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unti Chiave Articolo
Questo il secondo di quattro racconti:
Amelia Ciarnella 1.2: Parole, frasi ed espressioni che più mi hanno divertito nella scuola materna
S i l v i a
Silvia è la bambina più piccola della sezione, ha tre anni appena compiuti ed è così minutina da sembrare una bambolina.
Tutte le compagne la vogliono “adoperare” sempre per farle fare la “figlia piccola”.
Viene perciò cullata a turno continuamente e lei generalmente si presta volentieri al gioco.
Però una mattina non ha voluto essere cullata, “sono grande” ha detto, voglio fare la signora con la borsa!
E presa decisamente una vecchia borsetta, se l’è infilata al braccio ed è andata a fare la spesa.
È stato uno spasso assistere alla scena!
L u i g i
Luigi è un bambino molto simpatico che si impegna in ogni attività della scuola ed è particolarmente geloso dei suoi lavori che esegue sempre con particolare cura.
Oggi dopo aver distribuito le tavolette ed il das, ho promesso ai bambini che se avessero fatto bene il lavoro, lo avrebbero poi portato a casa.
Si sono quindi messi tutti a lavorare con lena e anche Luigi ha iniziato il suo campo di bocce.
Stava dunque modellando le sue bocce e si affaticava per renderle il più tonde possibile, quando Marciano, suo vicino di banco, con una manata gliele ha fatte rotolare tutte per terra.
Luigi, arrabbiatissimo e battendo con forza le mani sporche di das sopra il tavolo ha urlato: “Maestra! Marciano mi ha rotto le palline!”
G i o v a n n i
Siamo in giardino, i bambini si scatenano eccessivamente a giocare con il pallone e a nulla valgono le mie raccomandazioni per timore che si facciano male.
Sono tutti sudati e affannati.
Io allora chiamo quelli più sfrenati facendo capire loro che non si corre in quel modo perché oltre al pericolo di cadere, sudano troppo e si possono ammalare.
Giovanni, un bambino di quattro anni, vivace e molto intelligente, esce dal gruppo e con le mani sui fianchi mi fa: “Uffa, maestra, ma non lo sai che i bambini devono correre forte, sennò le gambe non si allungano mai!”
Arriva il pulmino e scendono pochissimi bambini.
Giovanni saluta e poi mi dice “maestra, oggi voglio acchiappare le mosche perché mi piace tanto!” – Giovanni dico io, ma ti pare che ci possiamo mettere ad acchiappare le mosche con tutto quello che abbiamo da fare? – lui riflette un pò, poi serio serio e appoggiandomi la manina su braccio, mi fa: “maestra facciamo una cosa, tu lavori e io acchiappo le mosche eh?”
E mi guarda aspettando il mio consenso!
A n n a
Primo giorno di scuola.
Ci sono molti bambini nuovi, quasi tutti di tre anni per cui il loro timore è comprensibile.
C’è un bambino che piange disperato perché vuole tenere sempre per mano una sua compagna di giochi e vicina di casa.
Anna però, (questo è il nome della bimba) cerca di evitarlo perché essendo vivacissima, si sente troppo legata e vuole muoversi.
Noi cerchiamo di convincerla a fargli compagnia e a giocare con lui, ma la bambina incollerita e con le lacrime agli occhi ci grida: “ma questo vuole la mamma!
Che sono la sua mamma io?”.
L a f a v o l a
Io dico: “vediamo chi è più bravo ad inventarsi una favola.”
Viene Giovanni, quattro anni e racconta: “il sole era arrabbiatissimo perché c’erano tante nuvole davanti a lui, allora il sole aumentò la sua “bruciabilità” e uscì fuori!!”.
È l’ora della favola.
I bambini sono seduti sulle loro seggioline intorno a me.
Io racconto: “Pinocchio tornato a casa tutto bagnato e affamato, si siede sopra una sedia, appoggia i piedi sul braciere acceso e si addormenta.
I suoi piedi però, che erano di legno, mentre lui dorme si bruciano.
Pinocchio ad un certo punto viene svegliato da alcuni colpi battuti sulla porta.
Era mastro Geppetto che tornava da dove?” domando ai bambini.
Silenzio assoluto.
Io insisto “il carabiniere dove aveva portato mastro Geppetto?”
E Angela, una bimba di tre anni che ancora non parla bene, grida forte: “in castigo!”.
Amelia Ciarnella 1.2: Parole, frasi ed espressioni che più mi hanno divertito nella scuola materna / AMELIA Ciarnella
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