Tre uccisioni su quattro avvengono in famiglia. E nel 2016 hanno ricominciato a crescere
Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state tremila. E nel 2016 i femminicidi sono tornati a crescere rispetto all’anno precedente (+5,6%, da 142 a 150), trend sostanzialmente confermato dai 114 casi – più di uno ogni 3 giorni – dei primi dieci mesi di quest’anno. L’incidenza femminile sul numero di vittime totali di omicidi non è mai stata così elevata, 37,1%: nel 2000 si attestava sul 26,4%. Sono numeri di una strage infinita quelli delineati nel quarto Rapporto Eures sul femminicidio in Italia, pubblicato ala vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Più donne uccise al Nord
Il dato del 2016 si spiega soprattutto con un forte aumento (+30%) rispetto al 2015 di femminicidi nelle regioni del Nord (da 60 a 78, il 52% del totale) e del Centro (da 20 a 26, il 17,3% del totale) mentre al Sud si registra un calo del 25,8% (da 62 a 46, il 30,7% del totale). Anche in termini relativi il nord registra il rischio maggiore, con un indice pari a 5,5 femminicidi ogni milione di donne residenti, a fronte di 4,3 al sud e di 4,2 al centro (4,8 la media nazionale ).A livello regionale nel 2016 il più alto numero di femminicidi si registra in Lombardia (25 vittime), che però in termini relativi (con 4,9 femminicidi per milione di donne residenti) supera solo di poco la media nazionale; seguono il Veneto (17 femminicidi, in forte aumento rispetto ai 7 casi dell’anno precedente) e la Campania, che pure ha visto scendere il numero dei casi da 31 a 16. Quarta in graduatoria l’Emilia Romagna, con 13 vittime, seguita da Piemonte, Toscana e Lazio, con 12 femminicidi ciascuna, tutte caratterizzate da una forte recrudescenza del fenomeno (rispettivamente +50%, +33,3% e +100% tra il 2015 e il 2016). In termini relativi la graduatoria presenta risultati molto differenti, collocando al primo posto la Liguria (7,3 femminicidi per milione di donne residenti), seguita dalla Calabria (7), dal Veneto (6,8) e dal Friuli Venezia Giulia (6,4).
Tre vittime su quattro in famiglia
Il contesto prevalente del femminicidio si conferma anche nel 2016 quello familiare e della sfera affettiva, dove si consumano ben 115 dei 150 casi censiti in Italia (il 76,7% del totale, che sale all’81,3% tra le sole vittime italiane), con un aumento del 3,6% sull’anno precedente. In aumento anche gli altri “femminicidi di prossimità” (nel contesto amicale, lavorativo, di vicinato), saliti da 11 a 18 (+63,8%) tra 2015 e 2016. Stabili invece i femminicidi riferibili alla criminalità (con 16 vittime sia nel 2015 sia nel 2016, il 10,7% di quelle totali). Nell’ultimo anno, i femminicidi ‘di coppia’ rappresentano il 64,3% di quelli familiari: è il tarlo del possesso e della gelosia a spiegare la percentuale più elevata di omicidi di donne (30,3% di quelli familiari), seguiti da quelli scaturiti da conflitti e dissapori quotidiani (24,8%); in crescita (+58,3%) i femminicidi legati all’ampia area del disagio, soprattutto della vittima (19 casi, pari al 17,4% del totale, a fronte dei 12 del 2015), in particolare nelle coppie anziane; nel 13,8% dei casi si rileva un disturbo mentale dell’autore.
Violenze pregresse in un caso su quattro
L’analisi dei femminicidi di coppia evidenzia – secondo l’Eures – una storia di pregresse violenze compiute dall’autore in almeno un quarto dei casi censiti (il 24,2% tra il 2000 e il 2016, che sale al 37,1% nel 2016) e che risultano peraltro note a figure esterne alla coppia stessa nel 69% dei casi. Le principali forme di violenza agita sono la violenza fisica (69% dei casi), le violenze psicologiche (39,7%) e gli “atti persecutori”, il cosiddetto stalking (27,3%). Colpisce che tra i femminicidi segnati da violenze pregresse nel 44,6% dei casi la vittima aveva denunciato l’autore, senza tuttavia ottenere una “protezione” idonea a salvarle la vita. In circa la metà dei casi (il 48,8%) i maltrattamenti subiti dalle vittime di femminicidio avevano un carattere ricorrente.
