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19 indagati al Cara di Mineo per presunta appartenenza alla mafia nigeriana

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Ai 19 indagati a cui è stato applicato il fermo di Polizia vengono contestati i reati di spaccio di droga e il ricorso alla violenza per assoggettare.

Su delega della Procura distrettuale antimafia di Catania, la polizia ha eseguito il 23 gennaio il fermo (una cosiddetta misura precautelare prevista dal codice di procedura penale italiano che può essere disposto esclusivamente dagli organi preposti e solo in casi di necessità e urgenza) di 19 indagati gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso denominata Vikings o Supreme Vikings Confraternity o più semplicemente indicata come la mafia nigeriana.

Obi Ijere, un leader di alto livello della Confraternita dei Vichinghi Supremi, un gruppo leader nel conflitto degli anni ’90 nel Delta del Niger , aveva dichiarato in un’intervista che la confraternita la Vikings Confraternity sarebbe era di fatto lo stesso gruppo della De Norsemen Kclub della Nigeria, una confraternita nigeriana , fondata all’università di Port Harcourt , nello stato di Rivers , Nigeria, da studenti con i soprannomi di “Risenangel De Chamelus” “Fons et Origo”, “Captain Trupence Njamena” e “Eric the Red”. Il gruppo era stato fondato nel 1985 e registrato presso la Commissione per gli affari aziendali della Nigeria come ente di beneficenza sociale. Sulla Rete si trovano diverse informazioni in merito e anche ci sarebbero delle pagine Facebook e Istagram.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, la banda aveva la sua base nel Cara di Mineo. A tutti gli indagati viene contestata l’aggravante dell’essere parte di organizzazione armata e l’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione, trasporto e cessione di cocaina e marijuana, con l’aggravante dell’aver commesso il fatto al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata “Vikings” e violenza sessuale aggravata.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catania hanno permesso di ricostruire struttura e ruoli del sodalizio che imponeva la propria egemonia sul territorio, opponendosi e scontrandosi con gruppi rivali per assumere e conservare il predominio nell’ambito delle comunità straniere presenti all’interno del Cara di Mineo creando un forte assoggettamento omertoso.

Il Cara di Mineo si trova in provincia di Catania ed è costituito da quattrocento villette a schiera identificate ognuno con un numero (che avrebbero dovuto ospitare i militari della base americana di Sigonella) con tutto attorno una recinzione e un unico ingresso formato da un cancello di ferro. Si tratta di abitazioni color rosa a due piani che nel 2015 sono divenute la casa di alcune migliaia di migranti appartenenti a decine di etnie, quali pachistani, siriani, libici, africani sub-sahariani. Una sorta di babele dove si parlano molte lingue, dialetti, seppure si analoga etnia si appartiene a tribù differenti e inoltre si professano religioni differenti. Uomini, donne, famiglie, giovani, ammassati e tutti in attesa di quel pezzo di carta che riconosca loro lo status di rifugiato.

Il Ministro degli Interni Salvini ha dichiarato in un’intervista radiofonica “È mia intenzione chiudere il Cara di Mineo entro quest’anno. Più grossi sono i centri più facile è che si infiltrino i delinquenti”.

A

dduso Sebastiano

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