A sparare a bruciapelo al vicecomandante della stazione di Cagnano Varano è stato un pregiudicato, subito catturato. Ferito anche un altro militare.
Un maresciallo dei carabinieri è stato ucciso in una sparatoria questa mattina a Cagnano Varano, in provincia di Foggia. La vittima, Vincenzo Carlo Di Gennaro, è un maresciallo dell’Arma di 47 anni originario di San Severo ed era il vicecomandante della stazione del paese. Secondo quanto ricostruisce la Gazzetta del Mezzogiorno, sarebbe stato colpito a un posto di blocco.
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Una pattuglia dei carabinieri ha fermato per un controllo un’auto con a bordo un pregiudicato che avrebbe sparato con una pistola colpendo a morte il maresciallo e ferendo un altro militare di 23 anni in modo non grave. Ha poi tentando la fuga ma è stato bloccato e portato in caserma.
Il Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, in un post su facebook, ha scritto:
“Con il Maresciallo Maggiore Vincenzo Carlo Di Gennaro, 46 anni, in servizio nella piazza di Cagnano Varano (Fg), il paese dove lavorava presso la locale Stazione Carabinieri, scompare un mondo”
“Lo ha ucciso un uomo con precedenti penali, che ha estratto una pistola in occasione di un controllo e ha sparato ferendo anche un altro carabiniere, al quale vanno i nostri auguri di pronta guarigione.Il maresciallo era celibe e non lascia figli, diranno le prime note di agenzia. Ma tutti noi ne siamo orfani. I familiari, gli amici, i colleghi. Chiunque abbia a cuore la giustizia e conosca il valore della vita”.
I colleghi del militare ucciso a Cagnano Varano intervenuti sul posto hanno coperto l’auto di servizio con una bandiera tricolore mentre subito sono iniziati i comunicati dei politicanti che non perdono occasione di salire subito su quest’inatteso pedrellino che consente di alzare nuovo polverone dietro il quale nascondere (senza per altro nulla di concreto fare) la loro inefficienza o peggio: inettitudine.
Immediata quindi la salita in scena del Comandante Matteo Salvini, tra l’altro ministro dell’Interno nonché strenuo difensore della sicurezza degli italiani, che, esprimendo il suo cordoglio per la morte del Maresciallo Maggiore Vincenzo Carlo Di Gennaro in servizio nella caserma di Cagnano Varano, così si è espresso:
“Una preghiera per Vincenzo, un pensiero alla sua famiglia e ai suoi colleghi, il mio impegno perché questo assassino non esca più di galera e perché le forze dell’ordine lavorino sempre più sicure, protette e rispettate” (ndr: e qui non perde il vizietto di farsi e autoproclamarsi TUTTO nell’ordinamento non solo ministeriale ma anche civile e giuridico)
Poi, procedendo in questa elencazione in stretto ordine ministeriale, abbiamo le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che dice:
“Purtroppo oggi è una giornata di lutto perché abbiamo perso un uomo delle Istituzioni, dell’Arma, il maresciallo maggiore Di Gennaro. Qualche ora fa era rimasto ferito e poi è deceduto. Mentre è rimasto ferito il carabiniere Casertano. Per fortuna mi hanno confermato che, pur avendo due proiettili, uno all’addome uno al braccio, assolutamente la sua vita è salva e potrà recuperare”.
A seguire , per competenza ministeriale, c’è il ministro della Difesa Elisabetta Trenta che afferma:
“Il più profondo e sentito cordoglio alla famiglia e ai Carabinieri”
“Il Paese intero è grato all’Arma. Chi tocca un Carabiniere tocca lo Stato!”.
Dello stesso avviso anche l’altro vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, che sull’organo ufficiale governativo dei gialloverde, Facebook, ha scritto:
“Chi tocca un Carabiniere tocca lo Stato, tocca ognuno di noi. Ora basta, ci sarà una reazione!”
Certo, tutte belle parole e tutto secondo prassi e copione tanto poi: domani è un altro giorno e si vedrà cosa converrà di più dire o far vedere di fare.
Intanto un altro VERO servitore dello Stato ha pagato con la vita (ed un altro è stato ferito), il suo essere ligio al dovere e all’impegno preso con gli italiani tutti e, mentre i politici si limitano a parlare di sicurezza limitandosi, al massimo, a sfornare altre presunte nuove leggi cosiddette di autodifesa, o a guidare ruspe e ruspette contro inermi, ma prontissimi a non salirci nemmeno e a calarsi le brache al primo bù, com’è accaduto a Torre Maura prima e a Casal Bruciato poi, non dando le dovute disposizioni per far rispettare leggi e disposizioni dello Stato, loro, i colleghi dei Carabinieri, i veri difensori dell’ordine e della sicurezza, hanno continuato a lavorare seriamente e hanno saputo quindi subito arrestare il criminale per assicurarlo alla giustizia sperando che ora magari non venga messo fuori grazie a qualche cavillo o arzigolata interpretazione del codice ed applicazione della giustizia.
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