Augusto La Torre attraverso il fratello Antonio e il figlio Tiberio stava riorganizzando il clan. Numerosi infatti sono i dialoghi in cui il figlio Tiberio parla con lui dell’acquisto di armi da guerra, come un mitra, per contrastare i rivali. Ma non solo. Augusto La Torre dal carcere più volte aveva tentato tramite lettere estorsive di richiedere posti di lavoro per il figlio. Richieste non accettate dalle vittime. Antonio La Torre è residente in Scozia, ma attualmente si trovava nel Casertano, mentre Tiberio a Torino.
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