Dopo quasi due settimane e con una grande affluenza di visitatori si conclude la grande opportunità culturale dei bresciani.
BRESCIA: chiude con successo kermesse agostana Musei Aperti
B
rescia ha vissuto un ferragosto all’insegna della cultura museale che è stata ben accolta da tanti cittadini. Per le sale si vedevano visitatori di ogni tipo, chi interessato ad un quadro, ad una scultura – osservandone particolari e dettagli – e chi si guardava in aria, stupito, a guardare soffitti e decori, stucchi e tappezzerie delle varie sale.
Il museo di santa Giulia l’ha fatta da padrone. In esso è praticamente racchiusa e documentata tutta la storia della città . Vi si trovano sezioni espositive che partono dalla preistoria per poi risalire, man mano, il corso dei secoli che si avvicinano ai nostri giorni. Ben documentato è il periodo romano, con reperti che spaziano nei vari settori: partendo da oggetti della vita quotidiana (anfore, vasellame, attrezzi di lavoro) per arrivare ad oggettistica di valore (monili, ex voto, gioielli vari).
Molto ben fatte sono le mappe del territorio in cui sono rappresentati gli antichi insediamenti che man mano vengono riportate alla luce, sia in ambito cittadino che nel territorio della vasta provincia. Si coglie uno sguardo di insieme di rara efficacia didattica e mnemonica.
Nel grande chiostro del monastero è sistemata una dotta raccolta di epigrafi latine in marmo, che man mano vengono alla luce dai vari scavi, edilizi occasionali o archeologici mirati. Ogni lapide è opportunamente documentata con traduzione e provenienza.
Ma la parte romana che più attira il grande pubblico è la ricostruzione degli sfarzosi edifici di epoca imperiale e la statua della Vittoria alata, assurta ormai a simbolo di Brescia. In questi giorni se ne ammira una buona copia in gesso, perché l’originale in bronzo si trova in restauro. Ma le sue movenze equilibrate e solenni attirano lo stesso l’ammirazione dei visitatori che la gratificano di un profluvio ininterrotto di foto.
Si passa alla zona mosaici pavimentali provenienti da vari ritrovamenti. Colpiscono per la grazia dei dettagli e la fantasia delle decorazioni, geometriche od ornate che siano.
Il periodo longobardo offre un bell’esempio con la chiesetta ottagonale di Santa Maria in Solario singolare edificio a due piani, annesso al monastero che le monache usavano come custodia delle loro venerate reliquie. Un grande reliquario in pietra, disposto su due piani. Al piano sopra, sotto una azzurra volta stellata a mosaico si ammira la grande croce di re Desiderio, tempestata di centinaia di grosse gemme preziose.
La visita prosegue visitando il coro delle monache riccamente affrescato con temi del Vecchio Testamento e della vita di Gesù. Merita una sosta per apprezzare le fatture pittoriche delle varie epoche e meditare i messaggi etici ed allegorici che suscitano.
Si scende poi nella chiesa di San Salvatore, sconsacrata, ma contenitore artistico alquanto singolare dove si trovano materiali edilizi provenienti da precedenti monumenti pagani, spesso usati come cave di pietra. Lo testimoniano colonne di varie forme, marmi di diversi colori (e quindi da cave diverse), capitelli di vari stili ed epoche, pavimenti irregolari frutto di riutilizzi vari. A saper decifrare tutti questi reperti vari, un occhio esperto è in grado di ricostruire la storia artistica di un millennio bresciano.
Tanti visitatori sono stati contenti di avvicinarsi alla storia della loro città . Sarà per loro, sicuramente uno stimolo a continuare la ricerca, una volta che il seme è stato gettato. Torna in mente la parabola del seminatore. Quando si semina parte del seme va perso per vari motivi, ma parte del seme cade sulla terra buona, germoglia e può fruttare anche cento volte tanto. Quindi anche questa semina agostana siamo sicuri che germoglierà in copiosi frutti futuri.
Carmelo TOSCANO
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