Arcelor Mittal lascia l’Italia: il colosso ha notificato la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa
Arcelor Mittal lascia l’Italia, e si scatenano le iene e gli sciacalli
A
rcelor Mittal, il colosso dell’acciaio franco-indiano, ha notificato ai commissari straordinari dell’azienda la volontà di rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività di Ilva Spa e di alcune controllate, acquisite secondo l’accordo chiuso il 31 ottobre e chiede ai commissari straordinari di assumere la responsabilità delle attività e dei dipendenti entro 30 giorni rivendicando di avere tutto il diritto di farlo in quanto, dichiara,
“oltre al mancato scudo legale e ai provvedimenti del tribunale di Taranto, anche altri gravi eventi, indipendenti dalla volontà di ArcelorMittal, hanno contribuito a causare una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto”
e conclude:
“Tutte le descritte circostanze attribuiscono alla Società anche il diritto di risolvere il Contratto in base agli applicabili articoli e principi del codice civile italiano”.
Immediata la reazione del Governo che, per mezzo del ministro per lo Sviluppo Economico ha fatto sapere che «il governo non consentirà la chiusura dell’Ilva.» ed insiste affinche l’accordo preso venga applicato e rispettato.
Nell’immediato c’è stato anche un intervento di Landini che aggiunge:
«Noi diciamo inoltre che sarebbe utile un ingresso pubblico, che può essere Cdp. Si potrebbero così introdurre nuovi elementi di garanzia per il governo e per ArcelorMittal»
Ad ora un’unica certezza: questo fulmine era finanche atteso per cui non si può certo parlare di “fulmine a ciel sereno”. Eppure nessuno ha minimamente pensato a porre in campo un adeguato parafulmine, un cosiddetto “piano B”, per, se non altro, parare il colpo e per nessuno intendo proprio nessuno, a destra, a sinistra, sopra, sotto per cui mi indigna l’ennesima manipolazione che da ogni dove, i soliti sciacalli governativi e non, da Salvini a Renzi, passando per Calenda e tant’altri, stanno portando avanti avventandosi sul caso come iene su una carogna per strappare ciascuno un momento di visibilità e fa niente se per farlo girano il coltello nella piaga di migliaia di operai, e degli italiani in genere, continuando unicamente ad aprire la bocca per spargere supercazzole senza senso e senza alcuna aderenza con la realtà, men che meno indicanti una soluzione concreta, reale e fattibile. Solo chiacchiere che si sommano a chiacchiere, e oltretutto da ignoranti se non anche beceri figuri.
Il “Caso” ovviamente occupa le prime pagine, ed i primo posto, in “quasi” tutti i quotidiani nazionali e dico “quasi” perché c’è anche qualcuno, LIBEERO QUOTIDIANO tanto per non far nomi che, sempre pro Caporale Salvini, preferisce puntare su fede, chiesa e cardinali titolando: «Il Vangelo è comunista» Il vescovo di Mazara del Vallo. Il monsignore spiega che con Salvini è difficile dialogare e che i leghisti non sono cattolici poi dice che il Papa non fa politica, semmai sono i compagni ad aver copiato la parola di Gesù.
Che vuoi farci, alcuni sono fatti così e bisogna, o meglio, bisognerebbe ACCETTARLI!
In chiusura eccovi invece i titoli delle altre prime pagine che, invece, hanno scelto di puntare sul grave problema che si è aperto ieri dando, ovviamente, ciascuno la sua lettura e posizionando la croce ora da una parte ora dall’altra ma, chiaramente, senza dare un posizionamento realmente confacente, ma del resto questo non è il loro compito. Loro compito è, appunto, segnalare che una croce esiste. Ai Politici, ma a quelli seri e capaci, non certo a nani e ballerine, men che meno alle iene e agli sciacalli che, purtroppo, abbondano nel Circo Montecitorio sempre comunque con i tendoni alzati e le piste in esercizio.
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