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Castellammare di Stabia

Basta giochi, è ora che la sinistra italiana faccia l’Europa

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Uno Stato unico dei Paesi comunitari è ben lungi dall’esistere: questo è il punte centrale sul quale dovrebbe misurarsi un’alleanza delle forze che si ispirano a Renzi e Pisapia

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’è sempre molto da dire in un mondo che sta attraversando una crisi epocale come di rado accade nella storia del nostro pianeta. L’ho già scritto più volte, approfondendo l’analisi su vari aspetti che è difficile completare. La scelta di oggi è la sorte della sinistra italiana e anche europea e anche il valore della cittadinanza europea che è ancora ben lungi dall’essere stata realizzata.

Ma comincerò segnalando un fatto che è passato del tutto inosservato, mentre a me sembra inconcepibile. Il fatto è la strage di piazza della Loggia che avvenne quarantatrè anni fa. Ce lo ricordiamo ancora noi vecchi e molti giovani l’hanno appreso dal racconto dei padri. Ebbene: la Cassazione ha condannato pochi giorni fa i due superstiti autori alla pena dell’ergastolo in varie modalità esecutive, data anche la loro vecchiaia. Oltre quarant’anni per una sentenza definitiva. Vi sembra possibile una lentezza di quel genere? Quale effetto ha sull’apprezzamento della giustizia nel nostro Paese? Non ho sentito nessuna voce critica, segno che gli italiani considerano normale una giustizia che impiega quasi mezzo secolo per una sentenza di questa gravità. Lo ripeto: sono stupefatto e allibito. Fine.

E veniamo al tema di oggi: la sinistra in Italia e in Europa e la cittadinanza del popolo europeo. Comincio da questa seconda questione.

Si dice ormai abitualmente che tutti noi nati in Europa in una delle Nazioni che fanno parte dell’Unione, siamo naturalmente cittadini della Nazione, con tutti i diritti e i doveri che essa ci ha attribuito. Qualche diritto in questo senso lo abbiamo: in quegli Stati europei che hanno aderito alla moneta comune (sono 19) i loro cittadini vivono con quella moneta, che è stata chiamata euro. La guadagniamo, la spendiamo, abbiamo una Banca centrale comune, che sovraintende alle Banche centrali nazionali. Otto Stati dell’Unione non hanno invece aderito alla moneta comune e conservano le proprie. Questo li rende alquanto diversi ma non li priva affatto di quella parte di sovranità che prescinde dalla moneta comune, compresa anche la politica economica.

I Paesi dell’Unione erano fino ad un anno fa 28; poi il Regno Unito (Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord) si è staccato dall’Unione europea ed ha perso i diritti e i doveri che finora aveva, tra i quali quello di partecipare al Parlamento europeo. Le trattative per perfezionare questo distacco, che comporta la perdita dei diritti e dei doveri di stampo europeo, sono ancora in corso. Sono previsti due anni per completare questo discorso a meno che non accada entro il suddetto periodo l’impossibile e cioè la sconfitta elettorale dell’attuale governo inglese e la decisione dei vincenti di rientrare nell’Unione europea come se nulla fosse accaduto.
Personalmente mi sembra improbabile, ma non si può escludere. Secondo me sarebbe un fausto evento, anche se non privo di alcune complicanze. Ma torniamo ai cittadini dei 27 Paesi dell’Unione. Quali sono i veri loro diritti e i relativi doveri che li accompagnano? Nessuno, quasi nessuno.

***

Quasi in tutti gli Stati d’Europa c’era un monarca assoluto, i cittadini erano merce se non addirittura schiavi. Il monarca era tutto e aveva tutto. Le famiglie nobili avevano qualche loro diritto, ma mai concesso dal popolo, ma dal Re. Potevano avere la loro milizia, un loro diritto sui contadini che lavoravano i campi, insomma il loro feudo, ma lo governavano in nome del Re ed erano sempre e comunque agli ordini del sovrano, salvo che non si ribellassero e non disputassero il potere col Re e/o con i loro competitori.

In Inghilterra ci fu la guerra delle due Rose, in Francia la rivolta della Borgogna e quella della Normandia. In America, inizialmente colonia in parte inglese, in parte francese nel Nord e in parte spagnola nel Sud, la prima guerra si chiamò di Indipendenza, guidata da Washington che riscattò l’America del Nord dal colonialismo. Poi, parecchi anni dopo ci fu la guerra di Secessione guidata da Lincoln che era alla testa dei nordisti contro i sudisti e fu vinta dopo molti anni con almeno 600 mila morti, una cifra immensa.

