La Corte d’Appello di Catania ha assolto Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione Siciliana, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perché “il fatto non sussiste” e da quella di reato elettorale aggravato dall’avere favorito la mafia per non avere commesso il fatto. La Procura, con i Pm Sabrina Gambino e Agata Santonocito, aveva chiesto la condanna di Raffaele Lombardo a sette anni e quattro mesi di reclusione.
La decisione della Corte d’Appello di Catania è arrivata dopo alcune ore di camera di consiglio. Un processo bis in Appello per Lombardo dopo che la Cassazione aveva annullato la precedente sentenza, disponendo un nuovo processo di secondo grado.
“Leggeremo le motivazioni della sentenza e valuteremo se fare ricorso”, ha commentato la Sostituto procuratore generale Gambino.
“Siamo molto soddisfatti. Questa assoluzione è un risultato che rende giustizia alla verità” ha detto l’avvocata Maria Licata, uno dei due legali dell’ex presidente della Regione siciliana Lombardo.
L’inchiesta, dopo due sentenze contrastanti e un annullamento con rinvio della Cassazione, si basava sulle indagini dei Carabinieri del Ros di Catania in merito a rapporti tra politica, imprenditori, “colletti bianchi” e Cosa nostra. Per la Procura Lombardo avrebbe favorito clan e ricevuto voti alle regionali del 2008, quando fu eletto governatore. Al centro del processo, infatti, proprio i presunti contatti di Raffaele Lombardo con esponenti dei clan etnei che l’ex governatore ha sempre negato sostenendo di avere “nuociuto alla mafia come mai nessuno prima di me”, di “non avere incontrato esponenti” delle cosche e di avere “sempre combattuto Cosa nostra”. Per questo i suoi legali, gli avvocati Maria Licata e il professore Vincenzo Maiello, hanno chiesto l’assoluzione del loro assistito “perché il fatto non sussiste”. Nel primo processo d’Appello, annullato con rinvio dalla corte di Cassazione, Lombardo era stato condannato per la sola corruzione elettorale a 2 anni e sei mesi.
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