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Al Senato della Repubblica: “ La violenza di genere dalla A alla Z”

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Al Senato, nella sala Nassirya si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del manuale “La violenza di genere dalla A alla Z”.



Al Senato della Repubblica: “ La violenza di genere dalla A alla Z”

Roma- Nella giornata di ieri, al Senato della Repubblica, nella sala Nassirya si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del manuale “La violenza di genere dalla A alla Z” Armando Editore a cura della dott.ssa Virginia Ciaravolo.

Negli ultimi anni, i casi di femminicidio sono aumentati spaventosamente: è la piaga dei nostri tempi, che indica quanto i retaggi culturali del patriarcato continuino ad influenzare i comportamenti di tanti uomini che si sentono legittimati a decidere della vita delle donne che dicono di “amare”.

La violenza di genere dalla A alla Z

Il manuale ripercorre attraverso le 21 lettere alfabetiche tutte le sfumature, ombre, informazioni riguardo il triste fenomeno della violenza di genere. Alla presentazione hanno partecipato la Senatrice Valeria Valente, la Senatrice Valeria Fedeli, il Prefetto de Iesu e la curatrice Virginia Ciaravolo, il Generale di Corpo d’Armata Rosario Castellano, Comandante militare della Capitale, il Tenente Colonnello Antonio Grilletto, il tenente Francesca Rea e la già Ministra Elisabetta Trenta.

Presenti altresì una parte del nutrito stuolo di autori, tra i quali: il giornalista Mauro Valentini, le psicoterapeute Liuva Capezzani e Valentina Tanini, gli avvocati Simona d’Aquilio e Giuseppe Bartilotti, la criminologa Antonella Cortese, la psicoterapeuta Katia Pacelli, lo psicoterapeuta Francesco Tortono, la vicepresidente dell’associazione Mai più violenza infinita ONLUS Rosa Praticò, la Presidente di Salvamamme M. Grazia Passeri a cui andranno i proventi del libro e Iris Mezzetti, la splendida mamma di Andrea.



“La violenza di genere è un fenomeno strutturale e complesso – ha affermato nel suo intervento la Senatrice Fedeli – che non può essere affrontato con approssimazione e richiede sinergia di competenze che vanno formate in ogni campo: dalla scuola, alle forze dell’ordine, agli avvocati, i giudici, gli assistenti sociali, il personale medico, il mondo dell’informazione”.

In effetti, che ancora oggi, nel 2021, si debba riscontrare come molto spesso il luogo meno sicuro per la propria incolumità sia tra le mura domestiche, dovrebbe farci riflettere su quanto ci sia da lavorare soprattutto a livello culturale: perché ancora oggi, così tanti uomini rivendicano diritti di possesso e comando sulle donne con cui convivono? Al di là del tipo di legame che intercorre tra le parti, esiste una credenza di fondo – alimentata per secoli dalla cultura patriarcale – per cui comportamenti prevaricanti, tesi ad umiliare, mortificare, sottomettere la parte femminile sono concepiti come giustificabili, accettabili.

Il vecchio detto “tra moglie e marito non mettere il dito” e l’idea diffusa tra conoscenti/vicini di casa/familiari, per cui non bisogna intromettersi in quel che succede tra le mura domestiche altrui, ha “giustificato” comportamenti omertosi che -detto crudelmente- con “complicità” hanno spesso creato le condizioni per il verificarsi di eventi conclusisi tragicamente.

Unico dato positivo: negli ultimi anni, sempre più donne hanno trovato il coraggio di chiedere aiuto, contattando le Forze dell’Ordine e denunciando. E’ un segnale importante, considerando che per anni, molte donne hanno silenziosamente taciuto e subito confidando nella Speranza di un ravvedimento da parte dell’uomo che per anni lentamente con cattiverie e violenze le “uccideva”.

Esiste infatti, ancora prima della “morte” vera e propria, una “morte dell’anima” che spegne la luce negli occhi delle vittime: condannate all’isolamento, sono costrette ad indossare “maschere di circostanza” dinanzi a conoscenti e familiari, troppo vigliacchi per accorgersi delle espressioni forzate e quindi coraggiosamente chiedere alla donna “Come stai?” -per davvero-.
Mai come in queste circostanze la domanda “Come stai?” può fare la differenza: se chiesta con coraggio, consapevoli che può risultare come un “salvagente” per chi risponderà, implica una “presa in carico” di questa vita sofferente, che desidera tanto Vivere, ma che non riesce, perché intrappolata in una realtà velenosa e tossica che la sta consumando…

Ma quanti sono disposti a prendersi carico di un’altra vita, oltre alla propria?

I tempi stanno cambiando: le Forze dell’Ordine sono sempre più preparate nel saper gestire le richiesta di aiuto da parte delle vittime.

Nella società civile esistono già -da tempo- realtà dove chi ha bisogno, potrà trovare ascolto, aiuto, cura.

E’ un segnale importante, che fa capire come il problema della violenza sia un problema della società -non circoscritto alle mura domestiche- e che le vittime, al bisogno, possono e devono rivolgersi direttamente allo Stato.

E’ dopotutto, una ferita che lacera tutto il Paese e lo danneggia non poco: in una società dove le donne vengono ammazzate semplicemente perché rivendicano la propria libertà, come può dunque questo Paese ambire al progresso, alla crescita e allo sviluppo?

