Le parole di Carlo Ancelotti sull’arrivo a Napoli, sulla Champions League e sulla gestione della rosa
L’allenatore del Napoli, Carlo Ancelotti ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, in cui parla del suo arrivo all’ombra del Vesuvio, della Champions League e della gestione della rosa.
A differenza del passato, l’arrivo a Napoli l’hai tenuto nascosto fino all’ultimo addirittura a Sacchi e a chi ti aveva portato al Bayern, Branchini. Temevi che avrebbero tentato di dissuaderti?
«Il motivo è uno solo: De Laurentiis era in piena trattativa con Sarri, non avevo alcuna intenzione di finirci in mezzo. Mi era stata chiesta la disponibilità nel caso in cui non avessero trovato l’accordo, l’avevo data. In quel periodo si erano fatti avanti ufficialmente solo la Nazionale e il Napoli. In Premier non c’era spazio e io volevo tornare ad allenare tutti i giorni. Napoli la soluzione perfetta. I contatti per me li ha tenuti un avvocato di Parma, Ziccardi. De Laurentiis l’ho incontrato per la prima volta il giorno che mi hai beccato nell’hotel di Roma quando stavo andando a firmare».
Quest’anno siete usciti dalla Champions per una partita sbagliata, l’ultima.
«Sbagliata per te! L’anno scorso in semifinale il Liverpool ne aveva fatti cinque alla Roma».
In seguito, però, ne prese quattro all’Olimpico.
«Anfield è uno stadio complicato. Ti ricordo anche che Klopp ne diede tre al City di Guardiola. Tutto quello che potevamo fare l’abbiamo fatto, ho detto questo ai ragazzi a fine partita, e non dimenticare che nel finale siamo andati vicinissimi all’1-1. Ci ha fregato quel gol di Di Maria a Parigi dove avremmo meritato di vincere».
“Se usciamo siamo dei coglioni” sono parole tue.
«Errore. E’ un falso storico. Quella battuta la feci alla vigilia del ritorno con la Stella Rossa. Dissi esattamente: “Se non passiamo per questa partita siamo dei coglioni”».
A Napoli abbiamo conosciuto un Ancelotti diverso da quello di Madrid: turnazioni massicce, cambiamenti di ruolo. Al Real la formazione la modificavi raramente.
«La spiegazione è semplice: qui ho un gruppo di giocatori più livellato, e poi non cambio per il gusto di cambiare ma per far sentire tutti parte del progetto. Alla lunga paga. Al Real allenavo giocatori come Ronaldo, Benzema, Bale, Sergio Ramos, Alonso, Di Maria, troppa differenza tra loro e le seconde linee potenziali. Certo, avevo anche il giovane Morata. Che è un ottimo attaccante. So che torna all’Atletico».
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