Shishmaref: il villaggio si trova sull’isola di Sarycev, nel mare dei Ciukci
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hishmaref, a nord dello stretto di Bering, finirà inghiottito dal mare. In meno di trent’anni, infatti, le onde hanno eroso oltre un chilometro di costa. Gli abitanti corrono ai ripari e decidono – con un referendum – di lasciare le terre che abitano da 500 anni. Ma il problema è trovare i fondi.
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Ce ne da testimonianza e nota Nadia Ferrigo nell’articolo di oggi su la Stampa:
Shishmaref, il villaggio dell’Alaska che trasloca per non sparire NADIA FERRIGO
Il mare ha eroso un chilometro di costa, gli abitanti con un referendum decidono di spostare le loro case. Ora il problema è trovare i fondi
Il nonnetto protagonista di «Up», capolavoro firmato Pixar, salva il suo vecchio cottage dalla demolizione grazie a una nuvola di palloncini gonfiati a elio. Peccato sia una buona idea giusto in un cartone animato. Anche gli abitanti del villaggio di Shishmaref, a nord dello stretto di Bering, sono alle prese con lo stesso problema: se non trovano il modo di traslocare case ed edifici, si dovranno presto rassegnare e lasciare che vengano inghiottiti dal mare. La decisione di spostarsi in un posto più sicuro, anche se significa abbandonare le terre che abitano da 500 anni, è stata presa dalla popolazione con il primo referendum del genere indetto negli Stati Uniti: i «sì» hanno vinto contro i «no» per 89 voti a 68.
In Alaska le conseguenze del cambiamento climatico minacciano circa 200 villaggi: l’aumento delle temperature assottiglia e scioglie il permafrost, strato ghiacciato che sostiene circa l’80 per cento del territorio del Paese. Shishmaref si trova su una piccola isola costiera e i suoi abitanti, per lo più eschimesi Inupiat, per secoli hanno vissuto di pesca e caccia alle foche, ma avventurarsi tra i ghiacci è sempre più rischioso: in meno di trent’anni le onde hanno eroso oltre un chilometro di costa. «Dal 2000 a oggi abbiamo dovuto spostare tredici case da una parte all’altra del villaggio – ha spiegato Esau Sinnock, 19 anni, attivista e ambientalista -. Non possiamo fare nulla, dobbiamo andarcene: nel giro di due decenni l’intera isola sarà spazzata via». Stabilito che spostarsi è il male minore e ancor prima di decidere dove, il problema più grande è trovare i fondi per traslocare la cittadina.
Nel 2003 il governo americano commissionò un’indagine sui villaggi a rischio al Governement Accountability Office, sezione investigativa del Congresso degli Stati Uniti. Nel report, aggiornato l’ultima volta nel 2009, viene stilata una lista di trentuno villaggi nativi che rischiano di scomparire per colpa dei cambiamenti climatici. Per quattro di questi – Kivalina, Koyukuk, Newtok e Shishmaref – il responso è stato assolutamente chiaro: per sfuggire all’avanzata del mare, avrebbero dovuto spostarsi «il prima possibile». Muri e barriere non servono a nulla, così sono state valutate le possibili opzioni per la ricollocazione e individuata una zona circa quindici miglia più a Sud.
Negli anni il villaggio ha ricevuto dei contributi per i danni causati dagli allagamenti, che nella brutta stagione arrivano a sommergere le case, ma non esistono programmi di assistenza per il trasloco di intere città: nel report anche questo punto viene sottolineato con chiarezza. «Nel 2006 il costo stimato era tra i 100 e i 200 milioni di dollari – ha commentato Donna Barr, che fa parte del consiglio comunale della città -. Oggi sarà decisamente più alto. E non abbiamo idea di come fare». Ora la sfida da affrontare è trovare i soldi per il primo trasloco di massa della storia.
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