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Bufera su Sala, sindaco di Milano

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empesta giudiziaria sul sindaci di Milano, Giuseppe Sala. Indagato per il maxi appalto realizzato a Expo, si autosospende: «Non conosco le accuse».

Sala indagato per Expo: “Non conosco le accuse ma mi autosospendo dalla carica di sindaco”

Le ipotesi per l’ex ad ed ex commissario sono di falso ideologico e falso materiale

MILANO – L’inchiesta sulla piastra di Expo non è finita. E quattro anni dopo le prime indagini sul sito espositivo di Rho-Pero arrivano al bersaglio più grande. Sotto inchiesta finisce l’ex commissario unico di Expo 2015 e attuale sindaco di Milano Giuseppe Sala. I reati che gli vengono contestati sono concorso in falso ideologico e falso materiale. La conferma arriva solo a sera. Dopo che per ore era girata la voce di un possibile suo coinvolgimento. Quanto basta per travolgere Palazzo Marino.

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Il sindaco rimane blindato in riunione per ore. I suoi portavoce giurano che non ci saranno dichiarazioni a caldo. Al cellulare Giuseppe Sala è più che sbrigativo: «Non posso parlare». Ma poi arriva la conferma: “Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani (oggi per chi legge, ndr) nelle mani del prefetto di Milano».

Era stato lo stesso sindaco, quando si candidò alla poltrona di primo cittadino, a giurare che se ci fosse stata una qualsiasi ombra giudiziaria su di lui, avrebbe fatto un passo indietro. L’iscrizione del sindaco di Milano nel registro degli indagati per reati così gravi e per un’opera che ha diviso la città e la politica, potrebbe arrivare a rimettere in discussione l’immagine della città e il suo modello amministrativo. Per mesi è stato detto che le gare d’appalto erano fatte con i più rigorosi controlli. Anche Raffaele Cantone era stato chiamato a vigilare. Possibile che i reati contestati al sindaco siano antecedenti all’intervento del Numero Uno dell’Autorità Anticorruzione. Ma se fosse provato il coinvolgimento dell’ex commissario di Expo tutta la storia di quel progetto potrebbe essere rivista.

La conferma dell’iscrizione nel registro degli indagati di Giuseppe Sala è arrivata quando i magistrati milanesi hanno chiesto al giudice per le indagini preliminari Pierluigi Marcantonio di poter indagare per altri 6 mesi perché «sono necessari ancora approfondimenti». Una richiesta rituale. Una proroga delle indagini per almeno 6 mesi è sempre possibile presentarla se ci sono elementi che meritano più tempo e un maggior approfondimento. Nella richiesta formulata dal sostituto procuratore generale Felice Isnardi si fa riferimento anche al fatto che «si è dovuto procedere a nuove iscrizioni e che sono necessarie ancora audizioni». Chi siano i nuovi manager inquisiti non è scritto. Non è necessario. Fa fede solo la data di iscrizione nel registro degli indagati. I loro nomi potrebbero essere finiti nel registro custodito al quarto piano del Palazzo di Giustizia milanese senza aver ricevuto comunicazione con un avviso di garanzia da parte della Procura generale. Una sorte probabilmente toccata allo stesso sindaco di Milano.

L’inchiesta sulla piastra di Expo, l’appalto più importante di tutto il complesso, era stata avocata poche settimane fa dalla procura generale che si era opposta alla richiesta di archiviazione dei magistrati della procura Paolo Filippini, Roberto Pellicano e Giovanna Polizzi. Un destino tribolato che sembra accompagnare da sempre questa indagine. Dovette intervenire pure il Csm per dirimere uno scontro tra l’allora capo della Procura Edmondo Bruti Liberati e il sostituto Alfredo Robledo. C’è chi sostenne addirittura una sorta di moratoria per non turbare l’andamento dell’esposizione partita in sordina, finita con un gran successo nei numeri ma con una coda di polemiche su costi e ricavi della manifestazione.

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