Le anziane sono più a rischio
P
rosegue nel 2016 l’aumento delle vittime di femminicidio anziane (+7,1%) già segnalato nei precedenti Rapporti: rappresentano il segmento principale di questo fenomeno con 45 femminicidi, pari al 30% dei casi totali e il rischio più elevato (5,9) per milione di donne residenti. La seconda fascia più coinvolta è quella delle 25-34enni (19 vittime, pari al 12,7% e un indice pari a 5,7), vittime prevalenti degli omicidi passionali/del possesso. Seguono le 45-54enni (25 vittime e un indice pari a 5,1), le 35-44enni (22 vittime e 5,0) e le 55-64enni (20 vittime e indice 4,9). Il rischio risulta significativamente inferiore tra le minorenni (2,9 e 14 vittime) e nella fascia 18-24 anni (2,5 e 5 vittime).
Coerentemente con la forte incidenza delle vittime anziane, la maggioranza relativa delle donne uccise (il 26,9% del totale nel 2016) risulta essere pensionata; significativa la quota delle disoccupate e delle casalinghe (18,5%), seguite dalle vittime tra le prostitute (5,9%); tra le vittime impegnate in un’attività lavorativa (il 37% del totale), prevalgono le impiegate (11,8%), davanti a colf e badanti (6,7%) e lavoratrici autonome/imprenditrici (6,7%).
Le vittime straniere salgono di oltre il 40%
Oltre un quarto delle donne uccise in Italia nel 2016 (38, pari al 25,3%) risulta di nazionalità non italiana, con un incremento del 40,7% rispetto al 2015 (quando rappresentavano il 19% dei femminicidi totali). L’aumento dei casi complessivamente registrato nel 2016 (+5,6%) è quindi attribuibile alla sola componente straniera, mentre diminuiscono leggermente i femminicidi di donne italiane (da 115 a 112, pari a -2,6%). Complessivamente tra il 2000 e il 2016 sono state 649 le donne straniere uccise (pari al 22,4% del totale): si tratta nel 58,9% dei casi di “femminicidi etnici”, commessi cioè da autori anch’essi stranieri, spesso connazionali delle vittime, mentre nel 41,1% dei casi l’autore risulta italiano. Diversamente, soltanto un marginale 8% dei femminicidi con vittime italiane è commesso da autori stranieri. Tra le vittime straniere, tra il 2000 e il 2016, l’età media (34,1 anni) risulta molto inferiore a quella delle vittime italiane (51,6), gap dovuto sia alle caratteristiche anagrafiche della popolazione straniera (piu’ giovane di quella italiana), sia alla maggiore incidenza tra le straniere dei contesti omicidiari diversi dalla famiglia, in particolare della criminalità comune. Se tra le sole vittime italiane oltre un terzo (il 36,6%) presenta un’età superiore a 64 anni, tale incidenza scende ad un marginale 2,3% tra quelle straniere.
Nove volte su dieci l’assassino è un uomo
Dal 2000 a oggi, la quasi totalità degli autori di femminicidio risulta essere un uomo (91,9%), a fronte dell’8,1% di donne. La quota si attesta nel 2016 al 92%, salendo al 93% per quelli in ambito familiare). Anche per quanto riguarda l’età degli autori, come per le vittime, si registra un maggiore coinvolgimento di over 64 (23,4% a fronte del 15,8% mediamente rilevato negli ultimi 16 anni) e di 45-54enni (24,1%). L’età media degli autori subisce nell’ultimo anno un netto aumento, passando da 46,3 anni nel periodo 2000-2016 a 50,3 nel 2016.
184 prostitute uccise dal 2000
Il quarto Rapporto Eures accende un cono di luce sui femminicidi con vittime prostitute (184 tra il 2000 e il 2016), ovvero su “quei ‘femminicidi dimenticati che, nonostante l’efferatezza che spesso li caratterizza, raramente raccolgono, da parte delle Istituzioni, dell’opinione pubblica, della società civile e dei media la necessaria attenzione, risultando anche per questo uno dei segmenti del fenomeno con la più alta percentuale di casi irrisolti (il 44,6%, a fronte dell’11,4% dei femminicidi totali)”. Il 51% delle prostitute uccise è censito ancora una volta nel nord del Paese, seguito dal sud (26,6%) e dal centro (22,3%): l’età media delle vittime risulta in questo caso pari a 30,5 anni (di 20 anni inferiore a quella censita per il totale dei femminicidi), con il 70,7% delle vittime 18-34enni. L’84,8% delle vittime è straniera: le 156 prostitute straniere uccise in Italia tra il 2000 e il 2016 rappresentano il 24% di tutte le vittime di omicidio straniere. Tra le nazionalità delle vittime (sempre tra il 2000 e il 2016) prevalgono le nigeriane (25,3%), seguite dalle romene (18%), dalle albanesi (11,3%), dalle moldave (6,7%) e dalle brasiliane (5,3%). Tutti gli autori noti di questi femminicidi risultano di sesso maschile, con una prevalenza di italiani (70,6% dei casi) rispetto al 29.4% di stranieri.
Lascia un commento