G
li azzurri sbagliano l’esame più importante: a San Siro finisce 0-0 e a far festa sono gli scandinavi. Buffon dà l’addio alla maglia azzurra in lacrime e ora si rende necessaria una rifondazione del calcio italiano. “Possiamo provare a consolarci pensando, anzi sapendo che in Russia avremmo comunque fatto una brutta fine. Ma adesso, fa male, brucia proprio da morire” commenta Gigi Garanzini.
Una caduta (quasi) mai vista, l’Italia torna indietro di sessant’anni
Questa eliminazione tra i peggiori risultati della nostra Nazionale
Stavolta, a trenta secondi dalla fine, quando Florenzi ha baciato il pallone prima di battere l’ultimo corner, con Buffon in area a saltare, eravamo ancora lì a sperare nel miracolo, nel supplementare della catarsi. Invece Buffon, il solito, vero capitano che ha sentito ancora una volta il dovere di metterci per primo la faccia, resterà scolpito nella memoria di tutti per le sue lacrime in diretta a fine partita. Maronna, che magone. Maronna, in napoletano, perché nessuno degli azzurri in campo stasera merita la benché minima censura: ma l’unico attaccante italiano attualmente di vera caratura internazionale continua a chiamarsi Insigne. E nemmeno un minuto ha giocato, accidenti a Ventura e prima ancora a chi gli ha messo in mano un giocattolo chiamato Nazionale.
Povera Italia. Nella sua attuale pochezza, ha comunque messo in campo tutto quello che aveva, anche di più, e davvero non si può dire che non ci abbia provato. Giocando col cuore in gola per la prima mezz’ora, a discapito di creatività e precisione, poi con una fiammata prolungata che ha prodotto tre palle gol negli ultimi cinque minuti, grazie a Immobile e Florenzi. Lì la squadra avrebbe strameritato di passare in vantaggio, dopo uno strano avvio in cui l’arbitro spagnolo ha prima negato un probabile rigore a Parolo e poi per andar pari, con gli interessi, un altro paio agli svedesi per falli di mano di Darmian e Barzagli. Il momento migliore è arrivato quando Jorginho, messi a fuoco avversari e soprattutto compagni, ha cominciato a dettare i tempi e a trovare spazi profondi per Immobile: così è maturata l’occasione più nitida, salvata da un’uscita anche fortunata del portiere svedese.
Forcing che è continuato in una ripresa in cui la Svezia si è chiusa, se possibile, anche di più. Gli azzurri non hanno mai smesso di provarci, Florenzi ha sfiorato il palo, Ventura ha buttato nella mischia punte e mezzepunte, El Shaarawy alla fine ha costretto il portiere svedese alla vera prodezza. Insomma, e per l’appunto, tutti meno che Insigne, che o non stava bene o avrà detto al ct che cosa pensava di lui e delle sue formazioni. Un mistero, uno dei tanti. Non mancherà, purtroppo, il tempo per chiarirli.
vivicentro.it/cronaca sportiva
vivicentro/Azzurri: una caduta ed una figuraccia (solo) anticipata
lastampa/Una caduta (quasi) mai vista, l’Italia torna indietro di sessant’anni GIGI GARANZINI
Lascia un commento