L’Avellino era considerato ai nastri di partenza del Girone C di Lega Pro facente parte del gruppetto di 5 squadre insieme a Crotone, Catanzaro e Pescara e Foggia, maggiormente accreditate al salto di categoria. La realtà soprattutto per gli irpini è stata diametralmente opposta rispetto ai pronostici di inizio stagione.
IL FLOP DELL’AVELLINO NEL GIRONE C DI LEGA PRO.
L’Avellino, passato dalla guida tecnica di Taurino a quella di Rastelli, è uscito con le ossa rotte da questo disastroso campionato, a dispetto dei tanti investimenti fatti negli ultimi anni. Si calcola infatti che il presidente D’Agostino abbia investito circa 20 milioni di euro nell’ultimo triennio nella squadra irpina senza ottenere alcun risultato rilevante.
Per i lupi irpini, sotto l’iniziale guida tecnica di Taurino, era stato già un inizio da incubo in Lega Pro quest’anno. Solo 4 punti nelle prime cinque giornate di campionato. Peggio era avvenuto solo nella stagione 1993-1994 quando l’Avellino racimolò solo tre punti nelle prime 5 giornate e si alternarono sulla panchina biancoverde ben tre allenatori (Esposito, Ansaloni e Di Somma).
Ma anche la parte restante del torneo, con l’avvento sulla panchina biancoverde di Massimo Rastelli, ex calciatore ed allenatore dell’Avellino, che ha firmato fino al 2024 con possibilità di rinnovo per altri due anni in caso di promozione in Serie B, non è stata caratterizzata da alcun miglioramento né sul piano del gioco che su quello dei risultati, assolutamente deficitari con i lupi che ancora a 2 giornate dalla fine del campionato cercano 1-2 punti per la salvezza matematica.
Tutto ciò nonostante i tanti investimenti del presidente D’Agostino negli ultimi anni e il suo dichiarato tentativo di fare piazza pulita quest’estate di alcuni calciatori che secondo lui nello scorso anno “non si sarebbero dimostrati all’altezza di questi colori, presuntuosi e attaccati ai soldi”, come dichiarato da lui stesso al termine della scorsa stagione.
E la mancanza di gioco e soprattutto di risultati non fa altro che alimentare ancora di più il malcontento della piazza che pure aveva in estate risposto in gran numero alla campagna abbonamenti sottoscrivendo tante tessere a scatola chiusa.
Il caso dell’Avellino dimostra che anche in Lega Pro l’equazione grossi investimenti=grossi risultati non è sempre valida nel calcio.
E’ necessaria anche tantissima competenza e oculatezza nelle scelte che vengono fatte ad ogni livello (non solo le scelte tecniche) e probabilmente soprattutto nell’ultima stagione questo non è avvenuto ad Avellino come dimostrano gli scarsi risultati derivanti dal terreno di gioco.