100 mila le imprese a rischio default. È l’esito di un monitoraggio capillare su oltre 600mila società dell’Osservatorio Rischio Imprese di Cerved che segnala un rallentamento nel percorso di ripresa della nostra economia dopo il miglioramento riscontrato nel 2021.
Sarebbero raddoppiate le aziende in crisi rispetto a quelle durante il periodo della pandemia. Secondo uno studio del Cerved sarebbero a rischio di fallimento circa 100.000 aziende entro quest’anno, il 16,1% del totale contro il 14,1 dello scorso anno.
Un’inversione di tendenza rispetto alla ripresa registrata dopo la crisi pandemica e si tratta di una platea di aziende che occupa oltre 830.000 lavoratori.
I settori che stanno risentendo del peggioramento del quadro macroeconomico sono soprattutto quelli delle costruzioni e dei servizi e fra questi ultimi, in modo particolare le attività che riguardano viaggi, aeroporti, parrucchieri, moda, ristorazione, autonoleggio.
100 mila le imprese a rischio default
Ma nell’elenco delle industrie a rischio di fallimento ci sono anche quelle siderurgiche in posizioni non brillanti nonché auto e cantieristica e più penalizzate sono soprattutto le microimprese con il 17% che rischiano di chiudere, dato che scende al 9% per le piccole aziende, al 6% per le medie e 4,4 per quelle grandi, dal punto di vista geografico.
Lo studio conferma che le aziende più in difficoltà si trovano al Sud 6 su 10, quasi il doppio di quanto accade al Nord.
Il peggioramento sarebbe dovuto alle nuove impennate dei costi dei materiali e dell’energia che ha avrebbe alzato il profilo di rischio delle imprese.
“Se le tempestive misure di salvaguardia adottate durate la pandemia hanno contribuito a mettere in sicurezza il sistema, e il forte rimbalzo delle performance economiche legate agli effetti del Pnrr ha portato a disegnare scenari migliorativi – spiega l’Ad di Cerved Andrea Mignanelli – le condizioni subentrate nei primi mesi del 2022 – l’aggravarsi dei rincari delle materie prime e il conflitto russoucraino, seguiti da inflazione, aumento del costo del debito, phasing out (eliminazione graduale) delle misure di sostegno – hanno purtroppo minato la capacità di tenuta di un sistema produttivo già debilitato”.
In termini dimensionali sono le imprese minori a gestire con più difficoltà una fase in cui lo stress finanziario è più elevato. Costi aggiuntivi di energia e materiali creano ostacoli soprattutto alle microimprese, che infatti presentano i dati meno brillanti.
Dal punto di vista geografico gli indici Cerved segnalano ancora una volta la difficoltà nel chiudere i divari esistenti: cumulando le fasce di vulnerabilità e rischio, al Sud si arriva a comprendere sei aziende su dieci, quasi il doppio rispetto a quanto accade nelle regioni del Nord.
L’OPINIONE
Il Governo, il Parlamento, le trasversali Forze politiche: di destra, sinistra, centro, movimento; e soprattutto i cittadini del Meridione, sono tutti avvisati. Vediamo se si deve ripetere quanto avvenuto solo una decina di anni addietro quando centinaia di persone rimaste senza attività e lavoro erano disperate e persino tante si sono suicidate. Fatto rimosso dall’ipocrisia culturale nazionale.
Metti “mi piace” alla nostra pagina Facebook! – / Sebastiano Adduso / Redazione
Altri articoli di Cronaca presenti nei nostri archivi
Lascia un commento