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Castellammare di Stabia

Bambini con BES e sindrome di Asperger, le disabilità viste da una maestra e da una mamma

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“Le storie di Frank”, un libro sulla diversità che diventa unicità, opportunità. La maestra Lucia e la sociologa Rosa Di Leva trasformano gli scritti di un bambino con BES in un libro che lancio un messaggio…  

 “Le storie di Frank”, tratto dagli scritti di un bimbo con BES. L’autrice, la maestra Lucia Coppola, e la sociologa, offrono spunti di riflessioni sulle diversità. L’intervista.

di Maria D’Auria

Ciampino- La presentazione di “Le storie di Frank” accende i fari su un nuovo modo di intendere le diversità. Ce lo spiega l’autrice del libro, la maestra Lucia Coppola, al convegno che si è tenuto lo scorso 14 dicembre, presso l’aula consiliare Pietro Nenni di Ciampino. La testimonianza, poi, di una mamma con un figlio al quale viene diagnosticata la sindrome di Asperger, fa riflettere su come venga accolta questa “notizia” e quali sono i reali bisogni di una famiglia  che affronta ogni giorno le problematiche strettamente legate ai bambini con BES.

N

ella gremita sala consiliare, le parole della maestra Lucia suonano come un macigno verso chi non svolge con amore, attenzione e spirito di osservazione, il compito di insegnare e seguire i bambini con bisogni educativi speciali. La sua energia, positiva, arriva fino all’ultima fila. La sua è una missione iniziata 20 anni fa, accanto a questi bambini speciali, ed ha imparato proprio da loro che ogni diversità è una peculiarità che, se adeguatamente trattata, può portare a risultati sorprendenti. La loro disabilità diventa “unicità” grazie all’aiuto di insegnanti specializzati.

La maestra Lucia ha fatto tesoro delle sue esperienze e lancia un messaggio ben preciso ai genitori di bambini con bisogni educativi speciali. “Dico ai genitori di fidarsi di un’insegnante specializzata della scuola stessa e di affidarsi completamente. So che non è facile per i genitori che affrontano un problema molto più grande dei soliti problemi quotidiani ma solo così possono comprendere che  la diversità non è una disabilità ma un’abilità da scoprire per questi bambini. Siamo qui proprio per lanciare questo messaggio”.

Il protagonista del libro è un bambino con una disabilità intellettiva ed emotiva. “Attraverso le storie che scriveva, Frank (nome di fantasia) ha messo fuori le sue emozioni represse e così è rinatospiega la maestra Lucia  Attraverso le storie raccontava il suo vissuto che non riusciva ad esternare a voce, perché era chiuso in un mondo tutto suo, in questo modo è venuta fuori tutta la sua abilità.

Abbiamo pensato di racchiudere tutto in un libro per far capire non solo ai genitori ma anche agli insegnanti stessi, alla scuola, che tutto ciò è importante per far sì che i genitori di questi bambini diano valore a ciò che fanno quotidianamente.

Lavoro con i bambini diversamente abili da circa 20 anni e per me non è insegnamento ma una missione perché credo in quello che faccio e voglio che anche gli altri diano fiducia a questi bambini. La mia osservazione iniziale è finalizzata a tirare fuori queste abilità nascoste”, perciò prima li osservo emotivamente e sociologicamente”.

Bes
(PH. Maesta Lucia Coppola e sociologa Dott.ssa Rosa Di Leva)

La maestra Lucia, per la stesura del libro, ha chiesto il supporto di una figura professionale per l’aspetto sociologico. La figura del sociologo diventa una parte determinante e fondamentale nel cammino di crescita e di integrazione del bambino con BES. La sociologa Rosa Di Leva afferma che l’integrazione sociale di un bambino con il Bes va studiata e controllata. “Bisogna capire che la scuola è il luogo prioritario della formazioni di ognuno, soprattutto di questi bambini il cui processo di socializzazione è un attimino più complicato”, dichiara. Lavorando bene su quelle che sono le loro peculiarità- che non sono difficoltà ma punti di forza su cui lavorare- andiamo a favorire l’inserimento del minore all’interno della società e, perché no, successivamente all’interno di una realtà aziendale. Parlare di inclusione sociale sembra semplice. Ci sono tanti eventi, manifestazioni, convegni, però a conti fatti è un processo complicato che richiede anche un forte decentramento, non deve esser solo la scuola o la famiglia. È importante che vi siano più istituzioni, più spazi aperti che puntano verso il lancio di un messaggio. Ho aiutato la maestra Lucia nella stesura di questo libro perché per noi non è un libro ma è un messaggio importante da far capire”.