Le donne sono cittadine, ciascuna è chiamata in virtù della Cittadinanza a diritti e doveri: hanno il diritto-dovere di poter vivere, studiare, lavorare e contribuire alla crescita del proprio Paese, come possono farlo se un uomo rivendica su di loro il diritto di vita e di morte condizionando la loro vita fino ad annullarne la dignità?

Per questo motivo, alle donne che vivono circostanze familiari “non normali”, intrappolate in legami tossici, va dato innanzitutto l’aiuto per Capire di Non avere Colpa se ci si ritrova in queste condizioni, che non se le meritano, e che possono e devono rivendicare la propria Libertà.


Le Nazioni Unite (1993) definiscono la violenza come “qualsiasi atto di violenza di genere che provoca o possa provocare danni fisici, sessuali o psicologici […], incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia che si verifichi nella vita pubblica o privata”.

-La Convenzione di Istanbul (2011) all’art. 3 dichiara che:

con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata;

l’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima;

con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini;

l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato;

per “vittima” si intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o i comportamenti di cui ai precedenti commi a e b;

con il termine “donne” sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18 anni

Le vittime di violenza hanno diritto al gratuito patrocinio indipendentemente dal reddito. – Testo Unico in materia di Spese di Giustizia (T.U.S.G.)

Tra le realtà più importanti e che da anni riescono lavorano sul territorio c’è Libera dalla Violenza : un movimento apartitico che nel 2013 ha ideato, realizzato e gestisce lo sportello online -primo in Italia nel suo genere- anonimo e gratuito, a disposizione -su tutto il territorio nazionale- di chi è vittima di violenza di genere.

La fondatrice è l’Avvocato Penalista Libera Cesino, da sempre impegnata su questi temi: è sua la proposta di legge per la Regione Campania sul fondo orfani da femminicidio che ha poi portato alla promulgazione della legge regionale e della legge nazionale n.4/2018, che tutela gli orfani a causa di crimini domestici.

L’Associazione Libera dalla Violenza si occupa di formare le persone, attraverso lezioni e seminari, sulla prevenzione della violenza insegnando:

-La mediazione scolastica dei conflitti, (prevenzione e contrasto del bullismo, baby gang, violenza di genere, ecc.).

-La mediazione familiare, in cui ci si avvale della Collaborazione e del Sostegno dei Centri di Ascolto locali, di incontri, anche online, e viene suggerita anche in casi di separazione NON violenta.

-La mediazione religiosa, che include anche la mediazione familiare supportata anche dai Centri di Ascolto locali.

Libera dalla Violenza è il punto di riferimento e di aiuto a livello nazionale, composto da una Rete di Scopo formata da professionisti e non, pronti ad ascoltare chi ha bisogno di aiuto tramite un semplice primo contatto online, con cui si può instaurare una relazione immediata e informale, con cui richiedere aiuto, o una semplice consulenza.

E’ IMPORTANTE INNANZITUTTO AVERE CONSAPEVOLEZZA e riconoscere di essere vittima di violenza, tenendo presente che :La violenza non è mai colpa della vittima.

SEGNALI PER RICONOSCERE LA VIOLENZA

Da quando state insieme ti ha allontanato dai tuoi amici, parenti, dal lavoro e/o dai tuoi interessi?

Si rivolge a te con parole dispregiative che ledono la tua dignità?

Anche davanti all’evidenza della tua buona fede, ti ha mai accusato di mentire?

È una persona eccessivamente gelosa, ti accusa senza motivo che tu possa volere altri partner?

Vuole controllarti fisicamente, economicamente o altro, ad esempio dicendoti come devi vestirti?

Controlla i tuoi social, pretende che il tuo “nome account” includa anche il suo nome e/o cognome?

Quando ti trovi col partner ti senti perennemente sotto accusa?

Senti che il tuo amore nei confronti del partner è usato come pretesto per ottenere quello che vuole?

Senti che il partner ti abbia forzato a compiere atti sessuali contro la tua volontà?

Senti di essere in tensione quando ti trovi col partner, soprattutto durante le discussioni?

Ti ha mai colpito anche se non direttamente?

Ha mai detto che, se doveste lasciarvi, non vivrebbe senza te o ha mai minacciato di suicidarsi?

Ti chiede scusa ed è eccessivamente amorevole dopo averti fatto del male?

COME STAI?

Ti senti in isolamento?

Hai paura?

Ti senti triste quando sei col partner?

Hai cominciato a dormire male o soffri d’insonnia?

Hai perso il lavoro per il suo eccessivo controllo?

Hai perso la tua autonomia psicologica ed economica?

Hai disturbi psico-somatici?

Il tuo rapporto con il cibo è cambiato?

Se hai risposto di SI ad alcune di queste domande, non avere né paura, né vergogna di chiedere aiuto.

Ci si può rivolgere alle Forze dell’Ordine, ai Centri di ascolto nella zona in cui vivi, alle associazioni in supporto delle vittime di violenza –Libera dalla Violenza tra questi.

Quel che è importante capire, sia per gli uomini che per le donne, è che bisogna Cambiare la mentalità ancora diffusa che vede l’uomo come la parte dominante nelle relazioni: il ricorso alla violenza, fisica, psicologica non può e non deve essere giustificata, non più.

Ne va della Vita di tante vittime innocenti ed è importante se si ambisce a vivere in un Paese civile.

Stéphanie Esposito Perna / Redazione Campania


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