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Castellammare di Stabia

ALIMENTIRE: spettacolo impietoso delle menzogne su alimentazione e cibo

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La scrittrice Arianna Porcelli Safonov porta in scena lo spettacolo Alimentire, specchio impietoso delle menzogne su alimentazione e cibo di cui tutti siamo succubi

Al teatro “Le Muse” di Flero apertura di stagione di sicuro impatto con lo spettacolo “Alimentire” della poliedrica scrittrice Arianna Porcelli Safonov.Questa giovane donna longilinea, si presenta in scena con portamento distinto, gestualità misurata ed elegante, voce pacata, quasi dimessa.

P

oggia i suoi fogli su un leggio (che è l’unico arredo scenografico), raccoglie con garbo il microfono e con altrettanto garbo si presenta al pubblico.Partendo da una storia apparentemente autobiografica la Sofanov ci snocciola tutte le sue riflessioni sagaci sull’alimentazione umana e ce le propina quasi con compiaciuta, benevola perfidia!

Sì perché quasi ogni sua battuta lì per lì ti strappa irresistibilmente una risata.Ma un attimo dopo ti lascia l’amaro in bocca.

Appena realizzi le conseguenze razionali delle sue parole lente, misurate ma che riescono a centrare il bersaglio ad ogni sortita.Ci racconta che il maggiordomo filippino Alvin era il factotum della sua famiglia, incaricato di preparare pranzi più che spartani a base di cibi in scatola o di surgelati vari.

Ciò che causò in lei ed in suo fratello un disinteressamento per il cibo al limite del disgusto.Quando “scopre” che il cibo poteva essere “altro” da quello con cui si pasteggiava in famiglia, si appassiona all’alimentazione umana.

Gli animali , in genere, o sono erbivori o sono carnivori obbligati.Quindi non hanno il problema della scelta su cosa mangiare.

L’uomo è un onnivoro.Cioè può mangiare tutto, sia erbaggi sia carni.

Quindi è in una posizione fortunata: può mangiare di tutto un po’.Per gli animali “distinguere tra cose buone da mangiare e cose cattive è come una seconda natura”.

Essi vanno per istinto e non si pongono neanche il problema.Per l’uomo – onnivoro – “il numero eccessivo di scelte ed alternative possibili – nella scelta del cibo – anziché essere un vantaggio, ultimamente è diventato fonte di ansie e di stress”.Le affermazioni della Safonov non sono improvvisate ma sono frutto della lettura e dello studio dei lavori di Michael Pollan, un giornalista che ha documentato in modo impietoso tutta la filiera dell’agroalimentare della nostra società dell’opulenza.

Nella scelta alimentare l’uomo occidentale non si affida più al buon senso.

Egli si affida alla sua cultura scientifica o pseudo tale.  E qui casca l’asino.L’uomo fa spesso cattivo uso della sua cultura  (poca o tanta che sia).Ai nostri giorni l’alimentazione , infatti, è diventata tendenza, moda, nevrosi, ossessione, fobia… Tutto, tranne che un sano rapporto equilibrato e piacevole per il nostro sostentamento.

Che dovrebbe essere fonte di gioia e di gratificazione.Ed è da queste sue constatazioni che Arianna comincia a fa partire le sue bordate irriverenti verso la società, l’industria agroalimentare ed i suoi sacerdoti che osannano al “bio” ed al “naturale”.

Con grande garbo, ma con fendenti di mordace comicità, svela a tutti le contraddizioni che tentano di conciliare l’inconciliabile.L’industria del “naturale” è una ipocrisia.Un ossimoro, lo definisce lei.

L’industria propina, è vero.Ma anche noi ci facciamo abbindolare dai nuovi guru che sono diventati quelli che una volta si chiamavano cuochi e camerieri.Adesso si chiamano chef o maitre (con parole francesi!), guai a sbagliare.