È davvero notevole e lodevole il lavoro che quotidianamente svolgono queste figure professionali. Ma cosa accadrebbe se un bambino con bisogni educativi speciali, venisse seguito in maniera inadeguata da persone incompetenti?

“Un adulto ‘normodotato’, se non seguito in maniera ottimale all’interno di quelli che sono gli anni primari, avrà sicuramente dei problemi- spiega la sociologa Di Leva – figuriamoci un bambino che ha già problemi di socializzazione e non seguito. Può avere problemi di inserimento, esclusione sociale, ma soprattutto problemi di approccio a quella che è la quotidianità. Verrebbe messo da parte e non sarebbe giusto perché lui stesso è una risorsa, per noi e per l’intera società”.

L’inserimento sociale, dopo il “passaggio” nell’istituzione scuola, diventa quindi un problema spesso sottovalutato dagli organi istituzionali. Un problema che diventa una ferita aperta per i genitori di questi ragazzi quando diventano adulti.

Una mamma testimonia l’esperienza del figlio con la sindrome di Asperger.

Testimonianza Sindrome AspergerQuando si è presentato questo problema abbiamo dovuto innanzitutto accogliere l’idea di cosa fosse la sindrome di Asperger, che non è ritenuta una patologia ma un modo di essere, una neuro diversità. È la normalità che tuo figlio vuole farti concepire in una sfera normale, ma poi ci sono dei deficit che lo penalizzano. Fin da subito abbiamo avuto a fianco le persone giuste e questo ha abbracciato tutta la sfera familiare e scolastica ma poco quella sociale, purtroppo, dove c’è esclusione. A scuola sono stati educati all’approccio con questa disabilità, ma oltre ai momenti di condivisione scolastica, mio figlio, 17 anni, è in uno stato di isolamento sociale. È bene avere un giusto sostegno da persone specializzate anche dopo”.

La realtà però si scontra con le difficoltà economiche dell’amministrazione comunale, il gradino istituzionale più vicino ai problemi dei cittadini.

L’assessore alle attività produttive Francesco Tafuro, in rappresentanza dell’assessore competente per i Servizi Sociali, presente all’evento, tiene a precisare che la giunta comunale, nonostante le grandi difficoltà, ha scelto di non toccare un euro da questo capitolo di bilancio. “Un popolo arretrato e primitivo è egoista. Se un popolo vuole arrogarsi il diritto di chiamarsi civile è un popolo che si occupa di chi non è produttivo apparentemente, ma è produttivo se con gioia e impegno elimina i conflitti sociali”, afferma. “Finché si è in età scolastica c’è un’attenzione per ragazzi con disabilità, poi questi ragazzi crescono e restano soli, spesso senza più genitori. Deve essere fatto un ulteriore passo, e alcune Regioni hanno previsto un accompagnamento di questi ragazzi, diventati adulti, istituendo dei fondi per questi programmi. Spesso, in questo periodo di crisi, si tende a non mettere fondi in questo settore dove sembra che siano persi ma non lo è assolutamente. Se non c’è sensibilità dei singoli, si fa ben poco”.

A tendere una mano alle famiglie per fortuna ci sono le associazioni che sempre più spesso si sostituiscono alle istituzioni quando queste sono latenti.

Presidente Gente Liber Bonazzi

Il Presidente di Gente Libera, Stefano Bonazzi, tra i promotori dell’evento, ci spiega che la sua associazione si rapporta sempre con esigenze di questo genere. “Ci occupiamo molto del sociale, siamo attivi sul territorio di Ciampino a 360 gradi ma ci stiamo spandendo anche nei territori limitrofi dei Castelli Romani e sogniamo di vedere gente libera in ogni regione d’Italia.

Abbiamo contribuito con altre associazioni che si occupano di disabilità in generale e cerchiamo sempre di fare di più. Dovremmo avere un supporto amministrativo che attualmente non è tanto presente. Quando le istituzioni sono impegnate in un discorso amministrativo più ampio, lasciano i discorsi sociali alle associazioni esterne e noi siamo sempre presenti. I problemi vengono segnalati direttamente alla nostra segreteria, abbiamo una sede operativa a Via Verdi, siamo contenti di essere un riferimento sul territorio”.

La consigliera Mirella Atzori ha concluso l’evento con una bella lettura sul tema che ha catturato l’interesse di tutti i partecipanti, visibilmente commossi per gli aspetti approfonditi.

GALLERIA FOTO (ph. Maria D’Auria)

 

Consigliera M. Atzori

 

 

 

 

 

 

 

 

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