È il giorno del Black Friday, il venerdì dello shopping e degli sconti: la tradizione americana, importata dalle grandi catene online, si è diffusa anche nei punti vendita reali e apre la stagione dello shopping di fine anno.
L’Italia a stelle e strisce importa anche il Black Friday
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l Black Friday in versione tricolore rappresenta l’ultimo capitolo dell’americanizzazione come cifra distintiva della modernità, che prevede anche il travaso di festività (come Halloween), consuetudini e abitudini dagli Stati Uniti al resto dell’Occidente (e del Villaggio globale). Una spinta tuttora praticamente irresistibile – fondata su un misto di potenza organizzativa del marketing made in Usa e di suggestione da soft power – che fa sì che la nazione a stelle e strisce riesca sempre a esportare i suoi usi e costumi, specie se si tratta di stili e modelli di consumo.
La vigilia, dati alla mano forniti da alcune grandi marche protagoniste dell’appuntamento (da Amazon a Mediaworld), è piena di aspettative su una grande risposta dei nostri connazionali in termini di fatturato, sia nei negozi «in muratura» (o, se si preferisce, offline), oggetto di giri di esplorazione in avanscoperta nei giorni scorsi, sia nei sempre più frequentati shop online. E proprio l’e-commerce, che consente comparazioni rapide e «universalistiche», ed è fonte di ulteriori agevolazioni sui prezzi, rappresenta il vero primattore del Black Friday da una sponda all’altra dell’Atlantico (lunedì 28 novembre, difatti, sarà poi il Cyber Monday, nato sempre in America per facilitare il recupero, per via internettiana, di coloro che non erano riusciti ad approfittare pienamente delle occasionissime del «venerdì nero»).
Questa giornata di spese si è imposta nelle prassi di consumo anche dalle nostre parti perché risponde efficacemente a una serie di esigenze di questo periodo storico. In primo luogo, gioca e paga naturalmente – in una fase in cui la crisi non ha smesso di mordere le classi medie – l’abbinata con gli sconti. Una ricetta eterna – e quasi infallibile – che anticipa sul calendario quello che è un momento di shopping «obbligato» (e in cui si è predisposti comunque all’acquisto) come il Natale; e infatti gli operatori del settore lo considerano un indice attendibile del futuro andamento delle compere dicembrine.
Il Black Friday piace anche come materialistica festività consumistica perché in un’epoca di accelerazione e riduzione del tempo libero permette di concentrare in un’unità temporale (l’arco di un solo giorno) un’attività di shopping massiccia, risolvendo «in un colpo solo» (tutto e subito) varie necessità di acquisto. E questo inseguimento asseconda perfettamente una dinamica psicologica: la passione per l’accumulazione di beni, merci e prodotti di fronte a un’offerta che appare vantaggiosa anche se non ci servono nell’immediato; la tendenza a fare incetta di cose, del resto, non è una novità della contemporaneità, ma, da un po’ di tempo a questa parte, risulta ulteriormente solleticata dai potentissimi mezzi del branding e marketing postmoderni.
In ogni caso, per l’economia è sempre bene che a essere nero sia un venerdì e non un cigno, animale tanto aggraziato quanto devastante per i flussi finanziari e commerciali qualora si presenti in tonalità dark.
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lastampa/L’Italia a stelle e strisce importa anche il Black Friday MASSIMILIANO PANARARI
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