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Batti e ribatti, ora anche i centri islamici sono diventati obiettivi

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Alexandre Bissonette, giovane canadese, apre il fuoco sui fedeli in preghiera nella moschea di Quebec City, in Canada. In attesa di conoscere i motivi del suo gesto ciò che colpisce – come scrive Lorenzo Vidino de La Stampa – è che si è trattato di un attacco terroristico contro una moschea in Occidente, con molte vittime. E ciò impone all’anti-terrorismo di più Paesi di iniziare a considerare anche i centri islamici come obiettivi da proteggere.

Se le vittime diventano i musulmani

Al di là del fatto che sei fedeli sono stati uccisi, al momento esistono solo poche certezze in merito all’attentato contro la moschea di Quebec City. Le ultime notizie fanno pensare che il sospettato principale, lo studente ventisettenne Alexandre Bissonette, abbia agito da solo e, come si evince dall’analisi dei suoi profili social, avesse simpatie di destra.

N

on si può ancora escludere che sia stato mosso da qualche motivo personale. Ma è invece molto più probabile che ci si trovi davanti, pur restando al momento il dubbio sulla matrice ideologica, al primo attentato di dimensioni significative contro una moschea in un Paese occidentale. Sin dall’11 settembre si sono registrati sia in Nord America sia in Europa vari attacchi a luoghi di culto islamici, spesso meri atti di vandalismo ma in certi casi veri e propri atti di terrorismo. Il più drammatico era stato in Inghilterra, dove nel 2013 uno studente ucraino aveva piazzato degli ordigni esplosivi in varie moschee.

Prima aveva ucciso a coltellate un ottuagenario di origine asiatiche che usciva da una piccola moschea di Birmingham. Al processo l’uomo dichiarò che il suo obiettivo era quello di scatenare una guerra razziale nel Paese e nel resto d’Europa.

Episodi meno drammatici si sono verificati con crescente frequenza negli ultimi anni. Spesso si tratta di graffiti o vetri rotti. In altri casi di rudimentali ordigni esplosivi piazzati davanti a moschee, spesso in orari notturni e senza pertanto colpire persone. Era successo così a Milano nel 2007, quando l’ex militante di Prima Linea Roberto Sandalo, a nome del sedicente Fronte Cristiano Combattente, aveva perpetrato due attentati incendiari contro due moschee locali (Segrate e via Quaranta).

Quebec City stupisce quindi per la drammaticità ma non totalmente per l’obiettivo. La maggior parte delle azioni violente contro moschee europee o nord americane sono state compiute da militanti di destra o comunque da soggetti mossi da motivazioni xenofobe. In certi casi però motivi settari interni alle comunità islamiche, spesso trasposizioni di conflitti visti in Paesi mediorientali, erano le cause degli attacchi. Da quando è emerso sulla scena lo Stato Islamico, infatti, sono stati registrati vari attacchi contro moschee sciite o di varie sette minoritarie, come gli ahmadiyya, perpetrate da militanti sunniti.

Sono dinamiche ben note alle comunità islamiche e alle forze anti-terrorismo occidentali. Infatti, nel nostro Paese come in altri, molte moschee hanno spesso adottato vari sistemi di sicurezza e quelle più importanti sono protette dalla vigilanza delle forze dell’ordine. La stessa semi-militarizzazione che soffrono da decenni i luoghi di culto ebraici, che sempre più spesso, in particolare dopo lo sgozzamento di un prete in Francia quest’estate e l’attacco al mercatino di Natale di Berlino, tocca a quelli cristiani, affligge e, dopo l’attacco di ieri, affliggerà ancora di più anche quelli islamici.

Nelle prossime ore si saprà di più su cosa è successo, anche se nel mondo sempre più parcellizzato e dominato da teorie complottistiche dei social media e delle «fake news» molti non arriveranno mai a sapere le vere dinamiche sull’attacco anche dopo che verranno scoperte e ufficialmente diffuse, seguendo invece teoremi infondati ma che rimbalzeranno con insistenza in vari angoli del web. In piccole comunità virtuali legate all’estremismo di destra si parlerà in ogni caso, anche se la teoria fosse totalmente smontata dai fatti, di atto compiuto da estremisti islamici, come si diceva dopo che era stato riportato che uno dei soggetti arrestati era di origine marocchina. Lo stesso avverrebbe, mutatis mutandis, in ambienti islamisti o dell’estrema sinistra. Quello che è certo è che, qualunque siano i motivi dell’attentatore, gli eventi di Quebec City contribuiranno ad accrescere la tensione e la polarizzazione che turbano le nostre società in misura sempre crescente.

vivicentro.it/opinione
vivicentro/Batti e ribatti, ora anche i centri islamici sono diventati obiettivi
lastampa/Se le vittime diventano i musulmani LORENZO VIDINO

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