La storica sede di via Oretti, culla del Tridente, è stata demolita per far posto ad appartamenti. Il Comune e la ditta coinvolta: “La struttura era pericolante”. L’associazione: “Epilogo indegno”
BOLOGNA – Nello stesso giorno in cui il premier Matteo Renzi e Sergio Marchionne provano a rassicurare lavoratori e sindacati sul futuro dello stabilimento modenese della Maserati, a Bologna, città dove la mitica casa del Tridente è nata nel 1914, scoppia il caso della vecchia fabbrica sulla via Emilia, che è stata demolita in questi giorni per far posto ad appartamenti. A denunciarlo con una lettera al sindaco Virginio Merola sono Italia Nostra, l’Associazione per il Patrimonio archeologico industriale e il Comitato Bologna storico-artistica, che accusano Comune e costruttore di non aver rispettato gli accordi presi nel 2014 per la salvaguardia di quanto era rimasto dello stabilimento dove nacquero i primi modelli da gara Maserati, tra il 1919 e il 1939.
“La targa commemorativa che forse verrà affissa sulla nuova palazzina di certo non porrà rimedio alla scomparsa di una significativa testimonianza della nostra identità“, lamentano le associazioni. Il Comune e l’impresa di costruzioni, la Pavirani, minimizzano: “Rimaneva in piedi solo una piccola parte della fabbrica, due muri verranno ricostruiti con i materiali originali”.
Nell’edificio eretto tra Ottocento e Novecento a Pontevecchio, oggi via Oretti, i fratelli Maserati decisero di spostarsi quando la sede di via Pepoli diventò troppo piccola. Scelsero dunque questa fabbrica sulla via Emilia dove rimasero fino a quando non si trasferino definitivamente a Modena, e questi spazi vennero occupati e ampliati da un’altra azienda bolognese, la Cattabriga, che produce macchine per gelato. Qualche giorno fa, sul posto dove sono da poco cominciati i lavori per la costruzione di tre palazzine, la sorpresa. “Le ruspe hanno completamente e irrimediabilmente distrutto l’edificio – attaccano le associazioni – Un indegno epilogo per le celebrazioni dei 100 anni dell’azienda”.
Comune e Pavirani frenano. “Della fabbrica rimaneva in piedi ben poco ed era pericolante – spiega Francesca Pavirani, titolare dell’impresa – Abbiamo salvato gli elementi di pregio e li ricostruiremo in loco con i materiali originali. Non c’era nessun vincolo e nemmeno la Maserati, da noi contattata, era interessata”.
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