Mentre il menù (parola francese), adesso si deve chiamare carta: la carta dei vini, la carta delle acque (sic), la carta dei formaggi…

Tutti ormai ci siamo fatti contagiare dalla smania dei ristoranti stellati, dove impera la “nouvelle cousine”,  caratterizzata da tanto fumo e poco arrosto.Intanto nella “carta” le varie portate non sono semplicemente elencate ma descritte in modo ampolloso come un tema di fantasia.Ti propongono della carne con verdura cruda di contorno?

Ti dicono che sono dei bocconcini di muscolo trapezio stufati à la barilée e adagiati su un letto di foglie di verdurine di prato con di germogli di erba mammolina appena nata.E non solo te lo scrivono, ma quando ti portano (finalmente) il piatto in tavola (spesso miserino nelle porzioni), il messo di turno (assurto a maitre) riattacca la tiritera incomprensibile (ma che vorrebbe impressionarti)  , aggiungendo ulteriori, indispensabili dettagli sul metodo e tempo di cottura.

Non tenendo conto che tu vorresti gustarti il tuo pasto in santa pace, senza nessuno che ti rompa i santissimi.Son tutte tematiche e situazioni che l’autrice coglie con sagacia ed occhio critico e poi distilla perle di sadica comicità.

Lei ci regala risate tragicomiche, comico tragiche!Sì, perché appena senti una delle sue sferzate satiriche dapprima ti scappa la risata spontanea, piacevole, ma subito dopo ne cogli l’aspetto razionale e il sorriso si tramuta in consapevolezza.

La consapevolezza della fregatura di cui siamo vittime, che – poi -per autoassolverci ci definiamo “inconsapevoli”.  Vittime inconsapevoli!?Subito realizzi che stai ridendo di te stesso e delle tue stupide manie che ti rendono succube di mode, tendenze che poco hanno di salutistico.Ma molto hanno di presa per i fondelli da parte di chi si presta a far da manipolatore: “opinion leader, influencer”, dietologi e nutrizionisti compiacenti ed interessati, giornalisti che inneggiano ai “più sani più belli”.

Chirurghi estetici che aiutano ad illudersi che la vecchiaia non esiste…

La Sofanov riesce da sola a catalizzare l’attenzione ininterrottamente per quasi due ore, senza stancare.Lanciando strali e fendenti a dritta e a manca e senza fare sconti a nessuno: produttori e consumatori del “bio” e del “naturale”.

Spigliata la “nostra” Arianna, sul palcoscenico, in cui si muove con assoluta padronanza della scena e riesce con garbo a bacchettare qualche spettatore che continua a trafficare  e rumoreggiare nelle prime file.Battuta sempre pronta a cogliere ogni umore della sala.

Ma anche a redarguire qualche importuno squillo del solito cellulare: “vi cercano in tanti stasera, vero?!”.La splendida Arianna Porcelli Sofonov, possiede anche l’autoironia di scherzare sul suo cognome russo: vi informo che mio padre è russo. “Eventualmente a fine spettacolo restituiremo il costo del biglietto, a chi facesse reclamo…”. Ineffabile.Riuscire a cogliere lo scontento che serpeggia in una parte della società italiana in seguito alle tragiche vicende belliche in Ucraina e scherzarci sopra con tanta laevitas.

Lo spettacolo si conclude con la ricomparsa dell’enigmatico maggiordomo Alvin scoperto a mangiare un gattino cotto alla griglia.Rimproverato aspramente  per il sacrilegio perpetrato verso un gattino di famiglia egli candidamente ribatte: perché galletto sì e micino no?

Sala gremita all’inverosimile.Il botteghino ha realizzato il sold out.

Pubblico elettrizzato che ha elargito applausi a valanga, a scena aperta ininterrottamente e copiosamente nel finale.Spettacolo degno di essere considerato un autentico strumento di salute pubblica.  Un vero servizio di pubblica utilità ed una salutare strattonata destinata al risveglio delle nostre coscienze , adagiate ed assopite sulle mollezze dell’opulenza estrema.

di Carmelo TOSCANO

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