Il 2020 è ormai agli sgoccioli, gli impegni calcistici sono terminati ed è ora di tirare le somme sull’anno passato. Il Napoli ha vissuto un’anno veramente particolare, sicuramente uno dei più strani dell’era De Laurentiis. Ma che voto si meritano gli azzurri? Analizziamo tutto il 2020 del Napoli.
Gennaio-marzo: primi mesi dell’era Gattuso
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L’inizio del 2020 è coinciso con i primi mesi di Gattuso a Napoli. Il tecnico calabrese era subentrato ad Ancelotti a metà dicembre e la sua avventura non era cominciata bene con una sconfitta interna con il Parma. Gennaio non cominciò meglio con 3 sconfitte di fila con Inter, Lazio e Fiorentina. I primi detrattori del tecnico cominciano a farsi sentire e a rimpiangere l’esonerato Ancelotti, accasatosi all’Everton una settimana dopo l’esonero. Gattuso chiede a gran voce al presidente degli acquisti per attuare un 4-3-3 e completare un centrocampo privo di giocatori di sostanza. Nel mercato invernale arrivano Demme dal Lipsia, Lobotka dal Celta Vigo e Politano dall’Inter, prenotati per giugno Petagna della Spal e Rrahmani dell’Hellas. Il presidente decide per la prima volta di investire tanti soldi nel mercato invernale per tentare la rimonta alle prime 4 posizioni. Gli acquisti arrivano e con loro le prime grandi prestazioni. Il Napoli vince al San Paolo con la Juventus e l’ambiente azzurro torna a caricarsi e a credere in una rimonta. Febbraio è ricco di vittorie e prestazioni esaltanti per gli azzurri, merito soprattutto dell’equilibrio che dà Demme in mezzo al campo. Gli azzurri riescono ad intimorire addirittura il Barcellona, arrivato al San Paolo per l’andata degli ottavi di finale di Champions League. Il Napoli sembra aver trovato la giusta strada da seguire e comincia a risalire la classifica, ma arriva il covid e tutto si complica…
Aprile- giugno: dopo il lockdown il primo trofeo
La pandemia obbliga l’Italia e il mondo a fermarsi, e il calcio non è immune da questi provvedimenti. Il campionato si ferma e gli allenamenti sono sospesi. I dirigenti delle squadre e della Lega cominciano a riunirsi per trovare un modo per portare a termine il campionato. La Coppa Italia e la Serie A ripartono a fine giugno. Il Napoli è tra le prime squadre a tornare in campo in occasione della gara di ritorno della semifinale di Coppa Italia con l’Inter. Il Napoli riesce a qualificarsi per la finale contro la Juve e concorre quindi per l’assegnazione del primo trofeo stagionale. La finale si tiene a Roma a porte chiuse il 17 giugno e il Napoli vince ai rigori. Gli azzurri si aggiudicano quindi il primo trofeo stagionale e conquistano in anticipo la qualificazione ai gironi dell’attuale Europa League. Il campionato riparte a fine giugno e il Napoli ha l’obiettivo di ridurre il gap che la divide dall’Atalanta. Lo scontro diretto decisivo con l’Atalanta a inizio luglio spegne le speranze degli azzurri che escono sconfitti dallo Stadio Atleti Azzurri d’Italia e finiscono a -12 dai bergamaschi.
Luglio-settembre: la disfatta di Barcellona
Il campionato procede e si avvia alla conclusione, ma gli azzurri non hanno nulla da giocarsi: le prime 4 sono ormai troppo lontane e la qualificazione ai gironi dell’Europa League è già arrivata con la vittoria della Coppa Italia. Gattuso ha l’arduo compito di mantenere alta la concentrazione per evitare brutte figure in campionato, ma soprattutto per arrivare al meglio al big match di Champions League con il Barcellona in programma l’8 agosto. Gli azzurri terminano il campionato piazzandosi al settimo posto e la sensazione è che il Napoli possa andare a Barcellona per giocarsi la qualificazione per i quarti, visto l’1-1 dell’andata. Luglio termina con il primo grande colpo del mercato azzurro: Osimhen diventa ufficialmente un calciatore del Napoli il 31 luglio per 70 milioni di euro più 10 di bonus. E’ chiaramente il segnale di una imminente cessione di Milik, visto il rinnovo di Mertens in giugno. L’ambiente è pero concentrato sulla sfida al Barcellona e i tifosi sognano l’impresa. Il primo tempo degli azzurri al Campo Nou racconta tutt’altra storia: il Barcellona è nettamente superiore al Napoli e chiude la pratica in poco più di mezz’ora. Gli azzurri terminano così una stagione infinita che sembrava dovesse essere la peggiore dell’era De Laurentiis, ma che tutto sommato porta a casa una Coppa Italia che mancava dal 2014 e un ottavo di finale di Champions League.
