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A Riace non c’è pace: il neo sindaco ineleggibile?

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RIACE – In Italia, oggi che il vento è cambiato, vanno di moda quelli nati bulli e che, crescendo, si rivelano caporali (video) atteggiandosi a duri e puri.

A Riace non c’è pace: il neo sindaco ineleggibile?

span style="color: #000000;">Oggi sono in voga quelli che si atteggiano a duri e puri, quelli, insomma, nati bulli e che, crescendo, si confermano caporali ma amano farsi passare per altro e farsi chiamare, magari, Capitano o anche più.

Prima il sindaco dell’accoglienza Mimmo Lucano: dapprima inquisito, poi arrestato ed infine esiliato dal suo paese.

Adesso il neo-sindaco appena eletto, Antonio Trifoli, viene contestato dal lato giuridico circa la sua eleggibilità. Ci si appella all’art. 60 del D.Lgs. 18.08.2000, n. 267, Testo Unico degli Enti Locali (T.U.E.L. ), che detta norme precise per disciplinare le elezioni periferiche.

Il neo-sindaco Trifoli, come lavoro faceva il vigile urbano a tempo determinato alle dipendenze del comune di Riace. Per poter partecipare alle elezioni in qualità di candidato ha dovuto chiedere regolare aspettativa. Che gli veniva concessa. E i risultati delle elezioni lo hanno visto sindaco, eletto con il 41% dei voti, con 400 e passa voti.

Ma spulciando la normativa ci si è accorti che l’istituto dell’aspettativa è previsto solo per i dipendenti a tempo indeterminato. Mentre il vigile Trifoli risulta essere un dipendente a tempo determinato. Quindi non poteva avvalersi dell’aspettativa contemplata dal T.U.E.L. Nel suo caso, il vigile poteva solo avvalersi delle dimissioni, e non dell’aspettativa.

In molti oggi si chiedono come mai gli organi amministrativi preposti al controllo della correttezza delle procedure elettorali siano scivolati in una simile svista. La Prefettura, così ligia nel fare le pulci agli atti di governo della giunta Lucano, diventa di colpo così strabica da farsi sfuggire una simile incongruenza?

Qualcuno obietta che l’errore, se di errore trattasi, è da attribuire alla stessa amministrazione comunale di Riace in carica (la ex di Lucano, per intenderci) che non avrebbe dovuto neanche accordare la aspettativa, ma richiedere al proprio dipendente l’interruzione del contratto.

Anche l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) si è espressa in sintonia con il citato Testo Unico, ribadendo che l’aspettativa spetta solo ai dipendenti a tempo indeterminato.

A Riace, ci si trova con un sindaco democraticamente eletto, seppure con una battaglia elettorale giocata casa per casa, porta per porta… se le norme giuridiche non sono state rispettate, formalmente e sostanzialmente, cosa bisogna fare? Rifare le elezioni o far finta di nulla? È un dilemma arduo. Perché adesso sorge spontanea una domanda: per il sindaco Lucano si è parlato di irregolarità amministrative, pur sapendo che egli personalmente non ha agito per scopo di lucro. A Lucano vengono contestati diversi reati amministrativi, tra cui “erogazione di servizi a favore di soggetti diversi da quelli ammessi all’accoglienza”. Ed inoltre scarsa diligenza nella tenuta del data-base. In sostanza a Riace si dava accoglienza a più persone di quante ne figuravano ufficialmente dagli elenchi. Cioè con gli stessi soldi si riusciva ad aiutare più persone del previsto. Senza elemosinare altri contributi.

Oggi che il vento è cambiato, questo zelo da buon padre di famiglia che fa bastare la minestra per tutti, viene tacciato come “buonismo sinistro”. Ovviamente. Adesso sono in voga i duri ed i puri. E’ naturale che adesso tutti gli occhi della pubblica opinione saranno puntati sulla loro “purezza “ nell’applicare la legge anche in questo caso spinoso del sindaco Trifoli.

Qui si parrà la loro nobilitate”. E noi li attendiamo con animo trepido, per le sorti della nostra Italia, per cui ci sentiamo di concludere con il solito auspicio: Dio salvi l’Italia.

Carmelo TOSCANO

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