I due “clienti”, di 63 e 79 anni, sono stati condannati dalla seconda sezione del Tribunale di Palermo ad otto anni di carcere ciascuno.
“Vivo con mamma e papà. Sono figlia unica. Mio padre fa l’agricoltore. Il primo agosto l’ho accompagnato a raccogliere i pomodori nel campo. Lui si era messo d’accordo con un amico di dì famiglia che ci aspettava all’interno della sua macchina. Ha aiutato papà a prendere i pomodori, poi si è steso in macchina”. Era l’inizio, nel febbraio 2018, del drammatico racconto di una bimba di 9 anni costretta dai genitori a prostituirsi con due “amici” di famiglia. La coppia, madre di 43 anni e padre di 58, e i due clienti (di 63 e 79 anni) furono arrestati e posti ai domiciliari per violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione minorile, dopo le indagini dei Carabinieri.
I fatti erano accaduti nelle campagne di Trappeto, un paese del palermitano in un contesto di forte degrado. Raccontava ancora ai Carabinieri la vittima che il Gip aveva ritenuto pienamente credibile “Quel giorno io ero in macchina con lui, poi siamo scesi e mentre mio padre era nel campo mi ha abbassato i pantaloni e gli slip…non era la prima volta. Era successo più volte e ogni volta mi offriva soldi. Spesso è successo anche con mamma”,
“Io non volevo avere rapporti con lui – proseguiva allora il acconto della bimba – ma lui insisteva: poi quando andava via ci dava dei soldi, li dava a me perché diceva che mi voleva bene. Mi dava cinque euro se gli davo un bacio, 25 se facevo qualcosa in più”. Questo è successo prima che facessi dieci anni”. La piccola racconta che il padre avrebbe saputo dopo dei primi incontri e che avrebbe detto a lei e alla madre che erano state brave.
La piccola vittima raccontò anche degli incontri con il secondo cliente “Anche con lui ho avuto rapporti. Più volte lui li aveva con mia madre, ma anche con me. Lasciava i soldi a me, mi dava 30 euro. A casa c’era anche mio padre che dormiva perché era stanco”.
“Se penso a queste cose – diceva la bambina, che nel frattempo era stata allontanata dai genitori – sento tristezza. Glielo dicevo a mia madre che non mi piacevano quelle cose. Non lo so però come è che mi ritrovavo a farle, ma non sono arrabbiata con mia madre perché lei non mi ha fatto niente di male”.
Il pomeriggio del 23 dicembre, i due “clienti” di 63 e 79 anni, sono stati condannati dalla seconda sezione del Tribunale a 8 anni di carcere ciascuno. Entrambi gli imputati erano amici di famiglia dei genitori, che, a loro volta, erano già stati condannati rispettivamente a 8 anni e 8 mesi, e a 6 anni e 8 mesi di reclusione con il rito abbreviato (la sentenza è pendente in appello).
Nell’immagine di copertina il Tribunale di Palermo.
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