LONDRA. Dopo la vittoria del “leave”, in Inghilterra si domandando, tra le tante, anche quale sarà il futuro del calcio nella terra della Regina. Il referendum che ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, non è stato accolto con entusiasmo dai club di Premier League, che s’erano schierati con convinzione per il “remain”. Gli appelli dei portavoce del football in UK, come ad esempio David Beckham, non sono stati ascoltati dal popolo anglosassone, che adesso si trova in una sorta di limbo sociale, con un piedi fuori all’UE ed uno forzatamente dentro. Cosa cambierà, se cambierà? Ci sarà una rivoluzione lenta, progressiva; ci vorranno anni, il tutto sarà definito non prima del 2019.
CONSEGUENZA tangibile è la svalutazione della sterlina, mai così in basso negli ultimi 31 anni, rispetto all’euro e al dollaro. Gli inglesi, quest’oggi, si sono svegliati un po’ più poveri, di un 10% circa: sarà, di conseguenza, anche più difficile per i club inglesi acquistare in Europa per l’inevitabile aumento dei costi. Un aumento, questo, che varrebbe solamente per le squadre del Regno Unito. Basti pensare a Zlatan Ibrahimovic: il Manchester United, un mese fa, gli aveva promesso un ingaggio da 15 milioni di euro annui, ma adesso non basterà. Ad oggi, in parità di cambio, il suo ingaggio salirebbe fino ai 18 milioni. Rispetto all’anno scorso, i club inglesi hanno perso quasi il 20% di potere economico. D’altro canto, sarà più facile per i club europei acquistare dall’Inghilterra: ne approfitteranno allora il Real Madrid, il Barcellona, il PSG, il Bayern Monaco, ma anche la stessa Juventus, che può vantare di un fatturato di tutto rispetto.
PREMETTENDO che i club inglesi continueranno a giocare le competizioni europee, il risultato del Brexit influenzerà molto il mercato dei top club e non solo: da Cr7 a Payet, passando per De Gea, i non britannici sarebbero da considerare extracomunitari. Al momento, circa il 65% dei giocatori in Premier arriva fuori dal Regno Unito. E’, ad oggi, possibile che i giocatori stranieri militino in Inghilterra per le leggi sulla libera circolazioni dei lavoratori, presenti esclusivamente nei territori dell’Unione Europea. Ma adesso che il Regno Unito è fuori dall’UE cosa succederà?
- Caso migliore: la Premier rinnoverà con l’Unione Europa gli accordi per la libera circolazione dei lavoratori. In questo modo non cambierà nulla e i calciatori stranieri potranno continuare a giocare in Gran Bretagna senza alcun tipo di vincolo.
- Caso peggiore: Gli accordi con l’UE non saranno rinnovati e i calciatori stranieri si ritroveranno extracomunitari. In questo modo, per ingaggiare un giocatore e ottenere il permesso di lavoro si dovranno rispettare quelle norme che, ad oggi, consentono ad un club di acquistare un extracomunitario.
Per giocare in Premier, un calciatore dovrà aver disputato un determinato numero di partite con la propria nazionale negli ultimi due anni. Le percentuali, che sono legate al ranking Fifa, vanno dal 30%, se si tratta di una nazionale tra il primo e il decimo posto nel ranking, al 75% se la propria nazionale è tra la 31esima e il 50esima posizione. L’Italia, attualmente, è dodicesima e quindi, affinché un italiano possa giocare nel Regno Unito, dovrà avere almeno il 45% di presenze con la maglia azzurra.
C
onsiderando questa possibilità, su 161 giocatori che militano in Premier, solo in 50 otterrebbero il permesso di lavoro. 111 esclusi, quindi, che potrebbero accasarsi altrove. Sarà la Fa, adesso, a valutare la miglior strategia: se accordarsi con l’UE oppure redigere una nuova regolamentazione che permetterebbe a questi tesserati di continuare a svolgere la propria professione. Tra 111 esclusi- secondo l’analisi effettuata da Premium Sport- anche nomi che farebbero impazzire il mercato:
CHELSEA: Zouma, Azpilicueta
ARSENAL: Bellerin, Coquelin
MANCHESTER UNITED: De Gea, Mata, Scheiderlin, Martial
MANCHESTER CITY: Mangala, Navas, Nasri
LIVERPOOL: Mignolet
LEICESTER: Kanté
WEST HAM: Payet
Quello che spaventa, e molto, i club inglesi è, ad ogni modo, l’articolo 19 della Fifa secondo cui i trasferimenti internazionale per giocatori under 18 sono proibiti. Tale norma, tuttavia, non è applicata in Europa, dove è possibile che i ragazzi tra i 16 e i 18 anni possano trasferirsi da uno stato all’altro. Con l’uscita dall’EU, quindi, il club di Premier si vedrebbero impossibilitati di acquistare le stelle del futuro. Se così fosse stato, un Pogba non sarebbe mai arrivato al Manchester, o un Fabregas mai all’Arsenal.
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