Caduto fuori dal tempo: la caducità dell’esistenza e l’irreversibilità della morte. L’immutabile perdita di un figlio si può coniugare con la provvisorietà della vita ?
L
o spettacolo,che ha debuttato al Teatro Sociale martedì 23 novembre, si ispira all’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Grossman che ha perso un figlio al fronte nel 2006.
Siamo di fronte ad un’attualissima trasposizione teatrale che prova a trasmettere agli antistanti la capacità di dare un senso a ciò che per natura un senso non lo può avere.
Per un ritorno seppur straziato, seppur menomato alla vita .
Si tratta di una splendida ballata , cupa e colorata allo stesso tempo.
Un meraviglioso turbinio di musiche parole e silenzi.
Un sublime sottofondo fisarmonico rende lo strazio meno straziante.
Solo la commossa accettazione salva dalla sordità di un dolore simile.
Solo la condivisione suggella il patto non scritto di ritorno alla vita.
La scena si apre con un padre che dopo molto tempo dalla morte del figlio decide di andare “Laggiù “.Per ritrovare il figlio ovviamente.
Lo comunica alla moglie che farà un altro percorso. Diverso ma altrettanto utile. Per riunirsi successivamente. Per rendere il dolore di uno parte del dolore dell’ altra.
Inizia così il viaggio più importante. Il più toccante. Il più riconciliante dei viaggi.
Centrale sarà l ‘ incontro con altre anime che condividono il suo destino.
Compaiono lo Scriba delle Cronache Cittadine , un ex giullare che trascrive per conto del Duca le storie dei sudditi orfani di figli .
Una donna muta nascosta in una rete in riva al lago . Un Ciabattino e la sua consorte. Un’ ostetrica, un Centauro costretto alla scrivania e un maestro di aritmetica che canticchia formule . Il Duca stesso.
Nel senza tempo del dolore assordante la fiaba nera di Bucci e Sgrosso ha portato in scena un meraviglioso momento catartico.
Con la sommessa e gentile presenza in sala di David Grossman.
Elena Cecoro / Cronaca Lombardia
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