I viaggiatori dovranno sborsare il 10% in più sui biglietti e sugli abbonamenti dei treni. Il Governo regionale: sevizi migliorati, costi aumentati.
Trenitalia ha annunciato un aumento del 10% di biglietti e abbonamenti (settimanali, mensili e annuali) a cominciare da domenica e dal 1 gennaio 2020, supportata dalla Regione Sicilia che considera i costi della compagnia ferroviaria minori nell’isola rispetto alle altre regioni.
L’aumento del costo dei biglietti scatta subito dopo l’arrivo dei nuovi treni, che sono stati presentati in le scorse settimane a Palermo (e giorno 8 ci sarà il bis a Catania) e che miglioreranno, una volta messi a regime, la circolazione in Sicilia, quantomeno “svecchieranno” la flotta.
Tuttavia i nuovi treni supertecnologici non possono viaggiare in molti luoghi nell’Isola, causa binari e infrastrutture obsolete.
“Le nuove tariffe – ha dichiarato l’assessore ai Trasporti Marco Falcone – sono inevitabili. Nel 2019 infatti abbiamo scongiurato un aumento del 7%. Oggi, a fronte di un miglioramento del servizio e lavori alla rete ferroviaria, il 10% in più credo sia sopportabile dall’utenza”.
Di tenore diverso sono i dati in possesso del Comitato pendolari siciliani (Ciufer) secondo cui i treni siciliani, sarebbero in perenne ritardo. Il comitato pendolari, ha monitorato 9 linee, conteggiando 40.636 minuti di ritardo. È quanto emerge dall’analisi di circa 11mila treni in esercizio lungo la Messina-Catania-Siracusa, Catania-Palermo, Palermo-Trapani, Messina-Palermo, Messina-Sant’Agata di Militello-Palermo, Agrigento-Palermo, Modica-Ragusa-Caltanissetta, Siracusa-Ragusa-Gela e Catania-Caltagirone. Nel dettaglio, dei 749 treni monitorati sulla Catania-Palermo 180 risultano essere arrivati a destinazione in anticipo sull’orario previsto, 32 in orario, 266 con un ritardo entro i 5 minuti, 94 in ritardo di 10 minuti, 63 in ritardo di 20 minuti e 98 oltre i 20 minuti. A ciò si aggiungano 18 treni soppressi e 11 parzialmente soppressi, per complessivi 3.994 treni-chilometro cancellati e 6.581 minuti di ritardo.
Il 4 gennaio scorso ilSole24ore scriveva che “… è molto semplice dimostrare, in proporzione, che i maghrebini, nel medioevo, lungo le vie carovaniere del Sahara, quantunque muniti di cammelli e dromedari, erano più veloci dei treni siciliani. Trapani dista da Catania 315,5 km: il treno copre questa distanza in 6 ore e 30 minuti, se la buona sorte arride ai viaggiatori. Ma il tratto TP-CT è ‘fortunato’, per così dire. Se da Trapani si vuole andare a Messina, se cioè si vogliono percorrere appena 14 km in più (329,3 km), occorrono addirittura più di 8 ore. Il viaggio si trasforma in una vera e propria via crucis – nei termini della sofferenza, non in quelli temporali, dato che la via crucis dura di meno –, se invece, da Trapani dobbiamo raggiungere Ragusa perché sono necessarie 10 ore (quasi 11, a voler esser onesti) per fare 359,1 km”.
L’opinione.
Quanto sopra è una piccola parte di un impareggiabile specchio (la Sicilia) ormai in frantumi, cui ogni singolo pezzo riflette rovine. Mancano infrastrutture viarie e collegamenti con il continente e quelli che ci sono costano parecchio. In Sicilia ci sono livelli di povertà in crescita pure tra chi lavora. I giovani sono sempre più tagliati fuori dall’occupazione. La popolazione è sempre più vecchia. Siamo tra i primi per: abbandono della scuola dell’obbligo; disoccupazione; arretratezza economica-sociale; disorganizzazione pubblico-politica. L’emigrazione sta poi svuotando la forza biologica, artigiana e professionale. Stanno rimanendo gli statali e regionali (mantenuti con il debito pubblico e l’estorsione fiscale ai resilienti conterranei ancora laboriosi, produttivi, operosi e proprietari). Chi può e ha la disponibilità manda persino i figli a studiare fuori dalla Sicilia. Siamo pieni di mafiosi e nuove generazioni di guappi. Abbiamo, guarda caso e da sempre, trasversali Governi regionali, Parlamenti, politici e burocrati, ingordi, apatici e inconcludenti, i cui eletti, incaricati, nominati, assoldati o assunti, spesso, quando non sono persino condannati, sono indagati per corruzione e addirittura per mafia, anche quando ostentano antimafia. Continua da sempre lo spreco di denaro pubblico. La Sicilia sta divenendo un deserto di decadenza e abbandono. I cittadini siciliani si è ormai come inebetiti e rassegnati. Siamo tutti ad aspettare da decenni qualche “messia” e passiamo da un colore politico, di profittatori e predoni, ad un altro analogo, mentre aspettiamo che cambi tutto quando di fatto non muta niente. Ma come si esce da questa annosa trappola ?
L
’immagine di copertina è ricavata da Facebook.
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