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l fiume Alcantàra nasce alle pendici dell’Etna e rapido scende verso il mare scavandosi il letto tra le colate laviche, che in certi punti vengono letteralmente tagliate a strapiombo dalla veemenza della corrente. In questi punti ti trovi quasi in ostaggio tra pareti di roccia altissime che formano delle gole gigantesche, con acque gelide al fondo e spicchi di cielo in alto, che ti promettono la libertà di ritrovare spazi più ariosi. Andarci in un giorno di canicola estiva e provare il refrigerio di acque gelide che ti rianimano dalla calura, è una emozione indicibile.
Ma indimenticabile è lo spettacolo notturno che il regista catanese Giovanni Anfuso ha avuto l’ardimento di ambientare sulle rive del fiume: una originalissima rappresentazione dell’Inferno di Dante: gli spettatori sistemati sulla riva sinistra, il fiume con suo luccichio notturno in mezzo e lo spettacolo allestito sulla riva destra, dove una parete di roccia si innalza verticale a strapiombo ed al suo fianco dei massi più bassi – ma sempre enormi – ospitano qualche raro albero dalla verde, fitta chioma.
Prima dello spettacolo, dal livello stradale del parcheggio, bisogna scendere in basso un dislivello di un centinaio di metri, tra scalinate in mezzo al verde ed ascensori vari: si entra subito psicologicamente in sintonia con la “discesa agli inferi”. Una volta sistematisi sulla riva, scandita di fiaccole, un sapientissimo gioco di luci, ora blu elettrico ora rosse, poi bianco accecante, creano una atmosfera trasognata. Gli effetti sonori sono ad un volume sostenuto, ma sono talmente appropriati che non disturbano affatto. Qualche minuto di attesa ed i personaggi danteschi entrano in azione, in una ambientazione scenica che sembra proprio congeniale al divino poema.
La rivisitazione dei versi danteschi, aiutata dalla suggestione della magia teatrale , comincia a scorrere fluida e piacevole, come quando incontri un amico dopo lungo tempo e subito con lui ti ritrovi a tuo agio.
Come d’incanto cominciano a ripassarti davanti agli occhi ed all’animo la “selva oscura” e l’ascesa al monte, ostacolata dalle tre fiere, che non si vedono, ma vengono icasticamente evocate dal personaggio Dante, di rosso-vestito, che tenta la salita abbarbicato tra i basalti etnei. “Caròn dimonio” si materializza più in là, in mezzo al guado: “batte col remo” le anime dannate e sferza le onde del fiume, formando un gocciolìo di acque che in controluce sembrano tanti cristalli multicolori. Ma ecco che all’altro estremo della corrente si avvicinano due figure avvolte di bianchi panni, a mo’ di sudario. Stanno vicine e procedono quasi smarrite. Le scorge anche Dante e chiede a Francesca di svelarci la sua pietosa storia e quella del suo Paolo, che assisterà – muto e sgomento – alla rievocazione del loro “disperato dolor”.
Siamo tutti tornati ai nostri anni giovanili quando ci esaltavamo al sapere che “Amor, al cor gentile ratto si apprende”. Dante a sentire cotanto strazio ha come un deliquio e nel frattempo dall’alto di una rupe alberata compare un barbuto , dall’aspetto ieratico. E’ quell’Ulisse medioevale che rimarca per noi: “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Sentirselo ripetere sulla riva di un fiume , in una notte di mezza estate, sotto un cielo stellato nerissimo, trapunto di stelle, ti da una emozione interiore che va dritta al cuore. Ma da tanta sublime elevazione spirituale la natura umana riesce a trascendere fino a bassezze inenarrabili: vien naturale pensarlo, quando sulla riva vedi un uomo che si accanisce a martoriare la testa di un altro uomo. Il conte Ugolino viene distolto dalla sua eterna, perpetua vendetta e ci fa rivivere la tragedia della morte sua e dei suoi tre figli innocenti…
Spettacolo, evocativo, onirico, trasognato…che non si dimentica facilmente quello allestito in queste serate di luglio ed agosto, nelle Gole dell’Alcàntara, a cura della “Vision Sicily” con il patrocinio della Regione Sicilia e dei comuni di Castiglione di Sicilia e di Motta Camastra, nonché dell’ Ente Parco Fluviale Alcàntara.
È un ottimo modello di offerta culturale a disposizione del turismo stanziale stagionale, che soggiorna nel taorminese e nel catanese.
Lo spettacolo viene riproposto nei fine settimana, con tre repliche per sera. Unica pecca organizzativa che ci sentiamo di rilevare sono i tempi stretti, tra una replica e l’altra. Chi viene per la prima volta o chi torna in un ambiente così magistralmente suggestivo, finito lo spettacolo vorrebbe attardarsi, guardarsi intono, fare qualche ormai “inevitabile” foto, per potersi risvegliare gradatamente dalla magia della rappresentazione, non ne ha assolutamente modo. Il personale di servizio, garbatamente, ti caccia quasi via. “Show must go on”, lo spettacolo deve continuare: fuori gli uni, avanti gli altri. Veloci!!!
E’ stato un brutto risveglio dopo un piacevolissimo spettacolo.
Carmelo Toscano
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