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i Maria D’Auria
Com’è cambiato lo Sport negli anni? Dal calcio al ciclismo, dalle maratone al nuoto, dal tennis all’atletica. Tutte le attività sportive, individuali o di gruppo, dilettantistiche o professionali, hanno subito nell’ultimo ventennio dei forti cambiamenti. Cambiamenti non sempre positivi. Per come viene vissuto lo sport o semplicemente per come viene seguito. Da protagonista o da tifoso. Nell’era del consumismo e della globalizzazione, cambiano con velocità sbalorditiva i volti, le casacche, gli sponsor, le tecniche dello sport e degli sportivi. Molte pratiche, un tempo diffuse e comuni, sono oggi divenute desuete. L’imponente uso della tecnologia invade il mondo dello sport fino a modificarne l’approccio: dalle precise regole della preparazione atletica ai dispositivi wearable che monitorano gli sforzi degli atleti; dall’introduzione del VAR nel mondo del calcio ai sensori portatili che segnalano le posizioni in campo per affinare schemi di gioco e tattiche da utilizzare. Se da un lato si ottengono miglioramenti relativi alle performance degli atleti e delle squadre, dall’altro si lamenta una eccessiva “commercializzazione” di uno sport che diventa sempre più sterile di sentimenti. Più mercato, meno cuore.
E poi c’è la storia del doping, quella che sporca la vera natura delle competizioni. Ogni anno ne viene fuori una, qualche giorno fa è toccato (ancora) al mondo del ciclismo. Ma anche l’atletica, il calcio, il tennis ed altri sport minori -stante a ciò che la cronaca purtroppo ci racconta- non ne sono immuni. Altro segno, questo, di un cambiamento non certo positivo.
Riscopriamo il volto pulito dello sport attraverso i racconti di Maurizio Cudicio, ex poliziotto, ex sindacalista ma sportivo per sempre. Maurizio Cudicio ha smesso da qualche anno i panni di poliziotto ma mai quelli di sportivo. Continua a militare nell’ASD San Giacomo, l’associazione sportiva dove ha mosso i primi passi in tenera età, insieme al padre, diventandone il volto simbolo.
Il gruppo sportivo triestino nasce il 25 aprile del 1945, 72 anni di storia, di gare e trofei, ma soprattutto di condivisione di momenti di sport e di amicizia. Il G.S. San Giacomo esprime ancora i valori dello sport di un tempo, ed è qui che Maurizio racchiude tutti i suoi ricordi vissuti insieme al padre Gianni, scomparso prematuramente nel 1982, all’età di 41 anni.
“I primi anni li ho trascorsi lì, tra una gara e l’altra. Accompagnavo mio padre e lui mi teneva stretta la mano per farmi vedere quanto si poteva correre. Erano gli anni ’70 e mio padre Gianni diventava sempre più forte: partecipò anche ad una 100 Km… e io dietro di lui, ma in bicicletta!”. Lo sport è stato una costante nella sua vita che lo ha fortificato anche nei momenti più difficili. “Ci sono stati momenti in cui pensavo di mollare tutto- spiega Maurizio– ma dopo la morte di mio padre, ho deciso di non mollare mai e di portare avanti questo sport. La corsa ormai fa parte della mia vita”.
Maurizio Cudicio ha partecipato a moltissime gare dal 1980 ad oggi. Dai Master alle varie Categorie d’età, fino ad arrivare, nel 2005, al Campionato Italiano in Pista, cimentandosi nei 200 e 400 metri piani. Al suo fianco, gli “ex” Asssoluti. Era difficile conquistare i podi, ma il divertimento e la grinta non sono mai mancati.
Molto apprezzato nei Campionati Regionali e Provinciali, dove ha vinto diverse medaglie d’oro e d’argento, decide di partecipare a quella che definisce la “Maratona della Maratone”: la New York Marathon. Sogno che si concretizza lo scorso 2016 e che rimarrà per sempre scolpito nel cuore e nella mente del maratoneta. “Un’esperienza unica, sensazionale, irripetibile- così Maurizio definisce quei 42 Km di adrenalina pura, sprigionata in mezzo agli oltre 55mila partecipanti, tutti accomunati dalla stessa passione. “Una grande festa. Emozioni ad ogni respiro. E alla fine la medaglia di Finisher al collo”. I ricordi di Maurizio sono recenti ed emozionano davvero.
Com’è cambiato lo Sport nel corso degli anni? Rivolgiamo questa domanda all’atleta triestino. “È cambiato moltissimo. Oggi conta solo il risultato e non COME arrivarci. Oggi conta vincere e basta. Manca la magia, che ormai non esiste più, completamente sopraffatta dagli sponsor. Esiste, al suo posto, il business dello sport esercitato ad alti livelli. Oggi, invece di racchiudere il cuore nella maglia che si indossa, si stampa lo sponsor sul petto… ed è quello che batte, oggi, al posto del cuore. In qualsiasi sport, comanda su tutti lo sponsor”. Questo discorso merita però un’eccezione. “Per fortuna esistono le Società cosiddette ‘Minori’, dove ti sacrifichi fino all’ultimo respiro per conquistare una medaglia da 2 euro o un pacco-premio contenente pasta e salsa di pomodoro. Scendi in campo nonostante il freddo, la pioggia o una nevicata. Non hai neanche più 20-30 anni, ma affronti tutto nel nome dello sport, quello genuino, quello che ti lascia gli occhi lucidi e il cuore pieno di gioia”. Ed è lì che esistono ancora i sentimenti veri, fatti di emozioni infinite e puro divertimento, secondo l’atleta.
Cosa si può fare per aiutare il vero sport a non morire?
“Negli sport professionali sono tutti devoti al Dio denaro, che è ciò che muove tutto. A quei livelli c’è poco da fare: le squadre sono aziende e i tifosi sono semplicemente numeri che fanno cassa. A livello dilettantistico e amatoriale, invece, le società sono ancora concepite come aggregazione di persone, gruppi affiatati nei quali si parla, ci si scambia opinioni, ci si aiuta a vicenda e soprattutto si ascolta chi ha bisogno di far sentire la sa voce. Nella mia società di podismo (Atletica Leggera Master), siamo un gruppo molto unito di atleti. Spesso, correndo, si dimenticano per un po’ i problemi. Alla fine, poi, il ‘5’, un tè caldo, la medaglia … e via, alla prossima gara!”
Ecco descritto il senso autentico dello sport come passione e condivisione. Ma spesso bisogna fare anche i conti con un bilancio che non sempre chiude in attivo. “Oggi si assiste al fallimento di molte società che soccombono al potere del dio denaro: per organizzare una gara si ha bisogno di una solidità economica, di un supporto fisico e psicologico. Se non si è quotati in borsa come nel caso delle società di calcio, o se non si ha un forte sponsor alle spalle, non basta il contributo minimo che viene elargito dalla Regione o del Comune che contribuiscono, sì, …ma con ben poco! Ricordiamo che l’unica entrata che ha una società è costituita dalle quote dei soci e le nostre associazioni non sono a scopo di lucro”. Un’atleta versa in media 30/40 euro all’anno mentre le gare hanno un costo maggiore per la società, pertanto alcune trasferte diventano addirittura proibitive. Questi ostacoli di natura economica non fermano certo i biancorossi scudati dell’AS San Giacomo: “Noi non molliamo e andiamo avanti perché il cuore e la passione non costano nulla”, afferma fiero Maurizio.
«La boxe è un modo per perdermi in qualcosa di diverso dalla lotta politica»
da: “Conversazioni con me stesso” di Nelson Mandela.
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