Insomma affinché il popolo si componga di cittadini occorre che vi sia uno Stato democratico, gestore del governo e depositario degli interessi generali. Esiste uno Stato europeo di questo tipo? No, non esiste. C’è una confederazione composta dai 27 Stati e da un parlamento composto da delegati eletti in ciascuna delle 27 nazioni in proporzione alla loro popolazione, all’estensione del loro territorio e alla misura del reddito nazionale. Infine esiste la Commissione europea i cui membri sono indicati dai 27 Paesi con l’approvazione del parlamento.

Questo è tutto. I cittadini? Eleggono la loro quota di parlamentari europei, possono circolare liberamente in tutti i Paesi dell’Unione esibendo un documento d’identità. In questo modo sono effettivamente cittadini europei? Direi assolutamente no. Per essere cittadini ci vuole l’esistenza di uno Stato. Ai tempi nostri e in Occidente, quello Stato dev’essere democratico, cioè i suoi dirigenti devono essere eletti dai cittadini o dal Parlamento eletto dai cittadini medesimi. Ma uno Stato europeo è ben lungi dall’esistere. Questo è anzi il punto centrale e su di esso credo debba misurarsi, almeno in Italia, la sinistra. Ed ecco l’altro tema col quale dobbiamo confrontarci.

***

Il Partito democratico nasce dall’Ulivo creato da Romano Prodi che riuscì a mettere insieme i cattolici democratici e i laici post-comunisti. L’Ulivo affrontò le elezioni del 1996 ed ebbe la meglio su Berlusconi che era andato al potere nel 1994. Dopo l’Ulivo Veltroni fondò il Partito democratico. Questa storia l’ho già raccontata domenica scorsa e non starò dunque a ripeterla.

Ma osserviamo la situazione di oggi. Ci saranno proprio oggi le elezioni amministrative in un centinaio di Comuni piccoli e grandi. Il loro peso amministrativo è importante, ma politicamente limitato. Il vero voto politico avverrà nell’aprile del 2018, cioè alla fine della legislatura e del governo Gentiloni che – si spera – lascerà un ricordo positivo per le molte cose ben fatte.

Al suo posto si presenterà Renzi. Da solo o in compagnia? Il Pd è, almeno in teoria, un partito di sinistra, anche se in questi mesi è una sinistra piuttosto decaduta. Ma c’è anche una sinistra dissidente, formata da piccolissime formazioni che rispondono a varie persone. Giuliano Pisapia sta tentando di unificare queste piccole formazioni. L’obiettivo sembrava quello di un’alleanza o addirittura di una coalizione con Renzi e il Pd. Come è la situazione di oggi della sinistra dissidente? Si tratta di cinque o sei piccoli gruppi: Rifondazione comunista, Vendola e i suoi amici politici, Civati, Pisapia e il suo gruppo, Bersani, D’Alema, Cuperlo (che però è ancora dentro il partito). Dei vari incontri alcuni osservatori presenti riferiranno a Franceschini, a Zingaretti, e forse anche a Calenda. Veltroni è fuori gioco, ma osserva con attenzione. Prodi guarda anche lui agli incontri e non più come federatore ma come persona interessata alla sinistra.

Il primo luglio all’iniziativa di Pisapia finalmente sapremo cosa faranno le frazioni dissidenti. Potrebbero arrivare a un 8 per cento tutte insieme o addirittura a un 10 e forse più. Sommato al Pd che conta oggi il 25 per cento ma potrebbe crescere fino al 30-35, l’alleanza con le frazioni di sinistra unificate avrebbe un senso politico. Tutti insieme potrebbero arrivare al 40 per cento. Ma per fare che cosa? In Italia certo, ma a mio avviso soprattutto in Europa.

La cosa più strana di tutti è che questa sinistra che s’intitola ora a Pisapia, dell’Europa non parla affatto. Se li interroghi, rispondono: “L’Europa? Ma certo, noi siamo europeisti”. E che farete? “Tutto quello che bisogna fare”. E se insisti ancora nella domanda alla fine ripetono quella risposta ma nulla più.

Renzi il tema europeo lo conosce invece a fondo, ma dovrebbe parlarne soprattutto con Macron. L’ha fatto? Sì, un colloquio sull’Europa c’è stato. A fondo? Con un programma d’azione che coinvolga anche la Merkel e, per la parte che lo riguarda, anche Draghi? No, questo discorso non risulta che ci sia stato. E invece il tema è questo che giustifica anzi rende indispensabile l’alleanza con la sinistra dissidente. Il resto sono baggianate. Come diceva Spinelli e come dissero molto prima Mazzini e Garibaldi: o si fa l’Europa o si muore. Tenetelo presente, amici di Pisapia. Il resto sono giochi da bambini che attirano purtroppo anche Renzi.

Mazzini, Garibaldi e Cavour. Questa è la triade che dovrebbe essere la bandiera di tutta la sinistra italiana.

vivicentro.it/editoriale
repubblica/Basta giochi, è ora che la sinistra italiana faccia l’Europa (EUGENIO SCALFARI)

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