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Una ragazza ustionata, un’altra sfregiata con l’acido, una terza donna che viene ferita dal suo exmarito, già responsabile dell’assassinio della prima moglie. È impressionante la sequenza di orrori che, in nemmeno una settimana, ha avuto come vittime le donne, oggetto di un odio incontenibile per il solo fatto di avere deciso autonomamente della propria vita».
La presidente della Camera,Laura Boldrini, non ci gira attorno. Gli ultimi, sono stati giorni feroci, brutali, punta dell’iceberg di una violenza contro le donne che in Italia ha numeri e dimensioni da bollettino di guerra: quasi 200 le vittime nel 2016, una ogni tre giorni. Tra il 2000 – anno record con 199 donne uccise – e il 2016, secondo uno studio dell’Eures, le donne vittime di omicidio in Italia sono state oltre 2.800, un numero tale da connotare «un fenomeno di carattere sociale».
Nei primi dieci mesi del 2016 è il nord a confermarsi l’area geografica a più alto rischio di femminicidio, con ben 62 donne uccise (il 53,4% del totale), davanti al sud con 31 (26,7%) e al centro con 23 (19,8%). Rispetto all’analogo periodo del 2015, crescono i femminicidi consumati al nord (+26,5%, da 49 a 62) e al centro (+53,3%, da 15 a 23), calano quelli commessi al sud (-44,6%, da 56 a 31). A livello regionale la Lombardia detiene il triste primato di regione con il più elevato numero di donne uccise (20 nei primi 10mesi del 2016, una ogni due settimane) davanti a Veneto (13), Campania (12, ma erano state 30 l’anno prima), Emilia Romagna (12), Toscana (11), Lazio (10) e Piemonte (10).
Anche nel 2016 la famiglia (con 88 donne uccise, pari al 75,9% del totale), si conferma principale contesto omicidiario, in linea con quanto rilevato da tutte le precedenti analisi. Decisamente meno frequenti risultano i femminicidi tra conoscenti/infragruppo (6%), quelli consumati nell’ambito della criminalità comune (4,3%), quelli scaturiti da conflitti di vicinato (2,6%), all’interno di rapporti economici o di lavoro (1,7%). Un unico caso – quello di una prostituta di 47 anni seviziata e uccisa in provincia di Bologna – è ascrivibile a un serial killer.
Tra gli 88 femminicidi familiari consumati tra gennaio ed ottobre, ben il 69,7% è avvenuto all’interno di un rapporto di coppia: 43 donne sono state uccise dal coniuge/convivente; 15 da un ex coniuge/ex partner e 2 da un partner/amante non convivente.
«A questa scia di comportamenti feroci non ci si può abituare né rassegnare – continua Laura Boldrini -. Insieme alla più dura repressione dei crimini, bisogna sviluppare ogni sostegno all’operato dei centri antiviolenza. E serve far partire una diffusa, capillare educazione al rispetto di genere, che coinvolga le generazioni più giovani: perché è da piccoli che bisogna imparare un rapporto non malato tra uomini e donne».
Restando nell’ambito della secca cronaca, per fortuna migliorano le condizioni di GessicaNotaro, la 28enne riminese sfregiata con l’acido martedì scorso dall’ex fidanzato Jorge Edson Tavares, che continua a negare la propria responsabilità ma per il quale il gip di Rimini Vinicio Cantarini ha convalidato l’arresto (con la misura della custodia cautelare in carcere) Il quadro indiziario non lascia dubbi sulla colpevolezza dell’uomo.
Il giudice ha riconosciuto la pericolosità sociale, anche alla luce di precedenti denunce, e il pericolo di fuga.
Gessica intanto, resta ricoverata: rischia di perdere la vista da un occhio. E per lei Rimini si mobilita, trova la voce e scende in piazza. Domani alle 18.30 ci sarà un presidio promosso dal Comune e dal Centro antiviolenza Rompi il Silenzio.
«È per te Gessica» il nome dato all’iniziativa. «Un momento comune, aperto a tutta la cittadinanza – spiega l’Amministrazione cittadina – perché la violenza contro le donne, che si nutre di indifferenza e di rassegnazione, non deve passare sotto silenzio, perché la ferita di Gessica è una ferita all’intera collettività riminese», spiegano gli organizzatori della manifestazione di solidarietà.
fonte/Valeria Trigo – l’Unità
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