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Castellammare di Stabia

APPROFONDIMENTO, Juve Stabia – Cosenza; il ritorno del condottiero

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er circa quattro anni, dal 2010 al 2014, nelle gare casalinghe della Juve Stabia la lettura delle formazioni ad opera dello speaker veniva intervallata dalla frase “In panchina il nostro condottiero: Mister Piero Braglia!”, e puntualmente il nome del tecnico toscano veniva sommerso da applausi.

Sabato, per la prima volta, Piero Braglia tornerà a camminare su quel campo che lo ha visto scrivere le pagine più belle della Storia della Juve Stabia, e probabilmente, anche sua. Magari un briciolo di confusione porterà Braglia quasi a sedersi sulla panchina di sinistra, quella che per quattro stagioni è stata sua, prima di procedere verso quella di destra, riservata al suo Cosenza.

Inutile negarlo: il ritorno del tecnico toscano al Menti è il fattore che rende ancor più interessante il big match in chiave playoff tra Juve Stabia e Cosenza. Braglia è stato, prima ancora che un allenatore, un vero condottiero, in grado di diffondere la voce ed i pensieri dei tifosi stabiesi.

Così, dopo il pareggio per 0 – 0 del 12 giugno 2011 nella finale di andata contro l’Atletico Roma, Braglia non analizzò la gara, dedicandosi a considerazioni tecnico tattiche, ma parlò come un tifoso della Juve Stabia, attaccando senza mezzi termini la scelta di ridurre la capienza del Flaminio per la gara di ritorno. “Io credo che a Roma debbano venire i tifosi, come vanno a vedere il rugby in 35 mila! Queste son tutte cavolate organizzate apposta…” tuonò Braglia in sala stampa. Sfogata la rabbia per quella che era una palese ingiustizia, Braglia lontano dalle telecamere, come un vero tifoso, si lasciò poi andare ad un pronostico che una settimana dopo diventerà una profezia: “Dite a Presidente di stare tranquillo..a Roma vinciamo due a zero..”.

Questo è stato Braglia per la Juve Stabia e per i suoi tifosi. Un meraviglioso stratega in campo, animato dalla passione per la sua creatura proprio come un tifoso, più che un “semplice” allenatore. La simbiosi, l’empatia che legava Braglia alla Juve Stabia fu evidente nell’ultima tribolata stagione di Serie B. Dopo la sconfitta interna per 2 – 3 contro il Trapani, in seguito alla quale il suo esonero iniziò a prendere forma, Braglia si avviò verso il tunnel degli spogliatoi non riuscendo a trattenere le lacrime. Un’emozione composta, quasi inusuale per un carattere vulcanico come il suo, da cui traspariva la consapevolezza che i destini suoi e della Juve Stabia stavano per separarsi.

Separazione durata solo qualche mese. Dopo lo sterile, e quasi inutile, interregno Pea, Braglia tornò alla guida della squadra stabiese, decidendo di affondare da vero Capitano insieme al vascello gialloblù e, soprattutto, mostrando come quella retrocessione non fosse imputabile (solo) al suo lavoro.

Inutile rimarcare la promozione in Serie B, la vittoria della Coppa Italia di Lega Pro, le due salvezze in cadetteria e l’incredibile cammino in Coppa Italia 2012/13, con le Vespe letali per la Sampdoria ed eliminate solo da una grande Fiorentina. Braglia ha conquistato Castellammare con il suo portamento da difensore della Città e della Juve Stabia, prima ancora che con i risultati. Persino le gradinate del Menti, da circa tre anni colorate di gialloblù, furono una scelta del tecnico,  che rende tutt’ora lo stadio di Via Cosenza meno spettrale nonostante la carenza di tifosi.

L’utopia di inizio stagione, diventata ora solida ambizione, è giustamente di vedere la Juve Stabia crescere insieme all’allievo di Braglia, quel Fabio Caserta che sotto la direzione di Pierino ha vissuto le sue stagioni migliori, magari vivendo un ciclo vincente come quello proprio dell’oggi tecnico del Cosenza. Resta la speranza romantica di rivedere, in un futuro non molto prossimo e perché no, in un’altra veste, quel toscanaccio terribile ancora alla Juve Stabia, così da ricominciare dove tutto si è arrestato.

Raffaele Izzo


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