La lettera del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan viene ricevuta con freddezza a Bruxelles: «Ci aspettavamo ben altro».
Bruxelles: “Non è quello che ci aspettavamo, avevamo chiesto dettagli precisi”
La mossa italiana percepita come un tentativo di allungare i tempi
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a lettera di Bruxelles sollecitava l’invio di «un elenco sufficientemente dettagliato di impegni specifici e un chiaro calendario per la loro adozione». Più volte, nei giorni scorsi, diverse fonti avevano avvertito: «Non ci accontenteremo di impegni generici». E le due pagine e mezza scritte dal Tesoro sembrano invece rientrare in questa categoria. Le fonti assicurano che il documento dedicato ai “Fattori rilevanti” «verrà analizzato nei dettagli», ma le aspettative erano altre.
È ancora presto per prevedere l’esito finale di questa partita. Il mantra che risuonava negli uffici in questi giorni è che «arrivati a questo punto i numeri non lasciano molti spazi per orientamenti alternativi». Ma è anche vero che Jean-Claude Juncker rimarca sempre con orgoglio di guidare una “Commissione politica”. Per questo c’è la possibilità che, alla fine, il giudizio non sia frutto di un mero calcolo contabile. Quindi cosa potrebbe succedere ora?
Non è prevista una lettera di risposta da parte della Commissione, ma un segnale arriverà sicuramente il 13 febbraio. Quel giorno l’esecutivo Ue pubblicherà le sue previsioni economiche invernali per la zona euro. Dalle cifre che indicherà nella tabella per l’Italia, in particolar modo nelle righe riservate al debito pubblico e al deficit strutturale, si capirà se le promesse contenute nella lettera inviata ieri dal Tesoro saranno ritenute credibili o meno. Dopodiché ci sarà l’atteso report sul debito e il rapporto-Paese, atteso verso la fine di febbraio. Se la Commissione non dovesse essere soddisfatta, e dunque ritenesse il bilancio italiano “non conforme” alle regole di finanza pubblica, l’apertura di una procedura sarebbe inevitabile.
La mossa italiana è percepita come un tentativo di allungare i tempi della trattativa, alla quale però Bruxelles aveva fissato una data di scadenza ben definita: ieri. Dalla Commissione non perdono l’occasione per ricordare che la richiesta di «uno sforzo strutturale dello 0,2% del Pil per evitare una procedura», come scritto nella lettera inviata da Bruxelles il 17 febbraio scorso, è già frutto di un compromesso. Al ribasso, secondo l’ala più intransigente della Commissione. Lo scarto rilevato a novembre era maggiore, pari a uno 0,3% del Pil che equivale a oltre 5,1 miliardi ed erano state accolte tutte le richieste sulle spese eccezionali per migranti e terremoto. Poi c’è stato il referendum, le dimissioni di Renzi, le vacanze natalizie e per un po’ la questione e finita sottotraccia, almeno mediaticamente.
Nel frattempo sono continuati i contatti tra Pier Carlo Padoan e la Commissione, in particolare con Pierre Moscovici. La distanza sembrava quasi azzerata. La settimana scorsa, però, il ministro del Tesoro è arrivato a Bruxelles per la riunione dell’Eurogruppo e ha lasciato capire che gli effetti della sentenza della Consulta sulla legge elettorale avrebbero potuto riversarsi anche sulla trattativa per la manovra. In caso di ritorno alle urne prima dell’estate, nel Pd si era fatta largo l’ipotesi di ribaltare il tavolo e sfidare una procedura di infrazione. Strategia a cui Padoan si era detto nettamente contrario, definendola “una inversione a U”. Alla fine si è scelta una via intermedia. Chissà se anche questa volta l’Europa chiuderà entrambi gli occhi.
vivicentro.it/economia
vivicentro/Bruxelles a Padoan: ”Ci aspettavamo ben altro”
lastampa/Bruxelles: “Non è quello che ci aspettavamo, avevamo chiesto dettagli precisi” MARCO BRESOLIN – INVIATO A BRUXELLES
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