Tornano in cella i tre fratelli Esposito imprenditori di Posillipo
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ornano in cella i tre fratelli imprenditori di Posillipo perché ritenuti legati ai soldi sporchi della camorra e gestori di fatto della discoteca di Coroglio Club partenopeo, di bar a Chiaia e di una rete di negozi di giocattoli in tutta Italia. Appena il tempo di festeggiare il loro amico di sempre, il quasi ex portiere del Napoli Pepe Reina, che per loro sono scattate le manette ai polsi. I tre sono ritenuti la testa di ponte della camorra imprenditoriale del Vasto-Arenaccia, che avrebbe investito a Posillipo, comprando la discoteca nella quale Reina ha festeggiato il suo addio alla squadra. Per dieci mesi, Reina ha continuato ad avere rapporti con gli Esposito, quasi a dispetto di indagini ormai note del pool anticamorra napoletano. Agli atti, molte telefonate di eventi da organizzare.
Come scrive Il Mattino nell’edizione di oggi: “I malavitosi amano il campione, lo usano come simbolo del loro potere, come uno specchio che ne riflette l’immagine. Da sempre. Lo usano come trofeo da esibire. Come in quelle notti in cui Maradona si divertiva tanto. E a festeggiare a champagne e altro, c’erano spesso i capizona della Napoli del Centro storico, i padroni della droga e delle estorsioni. Di relazioni pericolose tra gloria sportiva e malavita organizzata è piena la storia del calcio. Maradona, certo, e la famosa fotografia dentro la vasca da bagno d’oro a forma di conchiglia, lui insieme ai boss Carmine Giuliano «’O lione» e Luigi Giuliano «’O re». Ma anche Lavezzi non ha resistito a questo genere di rapporti, facendosi fotografare accanto al figlio del capoclan Lo Russo. Sarri, dal momento in cui ha messo piede nello spogliatoio azzurro, ha imposto le sue regole rigide: «Detto ciò, a volte, è difficile perfino per me distinguere le persone che si avvicinano per un selfie, ti abbracciano e sorridono come se fossero grandi amici. Figurarsi per dei ragazzi, oltretutto stranieri». Sarri dà una grossa mano al club: cerca i suoi calciatori al telefono la sera, li porta in ritiro, inizia a regimentare le loro abitudini, intuendo che in giro le tentazioni sono tante. Troppe. E pericolose. Ogni volta che può, nel chiuso dello spogliatoio, prova a dare ai suoi ragazzi delle regole di vita. Attenzione ripete più o meno, questa è una città dove tutto sembra bello ma è tutto pieno di tentacoli e prima o poi ne chiede conto.
De Laurentiis nell’aprile del 2015, era Benitez il tecnico, esplose deluso. «Questa è una città rapace, anche io a 25 anni facevo delle cose che adesso non farei più». Ce l’aveva con Higuain, ma anche forse anche con altri. Certamente, invece, ce l’aveva con Pepe Reina quando un anno fa, invitò il portiere ad «avere meno distrazioni durante la settimana». Parole pronunciate al cospetto della moglie Yolanda. Dietro il rifiuto a rinnovare il contratto con Reina proprio queste relazioni pericolose emerse già dell’inchiesta della Dia guidata dal superpoliziotto Giuseppe Linares. De Laurentiis fa firmare quattro contratti, uno riporta le regole sul come comportarsi. Gli atti di questo procedimento andranno alla Procura della Figc. E’ probabile che Reina venga ascoltato dal procuratore Pecoraro nei prossimi giorni”.
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