b>Cinquant’anni fa il Belice subì una ferita profonda che ancora oggi non è completamente rimarginata.
Tra il 14 e il 15 Gennaio del 1968, tre fortissime scosse devastarono un vastissimo territorio della Sicilia Occidentale, compreso tra le Province di Trapani, Agrigento e Palermo.
Le vittime, dopo la terrificante ondata di scosse che in un baleno cancellò interi paesi della Valle del Belice, furono oltre 300, centinaia i feriti, decine di migliaia gli sfollati, la maggior parte delle case rimasero sbriciolate, perche’ costruite con tufo e canne.
Agli occhi dei cronisti e delle squadre di intervento, si stagliarono immagini terrificanti, cadaveri estratti dalle macerie, allineati in luoghi improvvisati, feriti che aspettavano i soccorsi, strade piene di detriti, monumenti distrutti, e opere d’arte irrimediabilmente sfregiate.
Oltre centomila sfollati vagavano tra strutture di accoglienza precarie e molti vennero sopraffatti o da malattie respiratorie, che provocarono altre vittime, o dalla disperazione.
Una condizione che li spinse verso l’emigrazione da una terra che aveva già mandato molti giovani all’estero e nelle fabbriche del Nord.
La prima risposta dello Stato fu quella di incoraggiare le partenze, ai terremotati furono offerti biglietti ferroviari gratis e passaporti rilasciati a vista.
Chi era rimasto nelle baracche ha vissuto per anni in condizioni degradanti, Leonardo Sciascia paragonò le baraccopoli ai “più efferati e abietti campi di concentramento”. I tempi della ricostruzione si protrassero per quasi 50anni, il solito calvario visto e rivisto in occasione di altri terremoti; a caldo le Autorita’ competenti parlarono di tempi brevi, ma, man mano che le luci della ribalta si afflievolirono, divennero come nel caso del Belice tempi bibblici.
Si calcola che da cinquant’anni a questa parte, siano stati investiti meno di 13mila miliardi di vecchie lire; ne servono altri 300 milioni di euro per finanziare gli ultimi interventi.
I ritardi furono in parte dovuti a quella che Danilo Dolci definì la “burocrazia che uccide il futuro” ma soprattutto alla discussa gestione dei piani di ricostruzione.
l Presidente Sergio Mattarella domenica prossima, visitera’ la valle del Belice: sara’ il giorno del ricordo e delle cerimonie, coincidera’ con quello di un territorio che, pur faticosamente, e’ riuscito a rimettersi in piedi.
Lascia un commento