5 maggio 2000: muore Bartali. Leggenda del ciclismo

5 maggio 2000: muore nella sua casa di Firenze, in piazza Cardinale Elia Dalla Costa, Gino Bartali. A fermarlo un attacco di cuore che ha avuto il riguardo di arrivare in silenzio, dolcemente, senza farlo soffrire.

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5 maggio 2000: muore nella sua casa di Firenze, in piazza Cardinale Elia Dalla Costa, Gino Bartali. A fermarlo un attacco di cuore, che ha avuto il riguardo di arrivare in silenzio, dolcemente, senza farlo soffrire. Il campione dei campioni aveva 86 anni.

Alla vigilia del via della 105esima edizione del Giro d’Italia che partirà domani, Venerdì 06 Maggio 2022: BUDAPEST-VISEGRÁD (vedi sul fondo tutte le tappe) e a 22 anni dalla sua morte, non si può fare a meno di ricordare uno dei più grandi ciclisti che il nostro Paese abbia mai avuto: Gino Bartali.

Nato a Ponte a Ema (FI) nel 1914 Bartali nella sua grande carriera, durata vent’anni, riuscì a vincere tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946) e due Tour de France (1938, 1948) insieme a moltissime altre corse minori.

L’anno della sua consacrazione è proprio il 1936 quando il grande Learco Guerra intuì le grandi qualità del 22 enne Bartali e decise di mettersi al suo servizio come gregario per aiutarlo nella vittoria della Corsa, che puntualmente arrivò.

Nel ’37 vince il secondo Giro d’Italia e si iscrive al Tour de France ma una brutta caduta gli impedisce di terminare la corsa.

Nel’38 Bartali fu obbligato, dal regime fascista, a saltare il Giro d’Italia per vincere il Tour de France, ciò che “Ginettaccio”, così chiamato per il suo carattere spigoloso, fece in maniera strepitosa.

La sua vita nel ciclismo, e non solo, cambia completamente quando Bartali scelse come gregario per la sua Legnano un giovane molto promettente: Fausto Coppi.

Dopo una brutta caduta Bartali, così come Guerra aveva fatto con lui, si mise a disposizione di Coppi e lo aiutò a vincere quel Giro.

Quel Giro d’Italia si concluse il 9 giugno 1940, un giorno prima dell’entrata in guerra dell’Italia che avrebbe interrotto, per cinque anni, la carriera dei due campioni.

Bartali, non fu però soltanto un semplice atleta, nonostante il suo carattere difficile egli aveva un grande cuore.

Racconta Simone Dini Gandini in “La Bicicletta di Bartali”, che tra il giugno ’43 e settembre ’44 Gino Bartali salvò la vita a più di 800 ebrei che rischiavano di essere deportati nei campi di concentramento.

Trasportava documenti e foto tessere nascoste nei tubolari della sua bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, affinché una stamperia segreta potesse stampare documenti falsi per permettere la fuga di numerosi ebrei rifugiati.

Quest’eroe della bicicletta ci teneva a non far sapere delle sue gesta e per questo si raccomandò con il figlio Andrea di non dire nulla se non a tempo a debito.

Nel 2006 il Presidente della Repubblica Ciampi consegnò alla moglie di Gino Bartali la medaglia al valore civile e nel 2013 lo Stato di Israele gli ha consegnato la preziosa onoreficenza di Giusto fra le Nazioni.

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Cristina Adriana Botis / Redazione

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