Ottobre-dicembre: la nascita del nuovo Napoli
Il Napoli comincia la nuova stagione con l’obiettivo di tornare tra le prime 4. Il mercato estivo ha portato alle cessioni di Allan, Callejon e sostanzialmente Milik, ma ha visto l’arrivo di Petagna, Rrahmani, Bakayoko e soprattutto Osimhen. Il nigeriano è l’acquisto più caro della storia del Napoli e Gattuso punta fortemente su di lui. Il campionato comincia a fine settembre e l’inizio sembra essere promettente per gli azzurri. Passano alla prima a Parma con uno 0-2, stravincono la seconda 6-0 con il Genoa. La terza sarebbe a Torino con la nuova Juventus di Pirlo, ma l’Asl napoletana vieta agli azzurri di partire a causa di un possibile focolaio nella rosa azzurra dopo la positività riscontrata in Zielinski ed Elmas. Gli azzurri sono costretti a stare in isolamento e a subire inizialmente un 3-0 a tavolino e un punto di penalizzazione, provvedimenti ultimamente revocati da una sentenza del Coni. Il Napoli torna in campo dopo la sosta per le nazionali e asfalta l’Atalanta con uno schiacciante 4-1. Le cose sembrano andare per il meglio, la squadra convince, prende pochi goal e ne segna molti. Arriva anche la prima sconfitta in campionato con il Sassuolo dei miracoli di De Zerbi, ma nessuno pretendeva di essere imbattibili. Le cose cominciano tuttavia a peggiorare quando arriva la notizia dalla Nigeria dell’infortunio di Osimhen in nazionale. Il centravanti azzurro era stato spesso criticato per i pochi goal, ma con la sua assenza ci si è resi conto della sua grande importanza per Gattuso e il Napoli. Il nigeriano manca per 2 mesi e il Napoli perde 3 partite di campionato con Milan, Inter e Lazio. Riesce a piazzarsi al primo posto del girone di Europa League, ma in campionato le milanesi lasciano pochi punti per strada e la vetta è già lontana 9 punti.
Speranze per il 2021
La speranza è che il prossimo anno dia la possibilità a Gattuso di lavorare con continuità sul gioco da proporre con Osimhen in campo, per sfruttarne il potenziale e permettere agli azzurri di recuperare terreno in campionato. L’obiettivo rimane tornare tra le prime 4, ma è lecito sperare nello scudetto vista la Juve che arranca. In Europa League il Napoli può andare lontano perché ha esperienza e una rosa molto lunga, cosa che alla lunga farà la differenza anche in campionato.
Valutazione del 2020
L’inizio non è stato sicuramente dei migliori, così come il finale, ma visti i primi mesi della passata stagione, nessuno si sarebbe mai aspettato di poter festeggiare a giugno la conquista di un trofeo. Dopo anni di lotta scudetto, siamo tornati a lottare per un posto in Champions. I 3 anni di Sarri e il primo di Ancelotti ci avevano abituato fin troppo bene, ormai convinti che il Napoli fosse diventata una realtà che necessita della Champions. La storia azzurra racconta invece ben altro ed era naturale che, prima o poi, il Napoli avrebbe avuto bisogno di cominciare un nuovo ciclo. Gattuso si è ritrovato in una piazza delusa e arrabbiata, una squadra molle e quasi irrecuperabile. Il tecnico calabrese è stato tuttavia in grado di portare entusiasmo in un’ambiente spento ed è riuscito a vincere un trofeo. Gattuso e i suoi uomini meritano ampiamente un 7 in pagella, con la speranza di avere un 8 il prossimo anno.Â
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